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L’emergenza che si trasforma in abitudine: i rifugiati afgani dell’Air Terminal Ostiense

Si fa largo un progetto interistituzionale per l’accoglienza e l’inserimento dei rifugiati.

Negli ultimi mesi, all’Air Terminal Ostiense, si sono susseguiti diversi interventi del Comune. Si sono alternati sgomberi operati dalle forze di pubblica sicurezza e trasferimenti in centri di accoglienza. E su questi punti regna il disaccordo tra le forze politiche del territorio. Il Presidente del Municipio XI Andrea Catarci ricorda il “Saida”, la breve esperienza promossa dalle associazioni operanti in quell’area (da Action a Medu a Medici contro la tortura) con il supporto proprio del Municipio che, senza alcun sostegno da parte del Comune, ha trovato ospitalità presso il circolo bocciofilo della zona e fino a dicembre ha offerto cure mediche, assistenza legale e accoglienza a tutti i profughi presenti all’Air Terminal. Catarci sostiene che da parte delle istituzioni il problema continua ad essere sottovalutato e rispetto agli interventi dell’amministrazione comunale commenta: “Il Comune non si rende conto che ormai quello è un punto di riferimento per i rifugiati e non bastano le azioni repressive con le ruspe pronte ad abbattere le baracche come non bastano le distribuzioni abitative decise ogni due anni”. Tuttavia resta la sua volontà di sostenere l’attività, del tutto volontaria e senza alcuna remunerazione, delle associazioni e per questo chiede all’amministrazione un container che possa servire da sede e punto di riferimento per gli immigrati e il sostegno economico minimo per affrontare le esigenze logistiche. Andrea Baccarelli, consigliere municipale del PdL, nega la mancanza di fondi per i progetti di accoglienza, poiché il Comune “ha a cuore il contrasto al degrado e l’assistenza dei senza fissa dimora italiani e non”. Smentisce anche le voci di sgomberi coatti, sostenendo che “alle persone viene offerto un alloggio temporaneo ma alcuni scelgono di vivere nell’illegalità”. Continua criticando duramente quello che definisce l’immobilismo del Presidente del Municipio XI: “Sicuramente va costruita una rete ma non sul modello del Saida: Catarci ha fallito, la sinistra in questi anni ha avallato situazioni di degrado che sono sempre degenerate”. Anche il Cdq Ostiense sottolinea lo stato di abbandono generalizzato in cui versa l’area attorno all’Air Terminal ma d’altro canto ammette che i rifugiati non rappresentano un pericolo per la sicurezza dei cittadini. Gli abitanti del quartiere infatti considerano quella una “zona morta”, abbandonata a se stessa tra il buio, la sporcizia, pericolosa in generale. Dal comitato viene la proposta di far convogliare i richiedenti asilo afgani in altri progetti di sostegno alle fasce marginali della popolazione, come i nomadi per esempio, o la creazione di una struttura destinata specificamente ad accogliere i rifugiati, magari all’interno dell’Air terminal, che però è già destinato ad ospitare un centro commerciale. Anche il Dott. Alberto Barbieri di Medici per i diritti umani (Medu) sottolinea la necessità di una “politica di accoglienza strutturale”. Nessuno come lui conosce quella realtà, infatti Medu con la sua unità mobile (un camper-ambulatorio) offre ogni settimana le cure mediche necessarie ai rifugiati, li informa sui loro diritti di richiedenti asilo e sul servizio sanitario nazionale e in più di un’occasione ha fornito le tende agli “inquilini della buca”. Barbieri parla di un “centro di prima accoglienza e orientamento”, che funzioni sia per chi ha già ottenuto l’asilo, sia per i rifugiati in transito nel nostro Paese, favorendo l’integrazione degli uni e il passaggio degli altri, poiché “un’azione non esclude l’altra”. Dalle istituzioni però qualche segnale arriva. Abbiamo raggiunto Maurizio Saggion, che da anni è il responsabile del progetto “Integra” in qualità  di tecnico del dipartimento V, che fa capo all’Assessorato alle Politiche Sociali tenuto da Sveva Belviso. Saggion sottolinea che responsabile delle richieste d’asilo non è il Comune ma lo Stato e che dunque l’amministrazione locale si trova a dover fronteggiare dei problemi che non le competerebbero sulla carta. Tuttavia, negli ultimi anni (trasversalmente, sia la Giunta Veltroni che quella Alemanno), ha incrementato progressivamente il numero dei posti di accoglienza: ora a Roma ci sono 22 centri di accoglienza con 1500 posti letto (l’intero sistema nazionale ne conta 3000). Tuttavia l’Italia deve affrontare una media di 14-15mila sbarchi per anno (32mila nel 2008) e da questo dato basilare ci si rende conto di quanto il problema dell’accoglienza sia generalizzato e macroscopico. Tornando a Roma, nel corso di un lavoro che dura da un anno e che ha visto la collaborazione sinergica tra Comune, Provincia e Regione, ci si è resi conto che un sistema di accoglienza e integrazione per essere efficace deve avere come fondamento l’idea che “il territorio si faccia carico dell’assistenza”. Cioè non deve essere più solo Roma a fronteggiare le richieste di asilo e le emergenze e ad adoperarsi per la loro soluzione ma tutti gli enti, secondo le competenze specifiche e i poteri particolari, devono farsi carico di progetti per piccoli nuclei (famiglie o gruppi di ragazzi) che portino all’integrazione sociale e all’inserimento nel mondo del lavoro. Saggion ci parla di “intese-quadro tra gli enti territoriali che, partendo dall’armonizzazione delle risorse economiche, assumano come criterio assistenziale la progettualità sulle singole persone, stimolando le conoscenze individuali e legandole ai bisogni del territorio”. Infatti, nel tempo, l’età media dei richiedenti asilo si è notevolmente abbassata: sono per lo più ragazzi quelli che arrivano in Italia, “forti di un’esperienza di vita unica e disposti alla mobilità interna”, candidati ideali all’inserimento in quelle realtà territoriali sparse per tutta la regione e che negli ultimi anni hanno registrato una perdita progressiva di abitanti e l’abbandono di attività lavorative fondamentali e caratteristiche, come ad esempio l’artigianato. Dopo l’elezione della nuova giunta regionale sarà possibile definire e rendere noti tutti i contenuti di questo accordo, che per il momento ha visto l’armonia di tutti gli assessori competenti, nonostante le diverse appartenenze politiche.

Stefano Cangiano

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