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Municipio IX: la nuova sede non s’ha da fare

centro commerciale tor pagnotta 2

E si apre il dibattito su come poter riutilizzare i fondi risparmiati

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Nel Municipio IX, e più specificamente tra il Laurentino e Tor Pagnotta, è in fase di realizzazione un nuovo centro commerciale. Si tratta di una struttura elefantiaca che prevede la presenza di oltre 130 negozi, un supermercato, un’area fitness, un ristorante ed una nuova sede per il Municipio IX. Già perché, tra gli oneri a scomputo che il costruttore dovrà pagare per Roma Capitale, sono stati messi in bilancio anche 14,5 milioni di euro. Questa, infatti, era la somma destinata all’edificio in grado di ospitare, contemporaneamente, tutti gli uffici dell’ex Circoscrizione. Ad oggi infatti, il Municipio IX occupa tre diversi stabili lungo viale Ignazio Silone ed il Presidente Santoro, più volte, ha ricordato che questa dislocazione “triplica i costi”.

Tuttavia, 14,5 milioni di euro sono una cifra importante, da capogiro. Ed inevitabilmente, diventano un tema centrale di discussione nel territorio. “Come Consiglio di Quartiere Laurentino Fonte Ostiense – ricorda il suo portavoce Agostino Pergili – eravamo contrari allo spostamento ai tempi della Prestipino e lo siamo anche oggi, perché il Municipio deve rimanere al Laurentino e non trasferirsi a Tor Pagnotta. Pretendiamo che i 14 mln e 600 che sono il costo di costruzione della nuova sede, più i 5 mln che serviranno per arredarla, siano utilizzati in modo più proficuo per riqualificare il quartiere e portare un beneficio reale ai cittadini. Diciamo quindi con fermezza ‘No ad un palazzo della politica’ perché, in un momento come questo, la classe politica deve stringere la cinghia come fanno i cittadini”. Argomentazione raccolta dal Municipio IX che nel mese di ottobre, sul tema in questione, ha accolto prima un’assemblea pubblica e poi un Consiglio Straordinario durante il quale si è votato, a maggioranza, un documento molto importante.

L’Ordine del giorno, approvato col voto di 14 consiglieri, impegna il Presidente Santoro e la sua Giunta a “verificare la fattibilità della soppressione dell’opera 17 senza ulteriori oneri per l’amministrazione comunale. Fermo restando – leggiamo nel documento – che la superficie edificabile deve restare di proprietà e nelle disponibilità dell’Amministrazione comunale, al fine di realizzare una sede unica del Municipio all’interno del quartiere Laurentino, utilizzando il patrimonio esistente, avvalendosi delle risorse finanziarie destinate per l’intervento n. 17 del Piano di Recupero Urbanistico del Laurentino”. Traduciamo. Esiste una legge regionale, la 493/93 nota come “articolo 11” che prevede una serie di interventi per il Recupero Urbanistico del Laurentino. Ora, tra le opere che dovevano essere finanziate, c’era anche la nuova sede del Municipio (opera 17), per la cui realizzazione erano previsti circa 14,5 mln di euro. Quei soldi, il Consiglio municipale, anche su impulso del Presidente Santoro, vorrebbe spenderli diversamente, destinandone una parte alla riqualificazione d’un edificio già costruito. Insomma, la nuova sede si vorrebbe fare, ma senza costruire un metrocubo di più.

Una prospettiva che è piaciuta a molti, tra i quali annoveriamo gli esponenti del Movimento 5 Stelle. “Abbiamo votato favorevolmente all’Odg – ci spiega il Capogruppo Giuseppe Mannarà – perché con i soldi risparmiati si possono fare interventi realmente riqualificanti per il quartiere senza dare il via ad altre edificazioni e questo risponde ad un nostro principio base che ci impegna a voler fermare il consumo di territorio. Un principio, finora, che ci sembra condiviso anche dalla maggioranza – gioca di sponda Mannarà – I soldi che andremo a risparmiare, devono essere impiegati con interventi previsti attraverso l’articolo 11 e con la Commissione Trasparenza – presieduta dalla Consigliera pentastellata Alessandra Agnello – andremo subito a verificarne l’ambito di applicazione”.

Intanto, però, quei 14,5 milioni di euro cominciano a far gola a quanti, per anni, hanno chiesto investimenti mai arrivati. “Se quei soldi sono stati liberati, ci stiamo chiedendo se possano essere distribuiti su tutto il territorio municipale e non solo per il Laurentino – ragiona Guido Basso, Presidente del CdQ Tor de’ Cenci e Spinaceto – Parliamo di delibere che risalgono a 20 anni fa – ricorda Basso riferendosi all’art. 11 – pertanto molti interventi sono già stati fatti. Il quartiere è quindi migliorato molto, nel corso del tempo. Cosa che non è avvenuta a Tor de’ Cenci e Spinaceto dove, da 20 anni, non si interviene. Quindi pensiamo che quei soldi debbano essere investiti anche su questo quadrante”. Un’ipotesi che, pur riconoscendo l’impellenza di alcune opere mai realizzate nei quartieri di Basso, non sembra praticabile.

Come ci ha spiegato il Capogruppo Pdl Paolo Pollak, uscito con il resto dell’opposizione (M5S escluso) al momento della (seconda) votazione, esistono delle ragioni ostative rispetto al documento approvato. “Alla base della nostra bocciatura vi sono una serie di motivazioni rappresentate dagli uffici comunali, tra cui: il grosso rischio di un ricorso accoglibile della società aggiudicataria dell’appalto; la perdita di alcuni milioni di euro che si avrebbe con l’eventuale cancellazione d’un intervento difficile da giustificare all’erario; la difficoltà a mantenere e giustificare un intervento privato (la costruzione del centro commerciale nda) senza la funzione pubblica”.

Ma in realtà sembrano tutti convinti che quei soldi risparmiati si possano utilizzare per gli interventi di recupero urbanistico del Laurentino. Tra questi, il Capogruppo della Lista Marino (già portavoce del CdQ Laurentino Fonte Ostiense) Maurizio Filipponi. “Chiaramente dobbiamo partire dal presupposto che nel corso di 20 anni l’evoluzione di alcuni progetti urbanistici necessiti d’una ricontestualizzazione: oggi spendere 14 mln di euro per un palazzo del Municipio è semplicemente inconcepibile. Ma il Consiglio municipale si è espresso per impegnare tutti quei soldi per opere più utili ai cittadini rispetto ad un palazzo della politica che non ha più senso. Inoltre, delocalizzando il Municipio fuori del Laurentino si rischiava di infliggere un colpo durissimo ad un quartiere, che si trova in una condizione già precaria, privandolo di un presidio istituzionale. Infine – conclude Filipponi – da un punto di vista economico, quelle risorse dovrebbero essere reinvestite per opere previste nell’ambito dell’articolo 11, sempre quindi restando nel quartiere Laurentino”. Un proposito che, in effetti, risulta compreso anche nell’Ordine del giorno votato, laddove si impegna il Presidente e gli Assessori competenti “a formulare la migliore proposta per utilizzare i fondi restanti dall’intervento n. 17 sopra menzionato, da utilizzare in progetti di pubblica utilità all’interno del quartiere Laurentino, come previsto dall’articolo 11”.

Ma l’articolo 11 di cosa parla esattamente? È possibile riqualificare un altro edificio, per mettervi la nuova sede del Municipio IX? A questa domanda, risponde ancora il Consigliere Paolo Pollak: “Il Comune ha puntualizzato che l’ipotetico trasferimento del contributo previsto per la nuova sede potrà essere destinato solo per interventi già previsti dal programma dell’art. 11 del Laurentino e attualmente non finanziati dal Comune: decade quindi anche l’idea di ammodernare o adeguare gli attuali uffici del Municipio, poiché trattasi di intervento non previsto dalla delibera votata nel 2000 dall’allora Giunta Agostini e Giunta Rutelli”. Quindi cosa fare di quei soldi risparmiati? Per il Capogruppo del Pdl, “fermo restando che il Municipio deve restare a Fonte Ostiense (Laurentino nda) nell’art. 11 di Tor Pagnotta spostiamo alcuni dei Dipartimenti che oggi costano milioni di affitto annui a Roma Capitale e procediamo subito con gli interventi previsti nel quartiere Laurentino e già in parte finanziati, tra cui il boulevard di via Silone e la ristrutturazione del Casale della Massima, opere più volte annunciate e mai iniziate”.

(tratto da Urlo n. 109 – novembre 2013)

Fabio Grilli