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Edificazioni Navigatori: il tema caldo verso le elezioni

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Il Municipio reclama il coinvolgimento, ma il Comune punta a chiudere con i privati

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Tratto da Urlo n.134 aprile 2016

NAVIGATORI – I mesi passano, i cittadini si indignano, prosegue la campagna elettorale, e in Municipio VIII tornano in auge le edificazioni di piazza dei Navigatori. La Convenzione Urbanistica del 2004, oltre a legare assieme le strutture della piazza con l’Hotel di via Costantino e un terzo palazzo residenziale ancora da edificare, prevedeva opere pubbliche per 21 milioni di euro, delle quali però non si è vista traccia. In più occasioni il Municipio VIII ha chiesto l’utilizzo sociale delle strutture, aprendo lo scontro con l’opposizione (Fdi in primis) contraria a portare emergenze sociali in un territorio già ampiamente vessato. Sull’altro versante il Pd municipale si è schierato a favore della proposta dell’ex Assessore Caudo: una monetizzazione delle opere pubbliche per concludere la vicenda. Le ultime notizie ufficiali risalgono al dicembre scorso, quando venne resa pubblica una nota del Dipartimento Attuazione e Trasformazione Urbanistica datata 18 novembre, che richiamava l’avvio del procedimento di revoca della Convenzione. Questo, cosi come si evince dal documento, a fronte delle criticità rilevate sulle fideiussioni bancarie scadute, assieme alle opere pubbliche mai realizzate. Molti cittadini a questa notizia hanno festeggiato, credendo, ora sappiamo erroneamente, che si sarebbe arrivati ad una conclusione in breve tempo. Ma a quanto pare la vicenda potrebbe prendere un’altra strada, attraverso incontri diretti con i privati coinvolti nell’iniziativa per una soluzione condivisa della vicenda.

A quanto apprendiamo dall’ufficio stampa di Impreme, maggiore azionista del Gruppo Mezzaroma, la Confcommercio si sarebbe offerta di acquistare l’edifico di piazza dei Navigatori di cui è già locataria. In questo modo il curatore fallimentare di Acquamarcia (altra parte privata dell’iniziativa), potrebbe iniziare a versare gli oneri dovuti. Anche Mezzaroma, cui appartiene la porzione non ancora edificata (il famoso “terzo palazzo” residenziale), sarebbe disposta a versare la sua parte di oneri, anche rivalutati, che ammonterebbero a circa 7,5 milioni di euro. Sempre secondo Mezzaroma con questo schema si aggirerebbe l’insolvenza di Acquamarcia, permettendo loro, una volta pagati i dovuti oneri, di ottenere i permessi per la costruzione della loro porzione.

In queste settimane il Comune avrebbe inviato al Municipio VIII un documento che parlava delle opere da realizzare con il pagamento degli oneri. La lista sarebbe tornata al mittente, per questo abbiamo chiesto spiegazioni al Presidente del Municipio VIII, Andrea Catarci: “Quella lettera è arrivata dopo un incontro bilaterale tra il PAU (Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica) e le proprietà, già contraddicendo il metodo che era stato imposto dal sub Commissario Ugo Taucer, che aveva chiesto lo stretto coinvolgimento del Municipio”. Inoltre, per Catarci è importante che lo opere pubbliche seguano le necessità attuali del territorio: nel testo di questa lettera, a quanto riportato dal minisindaco, si sarebbe parlato del solo sottopasso della Cristoforo Colombo. “Per noi il sottopasso è solo una delle opere da realizzare – spiega Catarci – Si deve lavorare all’attualizzazione della convenzione che nel 2004 valeva 21 milioni e conteneva 16 opere. Alcune di quelle vanno sostituite e l’importo va rivalutato”.

Ma intanto lo scontro sulla Convenzione si è spostato anche in Aula municipale, dove un documento, presentato il 15 marzo scorso da Eleonora Talli di Lista Civica Marino, è stato bocciato dalla maggioranza. L’atto, già avanzato nel luglio 2014 e più volte modificato, chiedeva l’apertura di un tavolo per capire quali siano gli strumenti per risolvere la vicenda, coinvolgendo anche i cittadini. “La riqualificazione non c’è stata – spiega Eleonora Talli, sottolineando una spaccatura nella maggioranza – Di opere pubbliche neanche l’ombra. La convenzione deve essere considerata nulla perché in oltre 10 anni non è tornato niente ad un territorio che invece è stato abbandonato. La zona soffre già in questo momento, figuriamoci quando queste edificazioni faranno il paio con i progetti sull’ex Fiera e magari non si sarà ottenuta nessuna opera sulla mobilità”. Inoltre per la Consigliera Talli resta importante “verificare se ancora esiste l’ipotesi di costruire un terzo fabbricato – si legge nel documento – tenendo presente che sarebbe l’ennesima aberrazione urbanistica”.
Dopo gli ultimi sviluppi, dall’opposizione municipale si torna a puntare il dito contro la maggioranza: “Come sempre quando si parla di Navigatori, quello che il Pd e la sinistra al governo del Municipio VIII dimenticano è il peso che da anni grava sulle spalle dei cittadini – afferma il Capogruppo di Fi, Simone Foglio – Opere non realizzate e palazzi in abbandono che generano degrado ed emergenze. Invece di fare ammenda per l’incapacità amministrativa, ci si fa beffa dei residenti, con promesse che tanto si sa di non dover mantenere, visto il termine della consiliatura tra pochi giorni. Di certo – conclude – i cittadini della zona alle prossime elezioni non lasceranno questo comportamento impunito”. La bocciatura dell’atto da parte del Pd sarebbe legata ad una lettura differente della vicenda: “Siamo tutti d’accordo sulla riqualificazione della zona – spiega in Aula il Capogruppo Federico Raccio – ma non si può chiedere un tavolo di confronto sapendo che il 20 aprile tutti noi decadremo”. Inoltre Raccio ha spiegato la “circolarità” della vicenda: “Non si può pensare di fare riqualificazione chiedendo soldi ad un curatore fallimentare che sta cercando di vendere palazzi che non hanno l’agibilità perché il Comune non può darla se non ci sono le opere pubbliche. Sarà il terzo palazzo a dare i fondi per iniziare le opere, ottenere l’agibilità, vendere i palazzi e fare altre opere – conclude – è un circolo complesso, una situazione che va gestita politicamente a partire dal Municipio”.

Sul terzo palazzo (51.680 mc per una superficie di 16.150 mq), per il quale il Gruppo Mezzaroma conta di ottenere i permessi dopo il pagamento degli oneri, ha concluso il Presidente Catarci: “Siamo al 70% delle opere private realizzate e allo 0% di quelle pubbliche. L’obiettivo politico è di arrivare ad un pareggio. Poi chi da giugno amministrerà questa città deciderà se il restante 30% si farà o meno. A mio dire la riduzione del danno è nell’arrivare al pareggio tra pubblico e privato, per poi fermarsi – conclude – Ma è una decisione che va rimandata ad un secondo tempo”.

Leonardo Mancini