Tratto da Urlo n.150 ottobre 2017
AREE VERDI – Lo scorso aprile sono state varate dal Comune le linee guida per la gestione delle aree verdi, mentre i primi di agosto sul sito di Roma Capitale è apparso il modulo utile alla richiesta di autorizzazione, per privati e associazioni, allo svolgimento di giornate di pulizia a manutenzione. Prima di questa normazione le singole realtà che su Roma si occupavano di queste manutenzioni, su base totalmente volontaria, richiedevano autorizzazioni ai Dipartimenti di competenza oppure agli stessi Municipi. Se l’uniformazione di questi iter può sembrare utile a snellire le procedure, tutt’altra cosa sono i maggiori oneri, economici e burocratici, che sono ricaduti sulle realtà dell’associazionismo.
LE REAZIONI – A raccontare le reazioni di molte realtà è il Comitato Parco Giovannipoli, che da anni si occupa della manutenzione del Parco delle Catacombe di Commodilla nel quartiere di Garbatella. “Sotto accusa, almeno dal nostro punto vista, l’introduzione di un percorso burocratico che ci complica la vita invece di aiutarci, la richiesta specifica dell’assicurazione che potrebbe richiedere maggiori oneri finanziari rispetto a quelli attuali di tutto rispetto e l’assoluta mancanza di strumenti in grado di aiutare concretamente i volontari che da anni si occupano di mantenere fruibili aree verdi in sostituzione di Amministrazioni inadempienti”. Anche per quanto riguarda l’adozione delle aree, le difficoltà per i cittadini volenterosi sembrano essere notevolmente cresciute: “Parliamo di 10 sfalci l’anno, 10 bordature di superfici inerbite, pulizia delle superfici pavimentate 2 volte la settimana, cambio dei cestini 2 volte la settimana, manutenzione ordinaria delle siepi 2 volte l’anno – aggiungono dal Comitato – La nostra piccola esperienza, onestamente, ci racconta un altro modello. Il tutto avviene sempre senza nessun tipo di strumento, senza nessuna condivisone di responsabilità e collaborazione tra le parti. L’unico compito del Comune sarebbe quello di vigilare che tutto sia svolto a regola d’arte”.
L’APPUNTAMENTO – A fronte di questo nuovo pacchetto di regole, i cittadini del Comitato Giovannipoli hanno deciso di organizzare un’assemblea aperta alla cittadinanza e a tutte quelle realtà che nel panorama romano si occupano volontariamente del verde pubblico. Da questa riunione, svoltasi il 16 settembre scorso, è nato un ricorso al TAR del Lazio sottoscritto dal Comitato Parco Giovannipoli e dal Comitato di Quartiere Grotta Perfetta. Nel ricorso vengono contestate formalmente le prescrizioni contenute nel modulo per la richiesta di autorizzazione, che impedirebbero il proseguimento dell’attività dei volontari, aumentando i costi assicurativi e prevedendo un percorso troppo burocratico, con il risultato di limitare la libertà dei cittadini di prendersi cura della propria città.
IL RICORSO AL TAR – Per i sottoscrittori del ricorso ciò che più di tutto sembra impensabile è che l’Amministrazione capitolina “blocchi dei cittadini impegnati in un’azione di tutela e salvaguardia di quei territori quando poi la stessa Amministrazione non è in grado di svolgere i suoi compiti”, spiegano dal Comitato Parco Giovannipoli. E ancora: “Ci siamo sentiti costretti, per non sottostare a regole che non solo umiliano la nostra persona ma mettono a rischio il lavoro che tanti cittadini svolgono volontariamente e a proprie spese”. La complicazione delle procedure, assieme a costi assicurativi considerati insostenibili, sono le motivazioni che hanno portato il CdQ Grotta Perfetta alla firma del ricorso al TAR. Quello che viene rilevato è “ancora una volta l’assoluta mancanza di strumenti in grado di aiutare i volontari che da anni si occupano di mantenere fruibili aree verdi in sostituzione di Amministrazioni inadempienti”. Il CdQ in questi mesi ha organizzato diverse pulizie e manutenzioni straordinarie all’interno del quartiere di Roma 70, iniziative che hanno restituito spazi ai cittadini ma che non sarà più nelle loro possibilità portare avanti. “Il nostro Comitato ha stipulato un’assicurazione che costa qualche centinaio di euro l’anno contro i rischi di infortunio e responsabilità contro terzi – spiegano – L’onere di estenderla a tutti coloro che intervengono anche sporadicamente non è economicamente sopportabile”. La sensazione che serpeggia tra i comitati è quella di non poter più proseguire nelle loro attività, lasciando così delle importanti aree verdi al degrado e all’abbandono da cui erano state strappate nel corso degli anni. “Crediamo che non sia giusto svilire il lavoro fatto – seguitano dal CdQ – così come crediamo non sia umanamente accettabile stare a regole inappropriate calate dall’alto, scelte con la solita logica di esonerare il Comune da ogni responsabilità. Dimenticandosi inoltre che la maggior parte delle realtà che oggi garantiscono aree verdi pulite, accoglienti e fruibili nascono ed esistono perché lo stesso Comune non è in grado di adempiere ai propri compiti”.
#volontariaBUSYvi – Per avere notizie in merito all’andamento del ricorso dovranno passare alcuni mesi, ma intanto dai comitati non sono mancati gli appelli a continuare con le giornate di pulizia delle aree e con le opere di manutenzione più o meno ordinaria. Dal Comitato Parco Giovannipoli intanto è stata lanciata la campagna #volontariaBUSYvi, che prevede l’autodenuncia di tutte le azioni di manutenzione ordinaria e straordinaria portate avanti dai comitati e dalle associazioni. L’obiettivo di questa azione è quello di sottolineare “all’Amministrazione romana inadempiente il ruolo fondamentale dei cittadini, soprattutto in questa fase così complicata e con poche risorse a disposizione. Con questo ricorso – concludono – ci auguriamo, visto che Roma Capitale sembra voler eliminare il volontariato nel verde, che sia la giustizia amministrativa a porre ordine nella vicenda”.
Leonardo Mancini