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Case Ater: bisogna ripartire da zero

Ferme le vendite, gestione approssimativa dei condomini, mancanza di accertamenti sul reddito degli inquilini. I tanti limiti di un Ente che scontenta tutti

GARBATELLA – Risale al 12 febbraio lo sgombero di un gruppo di circa 200 senza casa che, per ripararsi dal gelo dei giorni più freddi dell’anno si erano rifugiati nei locali inutilizzati del Inarcassa, a via Castiglione, nel quartiere Montagnola. Poco distante dalla Garbatella dove, al di là della Cristoforo Colombo, persistono i problemi abitativi per inquilini e potenziali propietari. Le situazioni di disagio sono composite e stratificate, con storie a volte paradossali. C’è chi aspetta una risposta dall’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale) anche da 16 anni, persone che hanno già presentato la documentazione necessaria e hanno le credenziali giuste nonché il diritto di subentrare ai genitori defunti o ai precedenti inquilini nella proprietà degli appartamenti ma che, in attesa di una risposta dall’Ente che dipende dalla Regione, vivono in un limbo, in alcuni casi ritrovandosi anche a dover pagare delle multe. È solo uno degli effetti di una gestione non oculata da parte dell’Ater, che nel tempo ha visto accumulare pratiche su pratiche, perdendo progressivamente la presa nei diversi passaggi di competenze e cambi di assetto che hanno segnato la storia recente dell’Azienda. E a risentire della ‘mala amministrazione’ del patrimonio immobiliare sono in tanti: a partire da chi aspetta l’assegnazione di uno dei tanti alloggi che restano inassegnati fino ad arrivare a chi già abita nelle case popolari, da inquilino e da propietario, e sconta condizioni degli stabili spesso al limite dell’inagibilità. Da più parti sono arrivate critiche alla gestione dell’Ater, sia la politica che le associazioni condannano le scelte dell’Ente e ognuno offre la sua ricetta per sbloccare una situazione ormai di paralisi. Annamaria Addante, Presidente dell’Associazione Inquilini e Proprietari Iacp-Ater, ritiene che sia prioritario smaltire le pratiche relative alle vendite per poter procedere a una riforma generale dell’architettura burocratica e gestionale dell’Ater. A tal proposito parla di una vera e propria “tragedia”, una storia fatta di ambiguità che ha portato negli anni a delle vendite a macchia di leopardo e alla creazione di condomini misti (inquilini e propietari) in cui la manutenzione è carente se non del tutto assente. “A partire dal 1991 – spiega Addante – a Roma sono stati messi in vendita 10.600 alloggi, molti inquilini hanno coperto il costo totale del mutuo e avrebbero dovuto diventare propietari ma a oggi sono state vendute solo 4.000 case”. Un dato che risulta duro da accettare anche a fronte dell’iter prescritto dalla normativa negli scorsi anni: “Agli inquilini veniva inviata una lettera, avevano 30 giorni per rispondere, dopodiché l’Ater doveva completare il contratto. Questo non è avvenuto, le normative nel frattempo sono cambiate e molti legittimi candidati sono stati considerati abusivi e ora si vuole cacciarli dalle proprie case. Parliamo – continua Addante – di persone che, secondo il diritto di voltura, possono subentrare ai precedenti propietari, come nel caso dei figli che chiedono di diventare proprietari una volta morti i genitori, e vivere con la propria famiglia (moglie ed eventuale prole), una possibilità che l’Ater stessa prevede”. Addante non ha dubbi e conclude: “Ci vuole una legge che sia una pietra tombale, in grado di sanare tutte le pratiche che giacciono inevase negli archivi e poi bisogna definire regole rigide, facendo in modo che non si verifichino più occupazioni abusive”. Per Maurizio Buonincontro (Pdl), Pesidente della Commissione Controllo e Garanzia del XI Municipio, il primo passo da fare è invece garantire condizioni abitative migliori a chi vive negli stabili di proprietà dell’Ater. Il Consigliere commenta: “Al di là del diritto di vendita bisogna incidere subito sul quotidiano, concentrandosi sulla gestione ordinaria, l’amministrazione e la manutenzione dei palazzi, che rientra tra gli obblighi dell’Ater. In troppi casi gli inquilini e i proprietari devono convivere con eternit, crepe, infiltrazioni, incuria del verde, con casi talvolta di evidente inagibilità”. Buonincontro prosegue: “L’Ater deve cedere parte del potere gestionale non a società terze ma ai propietarii e agli inquilini, con strumenti che garantiscano una gestione più razionale ed efficiente e senza creare soggetti ‘di serie A’ e ‘di serie B’. Stimolare quindi la gestione dal basso, attraverso la costituzione di Comitati che raccolgano le istanze di affittuari e condomini e si riuniscano in assemblee condominiali periodiche, come già avviene in altri quartieri”. Un altro punto di vista è espresso dal Presidente del Municipio XI, Andrea Catarci (Sel), che sottolinea come sia prioritaria la trasparenza e quindi l’equità nell’assegnazioe degli alloggi. “È fondamentale riacquistare il controllo sulle case per sapere chi ne ha davvero necesità. L’Ater – dice – deve garantire una gestione sana attraverso l’accertamento del reddito di chi risiede nelle case e dei nuovi assegnatari. Solo in questo modo potrà riacquistare credibilità. Ci sono 30.000 persone in attesa e il criterio fondamentale resta uno: chi ha un reddito troppo alto non ha diritto a una casa popolare”. Il Presidente fa riferimento agli scandali che a più riprese sono stati denunciati, propietari che dichiaravano redditi bassissimi per ottenere l’alloggio e poi conducevano una vita ben al di sopra delle possibilità che tali redditi avrebbero consentito. E Catarci indica anche il passo successivo: “Predisporre un nuovo e serio Piano delle vendite e costruire nuove case popolari, garantendo la manutenzione straordinaria negli immobili già esistenti e applicando il criterio della reale necessità anche per gli occupanti abusivi: individuare tra questi chi ha davvero bisogno e trovargli un alloggio adeguato”. Ognuno, a suo modo, esprime preoccupazioni e consigli legittimi e fondati. Bisognerà vedere se l’Ater registrerà queste sollecitazioni, prendendone atto e traducendole in azioni concrete. Attendiamo la sua risposta.

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Stefano Cangiano