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La distribuzione degli stranieri residenti sul territorio del Comune di Rom e un focus sul Municipio XI

Nella sala consiliare del Municipio XI ieri pomeriggio si è svolto il workshop promosso dall’Associazione di studio e ricerca sociale Medio Raggio

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L’associazione esiste dal febbraio del 2009 e basa le sue indagini su una metodologia sociologica supportata da conoscenze scientifiche (statistica, etnografia per esempio. Ha presentato i risultati di una ricerca portata avanti da un gruppo di sociologi dell’Università “La Sapienza”. Oggetto della ricerca è stata la rilevazione della presenza straniera sul territorio della capitale. Concentrazione, dinamiche di insediamento, densità abitativa, indice demografico, sono solo alcune delle variabili tenute in considerazione da questo interessante studio, che si basa sugli ultimi dati elaborati dall’Ufficio anagrafico del Comune, risalenti al 31 Dicembre 2007. Una stima “imperfetta”che favorisce l’esattezza e la scientificità dei risultati ma limita il campo di ricerca, non potendo, com’è ovvio, considerare la presenza di clandestini, studenti fuori sede e lavoratori non residenti. Lo studio è di tipo spaziale dunque e si basa sulla divisione del territorio in 155 “zone urbanistiche” elaborata dal Comune di Roma. I dati che emergono sono chiari. Nel corso degli anni si è consolidata una presenza multiforme di stranieri, che hanno costituito blocchi significativi di popolazione più o meno compatti. I rumeni rappresentano il gruppo più consistente, seguiti da filippini e polacchi, senza trascurare la crescente presenza cinese. La concentrazione della presenza straniera intesa secondo mero parametro numerico vede come capifila i Municipi I (Centro storico) e XX (Cassia, Flaminia, Roma Nord) e una rielaborazione più attenta dei dati mostra come non ci sia una tendenza spaziale definita. A caratterizzare Roma cioè è una situazione incoerente di diffusione sul territorio di stranieri, con concentrazioni massicce sia a ridosso del centro (come si è detto poco fa) sia nelle zone suburbane, cioè nelle municipalità fuori dal Raccordo Anulare. Tuttavia negli ultimi 20 anni la popolazione straniera è cresciuta esponenzialmente in queste zone periferiche, per una serie di diversi fattori sociali, due su tutti il l’indice di vecchiaia basso (dunque residenti più giovani) di queste aree per la maggior parte in espansione urbanistica e costi degli affitti più contenuti rispetto alla porzione di città al di qua del Raccordo. Per quanto riguarda il Municipio XI la presenza di stranieri è nella media e la loro concentrazione è maggiore nelle zone Appia Nord e Sud, favorita dalla minore densità abitativa di queste aree e rispetto al dato generale si nota una sottorappresentazione della popolazione rumena, più contenuta rispetto alla maggioranza di filippini e bengalesi. Lo studio si è servito anche di un altro indice, quello di “attrattività” delle zone urbanistiche, un parametro utilizzato per rilevare la presenza di nazionalità diverse in una medesima area. La zona Ovest (V,VI e VII Municipio) è quella dove l’indice è più alto, per quanto riguarda l’XI Municipio sono Tor Marancia e Garbatella a registrare la convivenza di immigrati di nazionalità differente, un dato da ascrivere alla maggiore vicinanza al centro cittadino rispetto alle altre zone del quadrante. Un ultimo importante risultato della ricerca è quello di aver delimitato delle porzioni di territorio segnate dalla presenza dominante di immigrati di una determinata nazionalità Ciò che emerge è che i rumeni si trovano principalmente fuori dal raccordo, con picchi di presenza nell’area tra la Via Aurelia e la Via Portuense (Ponte Galeria, Massimina e Ladispoli, di cui si è registrato il 9% sulla popolazione totale) e soprattutto nell’VIII Municipio (Guidonia e  Tivoli, dove addirittura si arriva al 9.8%, un dato che corrisponde quasi al totale di tutta la popolazione straniera, non solo rumena). Per i filippini la distribuzione spaziale è opposta, con una concentrazione maggiore nelle zone prossime al centro città. Per i Bengalesi invece c’è una significativa presenza nel Municipio I, nella zona della Via Casilina e soprattutto nel VI Municipio (Prenestino), per quanto riguarda il Municipio XI, si concentrano nelle zone urbanistiche più vecchie (Tor Marancia, Garbatella e San Paolo). Infine ad essere valutata è stata anche la popolazione cinese, la cui più consistente presenza si riscontra nel I Municipio (Esquilino) e nell’ VII, la municipalità più ad est di Roma; nell’XI Municipio nel quartiere Ostiense. La presenza maggiore nel centro città e nella sua prossimità è dovuta anche alla maggiore imprenditorialità di stranieri di determinate nazionalità, per esempio bengalesi e cinesi hanno questa caratteristica, a differenza dei rumeni, che hanno per lo più lavori dipendenti. All’incontro ha partecipato anche l’Assessore alle Politiche dei Servizi Sociali del Municipio XI, Andrea Beccari, che in un intervento si concentra sulla rilevante fetta di immigrati clandestini, stimabile attorno alle 3-4000 persone, con una netta  predominanza delle donne sugli uomini. L’Assessore insiste soprattutto sulla ricaduta che i restrittivi provvedimenti legislativi nazionali in materia di immigrazione hanno sugli stranieri, nei quali “si scatenano reazioni di chiusura che rendono ancora più difficile per l’amministrazione l’attuazione di una sistematica azione politica”. Proprio questo è un punto cruciale della discussione, la possibilità di riuscire ad ampliare questi preziosissimi studi includendo anche la popolazione clandestina, seppur con le approssimazioni che un tale sforzo richiede. In questo modo, riducendo il margine tra presenza e rappresentazione e tra presenza effettiva e percezione della presenza, si offrirebbero degli utili strumenti alle amministrazioni per calibrare in modo efficace la collocazione sul territorio di riferimenti istituzionali e servizi. Conoscendo le zone a più alta immigrazione e differenziandole, utilizzando cioè criteri quantitativi e qualitativi si offrirebbero ai cittadini, immigrati e non, servizi peculiari e utili (centri di accoglienza, sportelli per l’avviamento al lavoro, scuole, centri anziani etc.). Per far questo oltre all’attività di ricerca è necessario il coinvolgimento  delle Associazioni che operano sul territorio, di quelle forze cioè che hanno conoscenza della realtà che rimane al di fuori dei numeri “istituzionali” e delle necessità ad essa legate. Ed è quello che sicuramente avverrà in futuro.

Stefano Cangiano