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Approvato il Piano di Rientro della Polverini: quale destino per il Cto?

Tagli ai posti letto e ai reparti. Dopo le proteste di amministratori e sindacati il 9 dicembre sarà sciopero generale regionale
GARBATELLA – L’estate ha rappresentato solo una momentanea battuta d’arresto per la polemica sulla Sanità pubblica del Lazio, che adesso si intensifica, assumendo i connotati di un vero e proprio scontro.

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Le linee guida del piano di rientro del deficit erano già state rese note prima dell’estate e, tra gli altri provvedimenti, quelli che avevano destato più preoccupazioni tra gli amministratori, erano la chiusura di 24 ospedali in tutta la Regione (riconvertiti in Residenze Sanitarie Assistenziali) e il taglio di 2.865 posti letto. La Polverini, che è anche il Commissario alla Sanità nominato dal Governo, ha quantificato il disavanzo economico in 1,4 miliardi per il 2010, una cifra consistente che si somma ai 10 miliardi di debito consolidato e alla quale si aggiunge, come ha spiegato la stessa, un “altro buco di 1,6 miliardi da coprire”, attribuito genericamente alla cattiva gestione e che l’Amministrazione regionale si riserva di analizzare e spiegare più dettagliatamente.

È quanto  emerso il 26 ottobre dal discorso della Polverini, in occasione dell’approvazione del suo Piano di Rientro da parte del tavolo tecnico di Governo, approvazione che è una manna dal cielo per la Regione poiché consente lo sblocco dei fondi Fas (Fondi aree sottoutilizzate) e del turnover, il blocco delle addizionali Irpef e Irap dal 2011 (per il 2010 restano gli aumenti previsti) e 1,2 miliardi di finanziamenti, questo a fronte di un deficit attualmente stimato, tenendo conto dei disavanzi accumulati nel 2009 e nel 2010, in un totale di 2 miliardi e 332 milioni. Questo il quadro generale in cui si innesta la precaria situazione del Cto, interessato dal taglio di 71 posti letto che si tradurrà in un totale ridimensionamento dell’assetto attuale del presidio ospedaliero di via San Nemesio. Un intervento che si sostanzia in una riduzione  nei reparti di Ortopedia e di Rianimazione, nella chiusura dell’Unità Spinale (16 posti letto) e del reparto di Neurochirurgia (20 posti letto) trasferiti rispettivamente al Policlinico Umberto I e al Campus Biomedico di Trigoria, e inoltre nella chiusura della Breve Osservazione e del Pronto Soccorso che resterebbe solo un Pronto Soccorso Ortopedico, un provvedimento, questo, che già di per sé genera contrarietà sulla fisionomia e sull’utilità del nuovo complesso, poiché negherebbe la funzione di risposta alle emergenze che solo la presenza di un Pronto Soccorso ben organizzato può garantire. Anche l’eliporto del Cto, riaperto dopo sei anni con un’inaugurazione a cui era presente la stessa Polverini, vede diminuire la sua importanza: infatti sarà ridotto a centro di transito verso gli altri ospedali.

 

Inoltre il Piano prevede l’unificazione amministrativa del Cto e del Sant’Eugenio, un presidio ospedaliero che guadagna 39 posti letto ma viene declassato a Dea (Dipartimento di Emergenza e Urgenza) di I Livello, potendo offrire per il circuito di emergenza meno specialità e servizi. Interventi criticati da più parti per la poca oculatezza con cui sono stati elaborati, tenendo conto del valore storico e dell’importanza strategica che l’Ospedale riveste per l’intero Municipio e per le zone adiacenti. Per questo già da inizio ottobre sono partite le manifestazioni. Il 5 è stata la volta del sit-in alla sede della Regione Lazio, poi il 14 della fiaccolata promossa dai partiti di maggioranza del Municipio XI (Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Democratico e Lista Civica per Rutelli) con il sostegno delle principali sigle sindacali e la partecipazione di circoli e associazioni operanti nel settore, anche del Sindacato dei Medici Italiani. In occasione della manifestazione il Delegato alla Sanità dell’XI Municipio Antonio Bertolini (Pd), ricordando come l’Ospedale rappresenti una risorsa, oltre che per il territorio in cui si trova, anche per l’intera regione grazie alle sue eccellenze in campo ortopedico e alle professionalità che operano al suo interno, ha aggiunto: “La Polverini non ha minimamente idea di cosa significhi un Piano di Rientro qualitativo e concertato. Chiudere il Pronto Soccorso e la Breve Osservazione Medica, senza aver creato prima nulla di alternativo sul territorio significa giocare sul diritto alla salute pubblica della popolazione”. Anche il Presidente dell’XI Municipio Andrea Catarci, si è espresso duramente liquidando il Piano come un’operazione di “macelleria sociale che mina alla base il diritto alla salute delle popolazione” e ha poi rilanciato la protesta, invitando i cittadini a formare un “fronte regionale per la difesa del diritto alla salute” che si opponga anche alla progressiva privatizzazione della sanità.

 

Un concetto che ha ribadito nella lettera inviata a Polverini e apparsa sul Fatto Quotidiano del 21 ottobre, nella quale richiedeva “un incontro urgente per un confronto diretto” sulle scelte da fare riguardo il Cto. Un appello che in un certo senso costituisce un’eco della mozione presentata dal Pd, che pure invita la Polverini a discutere dei provvedimenti con i rappresentanti politici e sindacali locali, facendo notare come l’XI Municipio, tenuto conto anche della “soppressione totale dei posti di medicina generale di 2 anni fa, già accreditati alla Clinica Annunziatella, non avrà più nessun posto letto di area medica” dopo i tagli al Cto. Una tensione palpabile, che si è manifestata apertamente in occasione dell’Assemblea della Cgil organizzata proprio al Cto, dove sono emerse con chiarezza le conseguenze che i tagli avranno anche a livello occupazionale. I più preoccupati sono i dipendenti delle cooperative che operano all’interno dell’ospedale che saranno i primi a perdere il lavoro con la chiusura dei reparti. Poi i precari che sanno di andare incontro al licenziamento e dei medici e degli infermieri che con il trasferimento dei servizi ignorano quale sarà la loro destinazione. Presenti anche i due Segretari regionali Cgil per la Funzione Pubblica, Patrizia Di Berto e Lorenzo Mazzoli che, protestando ancora una volta per l’impossibilità di confrontarsi con la Polverini, hanno dichiarato: “Il Piano di Rientro della Polverini va rigettato in toto e non c’è mediazione possibile”, annunciando per il 9 dicembre lo sciopero generale regionale convocato dai medici. Intanto il Piano di Rientro il 26 ottobre ha guadagnato l’approvazione del Governo e dal 28 ottobre sono iniziati gli incontri della Commissione Sanità del Consiglio Regionale del Lazio con i sindaci dei comuni delle 4 macro aree disegnate dal Piano, interessati da tagli e riconversioni alle strutture ospedaliere. In quell’occasione Lidia Nobili (Lista Polverini), Vicepresidente della Commissione Sanità, rimarcando la necessità e la razionalità del Piano di Rientro ci ha spiegato: “Il Piano mira a rendere omogenea la presenza dei servizi sul territorio, garantendo le cure a chiunque arrivi presso gli ospedali con delle emergenze e portando ovunque l’indice dei posti letto alla soglia stabilita dal Patto Sanitario Regionale del 3,3% e superando quindi le discrepanze tra una zona e l’altra, come accade per esempio per aree come la provincia di Rieti che, pur avendo una popolazione pari a quella dell’XI Municipio ha un indice del 2,6% a fronte della Capitale, in cui si va oltre il 6%”. Questa la situazione attuale a meno di 2 mesi dall’entrata in vigore del Piano di Rientro. Intanto vediamo il Cto affrontare un capitolo decisivo di una storia fatta di continui tagli, che l’hanno portato dai 460 posti del 2001 ai 191 attuali, in attesa del nuovo affondo che arriverà col 2011.

Stefano Cangiano