Tratto da Urlo n.226 settembre 2024
ROMA – “Una bellissima notizia” l’ha definita Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma. Era sabato 27 luglio, data emblematica per la storia di Roma e in particolare del quadrante Sud, e da Nuova Delhi è arrivata la notizia: il Comitato Patrimonio Mondiale, ente dell’Unesco, ha nominato la via Appia Antica patrimonio dell’umanità, il 60° in Italia. “Abbiamo una nuova opportunità ma anche il dovere di valorizzarla di più – ha commentato il sindaco Gualtieri – ma soprattutto di tutelarla in maniera coerente col suo immenso valore.” Un risultato record. Non solo perché ha coinvolto 4 regioni e 13 province, ma anche perché è la prima candidatura proposta dal Ministero. È stato infatti Dario Franceschini, allora Ministro della Cultura del Governo Draghi, ad avviare la candidatura nel 2022. A varare la proposta è poi sceso in campo l’Icomos, l’organo tecnico consultivo dell’Unesco, che a settembre 2023 ha inviato il delegato Sanjin Mihelic a percorrere i 22 tratti più significativi della strada.
Una lunga via con una lunga storia
Costruita alla fine del IV secolo a. C. per volere del censore Appio Claudio Cieco, l’Appia Antica nasce come collegamento militare tra Roma e Capua. Man mano che la conquista romana procedeva verso sud, il tracciato venne esteso fino a Brindisi, diventando strada principale della penisola e via d’accesso alle rotte orientali. Ma anche se 4 sono le regioni e 13 le province attraversate, il cuore della Regina Viarum batte tra i Municipi VII e VIII di Roma, dove si snodano i primi 13 km dei 540 che la compongono, nonché l’omonimo parco regionale. Ed è qui che tra ruderi e chiese, mausolei e ville fanno capolino le figure che, tra mito e realtà, ne hanno in qualche modo segnato la storia. Un soldato cristiano condannato alla pena delle frecce, Sebastiano, che adesso riposa nel sepolcro sotterraneo in corrispondenza dell’omonima basilica. Una donna morta di parto oppure uccisa dal marito: il suo nome era Annia Regilla, e della sua misteriosa sorte parla il cenotafio in laterizio che svetta tra i pini della Caffarella. I fratelli Quintili, caduti in disgrazia presso l’imperatore Commodo: vennero condannati a morte ma i resti della loro villa troneggiano ancora sul panorama pianeggiante della campagna romana. La matrona Cecilia Metella, il cui mausoleo cilindrico sembra sfidare ancora adesso, duemila anni dopo, la morte. E poi chi incontro alla morte, sull’Appia, c’è andato volontariamente. Stiamo parlando di San Pietro che, secondo la leggenda, fuggendo da Roma per evitare il martirio incontrò Gesù e gli chiese: “Domine, quo vadis?”. “A farmi crocifiggere un’altra volta”, rispose Gesù, e il santo, capita l’antifona, fece dietrofront e andò incontro al suo destino. E poi la villa di Massenzio, Capo di Bove, il mausoleo di Pompeo e molto altro. A coronare questa storia arriva la nomina Unesco. Che non è un punto di arrivo, ma di partenza.
L’Appia Antica oggi e domani
“L’Appia Antica è un cuneo verde all’interno dell’espansione edilizia romana” – ha ricordato Andrea Catarci, Assessore capitolino ai Servizi al Territorio – “dal riconoscimento Unesco può e deve riaffermarsi con forza la cultura del rispetto e dell’unicità del luogo.” Continuamente minacciata dall’abusivismo edilizio, l’Appia Antica è un patrimonio fragile a cui il giornalista Antonio Cederna dedicò oltre 140 articoli di denuncia. Ma se le aree in mano a privati rappresentano una costante minaccia alla salvaguardia del sito, è anche vero che l’Appia Antica non sembra toccata da un altro fenomeno altrettanto dannoso per molti angoli della Capitale: l’overtourism. Anzi, come ricorda l’Assessore al Turismo Alessandro Onorato, sono molti gli angoli dell’Appia Antica sconosciuti ai turisti stranieri: “Per questo stiamo lavorando per valorizzare i percorsi alternativi rispetto alle tappe più note”. Non mancano le iniziative di riqualificazione e valorizzazione. Dalla porta di San Sebastiano a Cecilia Metella si sta intensificando la pulizia dei tombini e il rifacimento della segnaletica. “Abbiamo di recente iniziato la messa in sicurezza dei chiusini e la riqualificazione dei sampietrini. L’intervento è finanziato con un milione di euro”, fa sapere Ornella Segnalini, Assessora capitolina ai Lavori Pubblici. A guardare al futuro è anche Andrea De Priamo, senatore FdI: “Abbiamo proposto di valorizzare il Cammino di Sant’Ignazio di Antiochia, che parte dalla chiesa di Sant’Ignazio e arriva a Piazza del Colosseo, seguendo il tracciato della storica Via Appia. Stiamo lavorando affinché il Cammino Urbano di Sant’Ignazio venga inserito nei cammini giubilari per l’anno 2025”.
Anna di Cesare