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Fondazione Santa Lucia: la protesta di operatori e pazienti per i tagli di posti- letto e la mancanza di fondi

In piazza anche la cittadinanza e la politica per difendere assieme al Santa Lucia il Cto

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I lavoratori della Fondazione Santa Lucia avevano già annunciato lo sciopero per questa mattina e la politica locale ha risposto accogliendo e amplificando il richiamo alla mobilitazione. Sotto alla sede della Regione Lazio stamattina c’erano tanti striscioni e bandiere ma soprattutto c’era il personale dell’Istituto di via Ardeatina insieme ai pazienti colpiti da gravi disabilità neuromotorie per gridare a gran voce il no ai tagli di posti-letto previsti dal Piano di Rientro elaborato dalla Presidente Polverini e chiederle un incontro urgente.

Infatti sul futuro della Fondazione incombe la rinuncia a 160 dei 325 posti-letto, nell’ottica del rientro dal deficit. Il Santa Lucia, che si occupa di pazienti colpiti da gravi patologie neurologiche di tipo degenerativo (la Sla per dirne una) e da lesioni midollari, è quella che paga il prezzo più alto poiché in tutto i posti-letto da tagliare sono 200 e sono distribuiti su tre strutture sanitarie. Anche questo ha scatentato la reazione di protesta degli operatori, penalizzati già dal mancato riconoscimento dell’alta specializzazione e quindi dall’assenza degli arretrati dal 2006 ad oggi. La prospettiva, se il piano dovesse concretizzarsi con i numeri attuali, è quella della chiusura di reparti, del licenziamento di personale e della dismissione del polo universitario di logopedia e fisioterapia che è presente al Santa Lucia, dove si fa anche ricerca ed è presente un mportante squadra di basket in carrozzella.

Insomma lo scenario è tetro e l’allarme per questo viene ribadito con forza. Un’infermiera che lavora da trant’anni al Santa Lucia grida al megafono: “Ci stanno costringendo al collasso, senza tenere presente la nostra dignità e senza darci quel che ci spetta, dopo averci illusi in campagna elettorale”, il riferimento  alla visita di Renata Polverini alla Fondazione nel 2009, quando indossò anche una maglietta con su scritto “Salviamo il Santa Lucia”, la cui foto viene riportata sui volantini presenti su tutta la piazza.

Alla manifestazione erano presenti anche sindacalisti e politici locali e della regione. Andre Catarci (Sel), Presidente del XI Municipio, che già più volte aveva invitato la Polverini a un confronto con gli amministratori locali e gli operatori ospedalieri, accusa ancora una volta la Presidente di aver compilato il Piano di Rientro “con criteri ragionieristici” e “mortificando la Sanità pubblica e un’eccellenza a livello nazionale come quella del Santa Lucia”. Ricordando poi l’altro versante caldo del Municipio, il Cto, ha aggiunto: “Si sta portando avanti un massacro sociale, come dimostra la chiusura del Pronto Soccorso e della Breve Osservazione. Tutti gli ospedali della zona sono al collasso, il S. Eugenio, il S. Camillo, il S. Giovanni e per questo chiediamo con urgenza la riapertura del Pronto Soccorso ortopedico-traumatologico, per arginare la crisi e garantire la tutela del diritto alla salute di tutti”.

Dello stesso parere Antonio Bertolini (Pd), Delegato alla Sanità del Municipio che ha dichiarato: “Quelle per il Santa Lucia e il Cto sono due lotte che hanno la stessa origine: lo scriteriato e non concertato Piano di Riordino della Sanità che, nel caso del Cto, ha provocato danni al circuito dell’emergenza e, nel caso del Santa Lucia, danni al recupero funzionale di eccellenza fornito fino ad ora a tanti cittadini che si vedranno costretti a cercare, ove economicamente sostenibili, soluzioni riabilitative nel privato”. Il Consigliere regionale Enzo Foschi (Pd), definendo i provvedimenti del Piano delle “infamità”, è stato altrettanto critico, arrivando a dire che dietro alle decisioni per il Santa Lucia si nasconde “l’interesse a far spazio a strutture che operano nello stesso settore ma con standard inferiori”.

E a lui si è unita Giulia Rodano, che ha insistito su questa considerazione, ampliandola con una considerazione: “Tagliare indiscriminatamente a strutture di livello diverso vuol dire commettere un’ingiustizia, per questo lotteremo per portare il Santa Lucia in Consiglio Regionale”. Dal fronte dei sindacati la bocciatura di questi provvedimenti e l’attacco all’isolamento del Presidente Polverini è altrettanto netto. Giulio Ermini, responsabile Funzione Pubblica della Cgil ha definito il palazzo della Regione un “bunker” e, riferendosi alla Giunta,  ha proseguito: “Credono di stare a casa loro e non ascoltano nessuno ma questi sono problemi che li riguardano. Non è possibile per i lavoratori elemosinare un contratto vecchio di cinque anni e proprio per questo non ci rassegneremo”.

E sul mancato rinnovo del contratto si è fatta sentire anche la Uil, che attraverso il suo Delegato ha attaccato le scelte attuali della Polverini e le politiche del passato della Giunta Marrazzo: “Sono tutti uguali, destra e sinistra, la precedente giunta ha tentato di colpire il Santa Lucia con il decreto 41, dobbiamo continuare a protestare per poter preservare e garantire servizi di altissimo valore come quelli offerti da questa fondazione e lo faremo, la Giunta deve incontrare la cittadinanza”. Rispetto ai decreti presenti e passati fatti dalla Regione vale la pena ricordare l’ultima, solo in ordine di tempo, ordinanza del Tar del Lazio, che ha sospeso l’applicabilità alla Fondazione Santa Lucia dei decreti che dispongono il taglio di posti-letto per la neuroriabilitazione.

Un atto importante, che sancisce la peculiarità e l’importanza di una struttura del genere che è di riferimento per tutto il centro sud, essendo l’unica ad avere strutture, offrire competenze e spazi adatti al trattamento di importanti patologie. Una decisione che deve far riflettere la Polverini e stimolare una riflessione attiva, che coinvolga tutti, amministratori, medici e associazioni di pazienti, sulle sorti della Sanità laziale.

Stefano Cangiano