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Passano le elezioni, restano le (troppe) affissioni

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Tra plance stracariche e affissioni abusive si continua a parlare di decoro

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MUNICIPIO VIII-IX – Nel 1982 due sociologi americani, Wilson e Kelling, hanno dimostrato la teoria delle “finestre rotte”, secondo la quale il degrado urbano alimenta l’accumulo di ulteriore degrado. Gli esperimenti per confermare questa teoria sono stati portati a termine in ambiente controllato, ma sarebbe bastata l’osservazione di un qualsiasi quartiere romano in campagna elettorale. Camminando per le nostre strade ci si imbatte in plance elettorali stracolme e in affissioni abusive in totale spregio delle norme e del buon senso. Questo modo di fare campagna elettorale non solo mortifica il territorio che ci si offre di amministrare, ma svilisce e depotenzia il messaggio che i candidati lanciano con i loro manifesti. Ci hanno spiegato le difficoltà nel valutare l’ammontare dei danni causati da questo comportamento e nel sanzionarlo, nonostante esse siano definite dalle leggi nazionali e le forze politiche abbiano sottoscritto un Protocollo d’Intesa in cui si impegnano ad evitare “l’affissione dei materiali di propaganda elettorale al di fuori degli appositi spazi destinati – ricordando che – l’Amministrazione Comunale è tenuta, per legge, a provvedere alla defissione dei manifesti affissi fuori dagli spazi autorizzati – e ancora – le spese sostenute dal Comune per la rimozione del materiale abusivo sono a carico dell’esecutore materiale e del committente responsabile”. Il nostro giornale ha ricevuto numerose segnalazioni di affissioni abusive che, per alcuni, sono l’unico ricordo di una campagna elettorale non certo da annali della politica. Abbiamo quindi ascoltato il parere degli esponenti politici municipali in merito alla vicenda: “È giusto lo sdegno per le affissioni abusive, elemento congiunturale legato alle elezioni – spiega il Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci – Purtroppo trasversalmente agli schieramenti e alle culture politiche si continua a rovinare la città. Oltre al degrado che si genera, ponendo i manifesti su secchioni e cabine, si crea disagio anche a chi deve garantire i servizi: dobbiamo far capire anche all’ultimo dei candidati e dei seguaci che la città va trattata come bene comune sempre”.

Opera di sensibilizzazione, aggiungiamo noi, che i nostri quartieri avrebbero certamente gradito nel periodo pre-elettorale, evitando queste ultime affissioni. “Non ci sono state affissioni scorrette dei nostri candidati sul territorio – dichiara Andrea Baccarelli, Consigliere Pdl al Municipio VIII – cosa che invece è avvenuta in maniera sconsiderata da sinistra: mi chiedo come possano difendersi i candidati di Sel e di Rifondazione che hanno letteralmente coperto e imbrattato San Paolo e Garbatella. Mi auguro comunque che le trasgressioni siano perseguite”. E la giustificazione viene da un’interpretazione diversa del fenomeno che arriva da quegli esponenti politici, cioè quelli accusati maggiormente di aver imbrattato strade, muri, ecc e per i quali abbiamo ricevuto numerose segnalazioni: “Credo che le affissioni abusive e sconsiderate siano un errore in cui rischia di cadere chi come noi non viene da un partito ma dall’attivismo sul territorio – spiega Amedeo Ciaccheri, indipendente neo eletto al Municipio VIII nelle liste di Sel – Comunque, nonostante in questa campagna ci sia stata una sovrapposizione di manifesti di tutte le forze politiche, ci siamo attivati per rimuovere le affissioni irregolari effettuate da parte nostra”. Il problema non sono le sole affissioni secondo Luca Fontana, segretario del circolo Che Guevara: “Le forze politiche più piccole sono pronte a rispettare queste norme, se questo ha un senso anche fuori dalla campagna elettorale. Tolte le urne bisogna garantire a tutti spazi di comunicazione politica”.

Anche il sistema delle plance, secondo Fontana, avrebbe quindi favorito le affissioni abusive: “I bandoni sono stati spesso posizionati male – seguita – Sarebbe stato meglio installarli in spazi più frequentati. Bisogna anche considerare che con questo sistema vince chi può permettersi di ricoprire le plance ogni tre ore. In ogni caso abbiamo avuto l’accortezza di attaccare manifesti solo su muri già imbrattati”. Da ciò che ci risulta non tutti si sentono di lodare quest’ultima ‘accortezza’ e comunque, nonostante le polemiche e le giustificazioni post-elezioni, rimangono sia il degrado che i bandoni elettorali. Sebbene ci sia una regolamentazione precisa sull’installazione, in nessun documento si specificano i tempi di rimozione delle plance, che rischiano di accompagnare i romani per i lunghi mesi estivi: “Chiederemo subito di rimuoverle – conclude Catarci – è ovvio che dopo le elezioni ci sia una fase di sbandamento, ma speriamo che su questo la nuova Roma sia in grado di lanciare un messaggio”. Un approccio diverso e sicuramente nuovo quello del Movimento 5 Stelle che ha deciso di non utilizzare manifesti per la campagna elettorale, chiedendo di lasciare vuote le plance assegnategli. Purtroppo questi spazi non sono stati rispettati: “Abbiamo visto una selvaggia attività di affissioni abusive, anche sui nostri spazi, e ne abbiamo fatto filmati e fotografie – spiega il neo eletto consigliere 5 Stelle al Municipio VIII, Carlo Cafarotti – Al primo Consiglio chiederemo agli eletti di fare un gesto simbolico e tangibile per riparare all’indecoroso comportamento, andando personalmente a rimuovere le affissioni; così come chiederemo ai partiti dei non eletti di farsi carico delle spese di pulizia dei luoghi imbrattati, in un nuovo assetto mentale di rispetto totale del territorio”. Anche nel Municipio IX gli esponenti M5S non hanno utilizzato gli spazi assegnati: “Abbiamo fatto delle video-denunce delle plance del Movimento occupate da altri candidati – spiega il neo eletto consigliere, Giuseppe Mannarà – Non condividiamo l’incoerenza della politica sul tema del decoro urbano: sempre pronti a schierarsi in difesa della città, dimenticando tutto in campagna elettorale. Queste affissioni sono indecenti anche a livello comunale, dato che non si riesce a punire chi contravviene”.

Critico sul sistema delle affissioni, il M5S pensa al superamento di questa tradizione: “Non condividiamo il senso delle plance – conclude Mannarà – Fino a quando non si cambierà questo modello noi non ci omologheremo”. Dal centrodestra municipale viene posto un problema di legislazione che aggraverebbe il fenomeno dell’abusivismo: “Chi come me in questi giorni avesse voluto acquistare degli spazi pubblicitari, non ha potuto per una legge che ne vieta la compravendita nei 30 giorni precedenti alle elezioni – spiega Massimiliano de Iuliis, primo degli eletti al Municipio IX – Questa norma andrebbe rivista per tutelare il decoro. Comunque in questa campagna ho preferito far circolare il mio materiale elettorale personalmente. Ho stampato pochissimi manifesti, non credo di aver contribuito al degrado. Tutti avrebbero dovuto fare più attenzione. Parliamo di decoro ma se poi siamo i primi ad imbrattare, è difficile essere credibili”. Anche secondo il neo Presidente del Municipio IX, Andrea Santoro, bisogna rivedere le norme delle affissioni: “Le richieste dei 5 Stelle sono più che legittime, sarebbe il caso che tutti i partiti, anche il mio, rivedano le norme per un’affissione non più privata ma centralizzata. In questo modo si garantiscono gli spazi, portando anche un notevole risparmio nella campagna elettorale, non dovendo ricoprire ogni tre ore tutte le plance”. Non manca però la stoccata sulle affissioni del centrodestra che, per Santoro “dovrebbe chiedere scusa: nonostante l’accordo fra i partiti sulle norme non si è mantenuto il dovuto decoro. L’impiantistica è stata installata per tempo, quindi non capisco i motivi di queste affissioni abusive, spero che chi ha contravvenuto venga multato”. Purtroppo nonostante tutte le affermazioni sul decoro e sull’importanza di una città più pulita, quello che questa campagna ci lascia sono ancora una volta tanto degrado e la speranza che non sia stato premiato chi, del decoro, ha fatto professione ma non mestiere.

(tratto dal n. 106 di Urlo: la scena di Roma sud, giugno 2013)

Leonardo Mancini