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Da Marconi a Colombo, anche in Municipio VIII la prostituzione dilaga

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Ci si interroga sul fenomeno partendo dalla proposta di ‘Zoning’ del Municipio IX

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Tratto da Urlo n.123 marzo 2015

MUNICIPIO VIII – L’unica voce a favore della sperimentazione proposta in Municipio IX è stata quella del Presidente dell’VIII, Andrea Catarci. Il vicino di casa di Santoro non è la prima volta che propone delle soluzioni alternative per combattere il fenomeno della prostituzione. In molti ricorderanno il tentativo del 2007, poi fallito, di spostare il fenomeno sul lato della Cristoforo Colombo opposto a piazzale dei Navigatori, a ridosso dei campi sportivi. Ad oggi la situazione è molto più complessa: “Se all’epoca anziché alzare le barricate ideologiche avessimo ricevuto un input positivo dal Comune, l’avremmo già fatta quella sperimentazione”.
Sul dibattito e sulle critiche apertesi nei confronti della proposta di Santoro, il Presidente Catarci è chiaro: “Ancora una volta si ribadisce che a Roma di prostituzione non si può parlare. Partendo da una lettura irreale della città. Sembra che il fenomeno non ci riguardi. Ma le vie del sesso qui ci sono già, anche sul nostro territorio”. Il fenomeno nel Municipio VIII infatti è tutt’altro che nascosto. I due grandi assi viari della zona ne sono l’esempio più lampante. Via Cristoforo Colombo, dalle mura Aureliane fino all’incrocio con la Laurentina, passando per piazzale dei Navigatori, è il nodo centrale del fenomeno della prostituzione. Seguito a brevissima distanza dal tratto di viale Marconi, da Largo Bortolotti a Largo Veratti e poi fino all’incrocio con la Colombo. “Qui ogni sera siamo in un quartiere a luci rosse – ci dice un commerciante della zona – già quando chiudiamo la sera iniziamo a vedere arrivare queste ragazze”. “Non si può descrivere quello che troviamo sui marciapiedi – aggiunge un residente di piazzale dei Navigatori – quando la mattina portiamo i bambini a scuola dobbiamo fare lo slalom tra preservativi e fazzoletti usati”. Una situazione molto simile a quella raccontata dai residenti dell’EUR. E che pian piano prende forza, fino a spostarsi dai grandi assi viari e ad insinuarsi nei quartieri: in viale delle Accademie, in via Ruzzante, via Oropa, via Vedana e in via Severo. Fino a arrivare sotto i portoni e negli androni delle abitazioni private.
Sul territorio ci si è interrogati molto su questo fenomeno, soprattutto dopo l’attenzione mediatica riservata alle ‘vie del sesso’ dei vicini dell’EUR. Tanto che il 5 marzo un’iniziativa del circolo Pd di Tor Marancia si è concentrata su questo tema, invitando lo stesso Presidente Santoro a spiegare le ragioni della sua proposta: “Non è facile parlare di sesso in questo Paese. La tendenza è quella di mettere la testa sotto la sabbia. Invece crediamo che le istituzioni debbano affrontare l’illegalità diffusa”. Nel dibattito apertosi sul tema sembrano essere quattro gli elementi centrali su cui puntare per migliorare la situazione. Intanto il riconoscimento del diritto delle municipalità alla sperimentazione, poi l’impegno delle Forze di Polizia per il contrasto al racket e alla tratta, maggiori servizi dedicati, anche con il finanziamento effettivo del Progetto Roxanne, e poi “la chiarezza da parte del Sindaco e della Giunta di questa città: dobbiamo sapere con sicurezza – afferma Catarci – se c’è la volontà politica di impegnarsi su questo tema, altrimenti qualsiasi sperimentazione non funzionerà, come in passato”. Per Catarci la preoccupazione rimane la revanche di iniziative repressive come l’ordinanza dell’ex Sindaco Alemanno “che non ha dato risultati, se non quello di impegnare inutilmente le Forze dell’Ordine e spostare il problema in ambiti più periferici e quindi più pericolosi per le ragazze”.
Di tutt’altro avviso l’opposizione municipale, che invece continua a vedere nell’ordinanza emanata da Alemanno, poi bocciata dal TAR perché considerata fuori dai poteri concessi alla figura del Sindaco, l’unica alternativa possibile: “Sul nostro territorio viviamo una situazione drammatica soprattutto lungo le grandi arterie – afferma il consigliere d’opposizione, Andrea Baccarelli – Bisogna puntare a soluzioni che contrastino effettivamente il fenomeno, dotando al contempo le Forze dell’Ordine degli strumenti adeguati. Bisogna avviare una battaglia sulla normativa nazionale, verso l’abolizione e la sostituzione della Legge Merlin. L’unico vero passo verso questo – sottolinea Baccarelli – l’aveva fatto l’ex Sindaco Alemanno, purtroppo si è decretato che l’ordinanza in materia di ordine pubblico non è di competenza di sindaci. Ma in quell’occasione i risultati si sono visti e sono la prova che solo il contrasto serio può portare ad una soluzione”. Sul tema abbiamo ascoltato la posizione espressa da Luca Gasperini, ex delegato alla Sicurezza in Municipio VIII e Consigliere Pd: “La prostituzione è legale ma non è regolamentata. C’è una norma nazionale che non può essere derogata con ordinanze o delibere comunali, così come abbiamo visto con il TAR e l’ordinanza di Alemanno. Qualora si riuscisse a vietare la prostituzione in alcune strade, bisogna supportare l’azione con una legislazione certa, che non sia attaccabile”. Gasperini prova poi a declinare l’idea sul territorio municipale: “Oltre al divieto in prossimità dei luoghi di culto, si può legare una norma al tipo di viabilità – l’esempio riguarda viale Marconi e Cristoforo Colombo – strade a scorrimento veloce, non di competenza municipale, su cui c’è il rischio di distrazione. In altri paesi su queste strade si vietano addirittura alcuni cartelloni pubblicitari – seguita Gasperini – Poi bisognerà vigilare affinché il fenomeno non si sposti nelle aree limitrofe, creando una pericolosità sociale nei quartieri”. Praticamente, in questo modo, il divieto si applicherebbe a tutto il territorio municipale: difficile, ma se fattibile l’esempio potrebbe essere seguito anche dagli altri amministratori: “Il tema è proprio questo – conclude Gasperini – È molto difficile ma si arriverà ad un punto tale in cui le istituzioni dovranno scegliere se attivarsi definitivamente sul fenomeno”.
Inoltre tra i tanti temi c’è anche l’unica critica all’iter seguito da Santoro nel Municipio IX mossa da Catarci: “Non sono contento di uno dei punti votati dal suo Consiglio municipale – aggiunge Catarci – il divieto della prostituzione in alcune vie non fa altro che provocare uno scivolamento del fenomeno”. Nulla di più vero, basta immaginare che un’iniziativa di questo tipo, qualora venga normata, darebbe il via alla corsa alle ordinanze per ogni municipio, andando pian piano e indirettamente a costruire una vera e propria mappa a luci rosse diffusa sulla Capitale. “La sperimentazione di forme in cui si aumenta il livello di controllo in termini sociali e di vigilanza, sono elementi che aiutano a governare questo scenario, concordando luoghi dove spostare l’attività di prostituzione. Chiedendo il divieto della prostituzione in qualche strada si fa ricadere il fenomeno sulle altre vie o sul municipio vicino – conclude Catarci – È l’esatto opposto di come era partita la proposta di Santoro”. Ma in effetti a noi sembra invece che, se venisse predisposto un divieto in alcune strade, assieme al reale finanziamento di progetti di sostegno, non ci sia molta differenza da quanto proposto a dicembre con lo Zoning e il Progetto #Michela: delle zone di mediazione sociale e tolleranza zero su tutto il resto del territorio municipale. Diciamo quindi uno “Zoning di ritorno”, non predisposto a tavolino ma generato indirettamente da divieti su altre zone, e di fatto creato.

Leonardo Mancini