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Una nuova bufera si abbatte sulle Torri dell’Eur?

Roma Capitale rischia di dover pagare 328 milioni di risarcimento alla società Alfiere

Tratto da Urlo n.149 settembre 2017

EUR – Sulle Torri di Ligini, dopo l’abbandono di Tim, è calato nuovamente il degrado e l’abbandono. Tolte le coperture pubblicitarie, restano svettanti gli scheletri di quelli che erano, un tempo, gli uffici del Ministero delle Finanze, e che sarebbero dovuti diventare, in un futuro molto prossimo, il tecnologico e avanguardistico quartier generale della nota società di telecomunicazioni. Il condizionale è d’obbligo, perché tutto questo, infatti, non è mai avvenuto per una serie di vicende che oggi potrebbero portare il Comune di Roma a sborsare ben 328 milioni di euro. Il che, considerando le continue difficoltà economiche fra cui si barcamena Roma Capitale, non è propriamente un’ottima notizia.

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LA STORIA RECENTE – La società Alfiere, costituita per il 50% da Tim e dal 50% dalla Cassa Depositi e Prestiti, è protagonista di questa vicenda, in quanto soggetto che avrebbe avuto come compito quello di restaurare le Torri. Ma se prima dell’interesse di Tim, l’intervento di riqualificazione delle Torri prevedeva 24 milioni di oneri concessori (che sarebbero stati investiti nel quadrante, con opere sulla viabilità e parcheggi), poi, improvvisamente e forse con una serie di “scorciatoie amministrative” per favorire una riqualificazione che si allontanava sempre più, Alfiere, per questo intervento divenuto di restauro conservativo dell’esistente, potè versare solamente un milione di euro, una cifra irrisoria che fece tuonare l’Assessorato all’Urbanistica dell’appena insediata Giunta Raggi, capitanata allora da Paolo Berdini. Tanto che il 29 luglio del 2016, a mezzo determina comunale, il permesso a costruire venne revocato. Questa decisione fu poi oggetto di un ricorso al TAR da parte di Alfiere, con il risultato che il Tribunale diede ragione alla società, facendo tornare valido il permesso a costruire, mentre sul tema degli oneri concessori non si espresse. Nonostante si potesse riaprire il cantiere, Telecom decise di uscire dal progetto perché non avrebbe mai avuto gli uffici pronti per il 31 dicembre 2017, dead line imprescindibile. Si arriva ad oggi, tempi in cui Alfiere chiede il conto a Roma Capitale: 328 milioni di euro, come riportato dal quotidiano Il Tempo, cifra che sarebbe equivalente al mancato guadagno, sempre attraverso un ricorso al TAR. Se quest’ultimo darà ragione ad Alfiere, Roma Capitale si troverà con un risarcimento da pagare che potrebbe mettere in difficoltà la sua già delicata situazione contabile. L’attuale Assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali e anche dall’Eur Spa tutto tace.

UN DANNO COLLETTIVO – Su quanto questa vicenda stia danneggiando tutta la città di Roma, non solo ora ma a partire dalle scelte delle passate amministrazioni, è Andrea De Priamo, Vicepresidente dell’Assemblea Capitolina e Consigliere comunale di Fdi-An, a porre l’accento: “La richiesta di un maxi-risarcimento è una conseguenza prevedibile per la disastrosa gestione della vicenda delle Torri dell’Eur da parte della Giunta Raggi. Infatti, oltre agli atti sconclusionati di Berdini che hanno favorito Telecom per la sua uscita dall’operazione di riqualificazione della ‘Beirut’ romana (questo il nome che si sono guadagnate le Torri per lo stato di abbandono in cui versano, ndr), si registra la non meno grave inerzia dell’Assessore Montuori, successore di Berdini, che non ha compiuto alcun atto in merito”. De Priamo attacca anche duramente i predecessori dell’attuale amministrazione: “Se da un lato l’Assessore Giovanni Caudo della Giunta Marino aveva favorito l’investitore a danno della collettività, dall’altro i grillini hanno bloccato, come su altri progetti, qualsiasi ipotesi di sviluppo condannando al permanere del degrado il territorio ed esponendo gravemente le casse comunali, alla luce dei danni richiesti, che potrebbero costituire una mazzata sulle già derelitte casse capitoline”. Chiamato in causa, Caudo affida le sue impressioni sulla vicenda a una nota su Facebook: “Roma non merita tutto questo. Non è vero che è una città bloccata, è piuttosto prigioniera dello scontro tra il bisogno di cambiamento e la voglia di conservazione che si perpetua”; e ancora: “A Roma non è vero che è tutto fermo, semmai stanno tentando di fermare tutto, di arrestare ogni possibilità di cambiamento. E come ho già detto, se ti fermano bisogna solo riprovarci”. Da entrambi gli esponenti, seppur di due “fazioni” opposte, arriva lo stesso messaggio: la revoca del permesso a costruire è stata un errore che ha portato alla situazione attuale. C’è da dire che le motivazioni di Paolo Berdini furono legittime, ovvero il cercare di fare le cose come dovevano essere fatte, esigendo i 24 milioni di euro di oneri concessori che potevano far comodo (anzi, erano stati ritenuti fondamentali al fine di poter procedere con il progetto di riqualificazione) al quadrante per opere di viabilità a sostegno del progetto Tim. E il solo fatto che il privato fosse stato messo in condizione di pagare un solo milione di oneri e conseguentemente di poter decidere di uscire dall’accordo senza problemi né pagamenti di sanzioni, fa capire come quel che si era fatto prima della Giunta Raggi probabilmente non fosse stato fatto nell’interesse della cittadinanza. Certo è che, nel caso in cui la somma fosse realmente da pagare, oltre al danno ci sarebbe la beffa, che la stessa amministrazione avrebbe dovuto evitare.

IL FUTURO – Secondo quanto riportato da Milano Finanza, l’abbandono di Tim avrebbe comportato una rettifica del valore societario di Alfiere. Per questo, si legge, la società avrebbe commissionato una perizia a un consulente esterno che avrebbe formulato delle ipotesi sul futuro degli edifici: “L’advisor ha immaginato di sostituire Telecom come locatario delle Torri con più possibili affittuari, che dovrebbero iniziare a occupare gli uffici al termine dei lavori di rifacimento. Lavori che la società di consulenza ha ipotizzato possano partire all’inizio del 2018 per concludersi due anni dopo. La perizia ipotizza che a quel punto circa la metà degli spazi venga subito occupata dagli affittuari mentre la metà rimanente riesca ad essere locata entro l’anno successivo (2021). Intanto, per cercare alternative concrete, Alfiere ha avviato uno scouting di mercato e non esclude l’opzione della vendita accanto a quella dell’affitto”. Si riuscirà ad arrivare a una soluzione in tempi brevi, per far uscire le Torri dell’Eur dall’abbandono? E, soprattutto, questa volta, prima di qualsiasi decisione e intervento, si prenderanno tutte le misure necessarie per capire se il quartiere riuscirà a sostenere qualsivoglia progetto ideato? E ancora, si farà in modo che il quadrante ci guadagni, non solo in prestigio, ma soprattutto in termini di vivibilità, pensando anche ai parcheggi e alla viabilità, cosa che non stava accadendo con il possibile insediamento di Telecom? Tante domande a cui, speriamo, seguiranno delle risposte concrete da parte degli attori coinvolti nella vicenda.

Serena Savelli