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Mezzocammino: una petizione per la Stazione Fantasma

Tratto da Urlo n.194 ottobre 2021

MEZZOCAMMINO – Sono 110 i posti auto a disposizione nel parcheggio di scambio di via Trafusa. Peccato che in quest’area la stazione della Roma-Lido (che era prevista) non è mai stata realizzata, nonostante la Conferenza di servizi del 2007-2008 ne avesse approvato il progetto (2,8 milioni di oneri di urbanizzazione) previsto dalla convenzione tra Comune e consorzio di Mezzocammino.

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Nel quartiere chi da tempo si occupa di chiedere l’avvio dei lavori parla di “stazione fantasma”, così nella Settimana Europea della Mobilità Sostenibile è partita l’ennesima iniziativa. Si tratta di una raccolta firme promossa da Legambiente e dal Comitato di Quartiere “Tor de’ Cenci- Spinaceto” per chiedere alla Regione Lazio, che oggi sta ri-acquisendo la Roma-Lido per trasformarla dal 2022 in Metromare, di dar seguito a quanto previsto da progetti già approvati, ponendo in essere i lavori nel più breve tempo possibile. “Chiediamo ai cittadini di firmare a sostegno di una realizzazione che toglierebbe migliaia di vetture private dalle strade, che ha già le coperture economiche necessarie e che si inserirebbe nel più ampio progetto di riqualificazione di quella che fino a oggi è la terribile Roma-Lido”, commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio.

La stazione potrebbe aiutare molto la decongestione del traffico nell’intero quadrante: “Rappresenterebbe una vera e propria rivoluzione per un territorio così ampio, grazie alla quale si potranno decongestionare assi stradali e ripartire con la cura del ferro”, ha dichiarato da Legambiente Cristina Avenali, prima a firmare la petizione. “Sono oltre dieci anni che ci battiamo per avere la stazione della Roma-Lido di via di Trafusa – conclude Guido Basso, del CdQ Tor de’ Cenci-Spinaceto – Il nostro è un ampio quadrante con oltre 70 mila abitanti, tra Tor de’ Cenci, Spinaceto, Mezzocammino, Brunori e Mostacciano, che ha avuto tante promesse alle quali non si sono succeduti fatti, e alla fine siamo rimasti senza ferrovia”.

Andrea Calandra