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Aggressioni e violenze fuori Roma Tre. Torna in scena il passato

Notte da incubi. Peggio, da anni di piombo. Ricordi passati che si mescolano alle cronache del presente. Il filo conduttore rimane uno, sempre da stigmatizzare. La violenza.
Era mezzanotte circa. In via del Valco di S. Paolo, appena fuori le mura della Terza Università di Roma.
Due gruppi a fronteggiarsi, armati di spranghe, bastoni, catene. Quando la polizia interviene è tardi e molti devono essere ricoverati in ospedale. 17 i giovani, tra i 24 ed i 30 anni ad essere denunciati per rissa aggravata e danneggiamento.

A fronteggiarsi, nella notte tra martedì e mercoledì, circa 15 – 20 persone appartenenti al Blocco Studentesco, l’organizzazione universitaria di Casa Pound. Ed un numero imprecisato, indubbiamente superiore, di giovani della sinistra radicale, che si riconoscono nella Rete Sociale del XI Municipio.
Da una parte dunque gli epigoni della “cinghiamattanza”, la canzone degli zetazeroalfa, band della destra extraparlamentare sulle cui note si scatena “una danza macabra,  che si fa tra camerati”, come si legge in un blog ad essa dedicata. Un rituale apprezzato e praticato nei locali di Casa Pound, ballato al ritmo di cintate brutalmente prese e restituite.
Dall’altra gli aderenti ad un network plurale, fatto di collettivi studenteschi, associazioni, movimenti per il diritto all’abitare e centri sociali. In altre parole quella sinistra che i media sono soliti definire “antagonista”.
Due mondi incommensurabili, due realtà paradigmatiche, fortemente identitarie e profondamente inconciliabili.
L’occasione dello scontro è ancora da accertare. La  Digos, che ha sequestrato 6 bastoni e 3 mazze, ha ascoltato decine di testimonianze. Le dinamiche sono tutt’ora incerte ed oggetto di indagine.

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Ciò che risulta indubbio è il fatto che, a  farne le spese, siano stati soprattutto gli esponenti del Blocco Studentesco. “Si è trattato di un vero e proprio agguato” spiega Polacchi, leader del movimento, dopo aver trascorso la notte al CTO per aver riportato  trauma cranico e frattura scomposta d’un braccio.  “Eravamo una quindicina di persone e stavamo facendo affissione, come è prassi nei periodi pre-elettorali, quando abbiamo visto sbucare dal nulla un centinaio di persone armate di caschi, sassi, bastoni, catene, che ci sono venute addosso, forti del fatto di essere oltre quattro volte superiori a noi nel numero”.
Una dichiarazione forte, preoccupante. Ma inconciliabile con la versione rilasciata, mediante un comunicato stampa, dalla Rete dell’ XI Municipio.
”Abbiamo incontrato in zona Valco San Paolo un gruppo di militanti di estrema destra appartenente al Blocco Studentesco alias Casapound che si aggiravano armati di mazze chiodate, catene e bastoni”. Si legge nel comunicato. ”Dopo aver più volte chiesto ai neofascisti di allontanarsi da un quartiere che in più occasioni ha dimostrato la sua natura antifascista e che troppo spesso è stato teatro di aggressioni degli squadristi, siamo stati attaccati da una formazione paramilitare che ha rivelato gli stessi protagonisti e le stesse modalità del noto episodio dell’attacco all’Onda in Piazza Navona nel 2008”.
Un passato che torna, prepotente e violento, nel presente. A prescindere da quale delle due versioni sia la più veritiera, non resta che stigmatizzare l’accaduto. E tuttavia colpiscono le reazioni  della classe politica. Immediate. E talvolta scomposte.
Fa breccia, in particolare, quella del consigliere comunale Pdl Ugo Cassone, che addirittura ha chiesto le dimissioni del rettore di Roma Tre Guido Fagiani, denunciandone ” la solita superficialità  con la quale  ha totalmente sottovalutato il pericolo di violenze”. Un comportamento lassista del quale avrebbero beneficiato  “ i soliti vigliacchi dei centri sociali, che hanno compiuto la loro infame aggressione”.

Più composto il commento del Presidente della Commissione Sicurezza del Comune, Fabrizio Santori. E tuttavia, stigmatizzando “l’inutile pianto del coccodrillo” anch’egli  punta l’indice verso “una gestione sempre molto ambigua e politicizzata che ha alimentato un forte clima di tensione, dovuto alla mancata oggettività da parte di chi avrebbe dovuto essere super partes”.

Ma a tirare per la giacchetta il rettore sono anche gli esponenti della Rete Sociale, che chiedono l’esclusione delle liste del Blocco dalle elezioni per il consiglio nazionale degli studenti.
“Ho più volte denunciato il clima insostenibile intorno alle prossime elezioni.” Dichiara il rettore. “Si sta creando un clima pericoloso che se dovesse accompagnare la campagna per il rinnovo della rappresentanza studentesca, potrebbe portare ad una situazione ingovernabile al nostro interno. Ma che potrebbe uscire dalle mura ed arrivare fuori, in città”.

Una sensazione che è fatta propria dal sindaco di Roma, colto da “grande preoccupazione” per la vicenda. “Tutti devono avere diritto di espressione” ha dichiarato Alemanno che rimanda agli inquirenti la responsabilità ed il compito di verificare quanto accaduto “senza fare sconti a nessuno e senza farsi condizionare da letture ideologiche degli avvenimenti”.

E, cosa altrettanto importante per non creare un clima di scontro istituzionale, ha dichiarato di avere in agenda “un incontro con  Fabiani per verificare se l’Amministrazione comunale possa contribuire in qualche modo alla serenita’ della vita universitaria ed al regolare svolgimento delle elezioni studentesche”.
La speranza che alberga in ciascuno di noi è che, episodi del genere, retaggio d’ un passato niente affatto rimpianto, restino isolati. Come anche le dichiarazioni di chi, a differenza del sindaco, puntando l’indice si dimentica della luna. 

Fabio Grilli