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Una realtà coraggiosa a Spinaceto: il Circolo Petroselli

Il circolo di via Lorizzo è la dimostrazione che c’è sempre la speranza di migliorare le condizioni del quartiere e che non tutti ‘scappano da “Spinaceto.
Viene sempre inserito nei discorsi per parlarne male” ricordava Nanni Moretti in Caro Diario. Poi, dopo aver letto un soggetto intitolato “Fuga da Spinaceto”, decise di  mettersi in sella alla sua vespa e visitare il quartiere. Per concludere, dopo un breve tragitto , arrivato al termine di una strada senza uscita, che “non è poi così male Spinaceto”. In questo quartiere del XII Municipio esistono associazioni e circoli culturali che, all’ombra delle istituzioni, resistono tra mille difficoltà. Questo mese Urlo è andato a conoscere uno di questi micro mondi: il Circolo Petroselli di via Salvatore Lorizzo.
Alfio, finanziare in pensione, è uno dei fondatori del Circolo e ci racconta la sua storia e dei primi assegnatari di via Lorizzo, e la storia del circolo: “Nasce qualche anno dopo l’assegnazione delle case popolari dell’IACP, e precisamente nel 1983. Petroselli era morto da poco, e così decidemmo di intitolargli il circolo, che venne realizzato per la necessità di una convivenza civile tra le varie realtà che si erano insediate a via Lorizzo, tra cui una decina di famiglie rom. Il nostro comitato non aveva una matrice politica. Noi avevamo dei problemi, che erano di tutti”.
Difficoltà ce ne furono molte, da subito. L’integrazione era un concetto astratto, di complicata applicazione. I 415 appartamenti di quello che venne ribattezzato il “Mandrione”, dal quartiere sgomberato da cui arrivarono i nomadi, erano popolati da una pletora di umanità estremamente variegata. In particolare la presenza delle famiglie rom, 70/80 persone, non era facile da gestire, nell’ottica di una pacifica convivenza.

“Non essendo abituati a vivere negli appartamenti – continua Alfio – stavano sempre fuori, alcuni rimanevano addirittura nelle roulotte, facevano delle tavolate sotto casa, accendendo il fuoco. Questo ha prodotto una forma di isolamento, senza favorire l’integrazione. Del resto le famiglie si sono sposate tra loro, e soltanto uno si è sposato con una ragazza gagè”.

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I nomadi usano la categoria di gagè per definire gli altri, i “non-rom”, un’espressione che spesso indica le popolazioni stanziali ma che a via Lorizzo, dove tutti hanno un appartamento, demarca la linea di confine tra due culture profondamente differenti. La funzione del Circolo era di fornire un supporto, data la costante assenza dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari), che demandava implicitamente ai condomini l’autogestione dell’area.

“Noi come servizi offrivamo un po’ di tutto, dalla compilazione e consegna dei censimenti
alle domande di sanatoria. Ma eravamo sempre disponibili per ogni questione, anche solo per fare un fax. Nel 1990 il Circolo, da comitato inquilini, divenne un’associazione di iniziativa democratica. Quando facemmo presente che avevamo difficoltà economiche per la gestione e chiedemmo un contributo ci furono problemi. Versarono la quota associativa, di 5 mila lire, soltanto un quarto dei condomini e solo per un anno. Le spese quindi ricaddero quasi sempre sulle spalle del Presidente Tricarico, che però morì nel 2001”.

Durante tutto quel periodo si sono avvicendate una quantità incredibile di storie di degrado ed abbandono. Una decina di morti violente a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 sintetizzano, forse meglio di tante altre parole, la condizione cui versava il Mandrione di Spinaceto. Ma sarebbe ingiusto non menzionare anche le tante forme di appassionata e volontaria iniziativa individuale, perpetrate nel vuoto istituzionale, da parte dei soci del Petroselli. Intenzionati a non gettare la spugna, chiesero a più riprese l’intervento delle istituzioni stesse, la presenza di controlli. Dal momento che lo IACP non vigilava, era necessario il supporto delle forze dell’ordine. Dopo anni di appelli si riuscì ad ottenere, dall’allora Ministro degli Interni Napolitano, di realizzare un Commissariato a poche centinaia di metri da via Lorizzo. All’inaugurazione del quale, ricordano compiaciuti gli ultimi superstiti dell’Associazione, fu invitato anche il Circolo Petroselli. Soddisfazione comprensibile, perché ad eccezione di poche figure, come gli ex Presidenti di Municipio Azuni e Pelle, gli altri non si interessarono del Mandrione. Nel frattempo tra motorini bruciati, ascensori usati come orinatoi, auto devastate e minacce non sempre latenti, l’attività del Petroselli si incancrenì. Dopo la morte del presidente Tricarico, “una colonna sul piano morale, ma anche economico”, le difficoltà raddoppiarono. Riuscire a pagare le bollette era sempre più complicato. I pochi soci fondatori rimasti, andarono avanti per altri 5 anni, fino al 2006. “Poi un giorno siamo entrati ed abbiamo trovato tutto sfasciato – ricorda Alfio – Tutto. Pensa addirittura avevamo una caldaia nuova, ancora impacchettata e ce l’hanno distrutta. Sia quella che l’altra, la vecchia. Per non parlare delle sedie, delle poltroncine, dei giochi della scuola popolare che avevamo allestito”.
Fu quello probabilmente il colpo di grazia. Oggi il Circolo è aperto per pochi anziani avventori che lo utilizzano per giocare a carte, in un ambiente degradato.
“Il tradimento grande è stato da parte delle istituzioni – ammette rattristato Alfio – Non hanno fatto nulla per favorire il rispetto delle regole. Hanno tentato di imporre un’integrazione, in loro assenza, sulle spalle dei coinquilini. Le case popolari avrebbero dovuto sorvegliare, e non lo hanno fatto. Le forze dell’ordine, sulle prime pronte a rispondere alle chiamate, con la routine degli interventi si sono demoralizzate”.

E nonostante tutto, quando gli chiedo, a lui come agli altri ultimi giapponesi sull’isola, se nutrono ancora una speranza, mi rispondono senza esitazione: “Uno spera sempre che possa diventare un punto di riferimento. Specialmente per questa zona qua, per quelle persone che hanno una dignità e che comunque si meritano una possibilità. Se vengono, ancora oggi, noi gli apriamo. Abbiamo ancora la speranza e la riponiamo nelle istituzioni.  Per questo io credo nel coordinamento delle associazioni che faranno parte della Protezione Civile e che si stanno interessando a far rinascere il Petroselli”.

Ma questa è un’altra storia, ancora in divenire, della quale ci occuperemo di certo nei prossimi numeri. Nel frattempo, se avete da segnalare temi inerenti il quartiere che crediate siano interessanti e da approfondire, indicateceli scrivendo alla nostra redazione.

Fabio Grilli