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Appia Antica: dalla Regione arriva il Piano d’Assetto del Parco

Un documento atteso dal 1991 che permetterà di amministrare il Parco e di fruirlo in modo sostenibile

parco appiarepertorio

APPIA ANTICA – Anche la Regina Viarum finalmente ha il suo Piano d’Assetto. La Regione Lazio il 10 ottobre scorso ha infatti approvato il Piano per il Parco regionale dell’Appia Antica. Questa approvazione rappresenta un passo avanti nella tutela dell’enorme area naturalistico-archeologica.

IL PIANO D’ASSETTO – Il Piano per il Parco viene definito nella Legge quadro sulle aree protette del 1991, ed è lo strumento con cui l’Ente Parco persegue la tutela dei valori naturali, ambientali, storici, culturali, antropologici e tradizionali. In poche parole questo piano si sostituisce a tutti i piani territoriali. Senza l’approvazione non c’era alcuna pianificazione urbanistica: infatti nel nuovo Piano regolatore di Roma del 2008 le aree del parco dell’Appia sono “zone bianche”. Ora il Piano d’Assetto verrà esaminato dal Consiglio regionale che dovrà approvarlo in via definitiva. Nel testo vengono affrontati aspetti cruciali per la tutela del territorio, che negli ultimi anni sono stati oggetto di vertenze. Tra queste ci sono la perimetrazione; le connessioni ecologiche con le altre aree protette; la valorizzazione compatibile del patrimonio archeologico; le attività incompatibili e le soluzioni per il loro allontanamento o sostituzione; le relazioni con le infrastrutture stradali e ferroviarie; la funzione dell’agricoltura sostenibile; la fruizione di spazi verdi come l’area degli Acquedotti, la valle della Caffarella e la tenuta di Tor Marancia.

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IL RILANCIO DEL TERRITORIO – Soddisfazione per questo risultato è stata espressa dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “Quello dell’Appia Antica è un parco meraviglioso che va tutelato sia sul fronte dell’urbanizzazione, sia sul fronte delle illegalità. Per farlo dobbiamo dotarci di regole certe e trasparenti che oggi con il Piano d’Assetto diventano ancora più efficaci. Attraverso la tutela dell’ambiente incentiviamo anche nuove opportunità di sviluppo”. Dall’Ente Parco si guarda al passato e al futuro di quest’area: “Rappresenta  la più grande sfida che uomini di cultura e tanti semplici cittadini hanno voluto lanciare in un territorio che per anni è stato mortificato da scelte scellerate fatte da chi dell’Appia non aveva saputo interpretare la vocazione, l’identità e la specificità di essere un’area naturale protetta che contiene uno dei più grandi patrimoni archeologici del mondo – commenta il Presidente, Mario Tozzi – Un parco benvoluto da tutti i cittadini, che nasce, nel 1988, grazie a una legge regionale di iniziativa popolare”.

GLI OBIETTIVI STRATEGICI – Sono molti gli obiettivi strategici del Piano che dovranno essere raggiunti nei prossimi anni. Tra questi c’è il risanamento delle zone urbanisticamente più degradate. In tal caso, tra le azioni da mettere in campo, ci sono la delocalizzazione o la riconversione delle attività produttive incompatibili. Si passa poi all’abusivismo edilizio, con la chiusura di tutte le pratiche giacenti, procedendo su quante abbiano già ricevuto un definitivo diniego. Successivamente si potranno aumentare le aree di proprietà del Parco, con l’acquisizione di tutti quei monumenti direttamente pertinenti l’Appia, assieme ai terreni necessari a garantirne la fruibilità. In questo modo si avvierà una ricostruzione dell’entità territoriale del Parco, nell’ottica di consentire una visione unitaria del territorio. Il tutto stipulando accordi con i privati (che al momento ne detengono il 70%) per la realizzazione di passaggi e sentieristica anche ciclabile. Il Piano d’Assetto non punta a costruire un semplice museo a cielo aperto immobile nel tempo. Grazie a regole certe si avrà la possibilità di “incentivare le attività agricole tradizionali promuovendo produzioni di qualità”. Inoltre si potranno recuperare gli antichi casali, con l’obiettivo di “realizzare strutture ricettive “leggere” in grado di offrire punti di sosta e ristoro, rispondenti alle tradizioni dell’Agro Romano”.

Andrea Calandra