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I rifugiati afghani a Ostiense, molti non vogliono rimanere a Roma

Situazione al limite: molti rimangono “incastrati” a Roma a causa di convenzioni europee

OSTIENSE – È ormai da parecchio tempo che l’area dell’Air Terminal è dimora per molti rifugiati afghani. Una tendopoli dove si è instaurata una situazione al limite della sopravvivenza: persone, tra cui bambini e molti richiedenti asilo, che vivono per strada, aiutati dalle tante associazioni umanitarie sul territorio e dallo stesso Municipio XI. Inutile dire quanto la situazione sia divenuta drammatica con il crollo improvviso delle temperature. Roma, che non è stata risparmiata dalla neve e dal gelo, si è trasformata per quei rifugiati in una morsa di ghiaccio, pericolosa per la loro incolumità. “La copiosa nevicata, il freddo intenso e le gelate hanno peggiorato le già disumane condizioni di vita dei rifugiati che da aprile scorso, nel disinteresse più completo della Giunta Alemanno, hanno trovato un precario rifugio nelle vicinanze del binario 15 della Stazione Ostiense – racconta Andrea Catarci, Presidente del Municipio XI – Anche in questi giorni, come in passato, a sostenerli sono state in prima linea le associazioni territoriali, in particolare Medici per i Diritti Umani (Medu) che ha distribuito sacchi a pelo e indumenti per la neve, e la Brigata Garbatella Prociv Arci, che ha portato generi di prima necessità. Per mesi, considerando il nucleo attualmente presente nell’area, e per anni, visto che dal 2006 lì si susseguono le emergenze sociali, all’impegno sul campo di associazioni e Municipio XI che ha fatto da sistematico contraltare all’inerzia dell’Amministrazione comunale”. E in effetti le condizioni dei rifugiati non solo sono al limite, ma vengono aggravate da una situazione meno nota, ma sicuramente paradossale. Molti di loro, infatti, non vorrebbero rimanere lì, anzi non vorrebbero rimanere proprio a Roma o in Italia, ma in qualche modo sono costretti a restare: “In quell’area sussiste un dato importante – continua Catarci – ovvero che l’80% dei rifugiati non vuole rimanere nella Capitale, ma è solo di passaggio per poi raggiungere amici e parenti in altri paesi europei”. Il problema è che, una volta entrati in Italia, i migranti devono comunque essere identificati, divenendo così richiedenti di asilo nel nostro paese. Questo provoca la mancata possibilità di poter essere successivamente accolti negli altri paesi europei in cui erano diretti, in quanto vengono registrati da noi. Tutto questo a causa della giurisdizione sancita dalla Convenzione di Dublino, che non permette ad un richiedente asilo in un determinato paese di potersi trasferire successivamente in un altro, precludendone dunque l’emigrazione verso l’estero. Una situazione paradossale, che ora il Municipio XI sta tentando di risolvere, in accordo con Roma Capitale: “Dopo mesi di disinteresse da parte del Comune di Roma, da dicembre c’è stata un’apertura per trovare una soluzione, seppur parziale, alla questione – continua il Presidente del Municipio XI – Abbiamo fatto presente che questo dei rifugiati afghani è un problema sostanziale, in quanto la maggior parte sono di passaggio e non vogliono rimanere qui. Per questo ci siamo mossi con una strada alternativa, ovvero la creazione di un ‘centro di transizione’ che consenta, attraverso un censimento ‘soft’ che non preveda schedature e rigide identificazioni, di farvi sostare i migranti per un numero di giorni prefissato: meno di un mese per le persone di passaggio, prolungati a 45 giorni per chi invece decida di rimanere a Roma. I primi potranno così lasciare la città e trasferirsi nel paese di destinazione prescelto, mentre i secondi verranno poi direzionati nelle strutture d’accoglienza della Capitale”. Questo ‘centro di ascolto’, presieduto e funzionante 24 ore al giorno, non è da intendersi come un edificio, ma come un’area attrezzata che nasce da una produttiva sinergia tra le associazioni territoriali, dall’impegno economico dei volontari e del Comune di Roma – in particolare del Dipartimento V dell’Assessorato alle Politiche Sociali – e dall’iniziativa organizzativa del Municipio XI.
Esprime soddisfazione Sveva Belviso, Vicesindaco di Roma Capitale con delega alle Politiche Sociali, che afferma come questa sia una delle tante risposte che il Comune “ha messo in campo per dare accoglienza e soccorso alle persone in stato di bisogno che vivono nei pressi di Piazzale Ostiense. Siamo consapevoli che la nuova struttura non potrà essere la soluzione definitiva ai tanti bisogni presenti sul territorio, ma dedicare un luogo dove offrire riparo e soccorso è un impegno concreto per chi si trova in difficoltà”.
Entro qualche giorno dovrebbe essere messa a punto l’area, maltempo permettendo: “Non si tratta di uno sgombero disumano cinicamente auspicato dalle colonne di un quotidiano nazionale per far posto ai nuovi insediamenti di Nuovo Trasporto Viaggiatori e di Eataly – ha precisato Catarci, anche se l’insediamento di questi due colossi nell’area, previsto tra aprile e maggio prossimi, indubbiamente ha dato una spinta alla creazione di uno spunto risolutivo, ed è un bene”. Comune e Municipio che finalmente collaborano, in una sinergica volontà di creare qualcosa di diverso e nuovo, che possa servire a dare una risposta ad una situazione di grave disagio consolidato da tempo. Un disagio paradossale, che tiene strette tra le sue fauci queste persone spesso contro le loro effettive intenzioni. Un problema che, indubbiamente, dovrebbe far riflettere tutti, anche oltre i confini geografici capitolini, per salvaguardare i diritti dei migranti in quanto esseri umani. Diritti che troppo spesso, ancora, vengono calpestati.

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Serena Savelli