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Municipio VIII: bagarre in Aula per gli atti sullo sgombero del Collettivo ecologista alla Caffarella

I due atti che chiedevano lo sgombero (presentati da Lista Calenda e Fdi) sono stati bocciati, ma gli attivisti interrompono ugualmente i lavori del Consiglio

MUNICIPIO VIII – Nella mattinata di martedì 28 giguno il Consiglio del Municipio VIII è tornato ad affrontare il tema dell’occupazione di uno stabile in via della Caffarella a ridosso dell’ingresso del parco. L’occupazione è avvenuta ad inizio maggio ad opera degli attivisti del collettivo ambientalista “Laboratoria Berta Cáceres”, un’azione riuscita dopo un primo sgombero avvenuto nel mese di marzo.

LA SEDUTA DEL 28 GIUGNO

Contro l’occupazione dello stabile si sono schierate fin da subito le forze di opposizione in Municipio VIII, in primis il gruppo della Lista Calenda Sindaco. Il 28 giugno è proprio una risoluzione presentata dalle consigliere della Lista ad essere stata bocciata, assieme ad una mozione simile presentata da Fdi. Durante i lavori non sono mancati nemmeno alcuni momenti di tensione, visto il tentativo, reiterato due volte, degli attivisti di interrompere la seduta nell’Aula di via Benedetto Croce.

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BOCCIATI GLI ATTI DELLE OPPOSIZIONI

Tra le interruzioni i due atti delle opposizioni che chiedevano lo sgombero sono stati comunque bocciati con voto nominale dalla maggioranza PD e Lista Civica Ecologista, nonostante la risposta compatta delle opposizioni (Lista Calenda, Fdi e M5s). “Abbiamo assistito al teatro dell’assurdo – ha commentato Simonetta Novi, capogruppo di Lista Calenda Sindaco – Gli atti delle opposizioni sono stati considerati provocatori e parziali e messi sotto accusa. La realtà è che la maggioranza non ha avuto il coraggio di esprimersi sull’illegalità di una occupazione dove sono stati addirittura violati i sigilli del sequestro preventivo posti dalla Procura della Repubblica nel momento del primo sgombero, il 24 marzo.  Allo stato attuale, e dal 7 maggio, Villa Greco (2300 mq di giardino con 670 mq di villa su 2 piani e 700 mq di padiglioni in legno, all’asta dal 2017 per un valore di oltre 3 milioni di euro) resta saldamente nelle mani degli occupanti senza che il municipio, sul cui territorio la villa è situata, abbia il coraggio di dire che le occupazioni sono illegali e di dare mandato al proprio presidente di chiedere, all’interno del Tavolo per l’Ordine e la Sicurezza, il rilascio dell’immobile da parte degli occupanti – e ancora – il quadro sembra molto chiaro. E non è quello della legalità. I temi ecologisti ed ambientalisti sono importanti. Ma certo non mancano in VIII Municipi i luoghi dove fare seminari in tal senso. Invece trasformare la Villa in un luogo di accoglienza per persone con fragilità o utilizzare i 3 milioni di euro della vendita di Villa Greco per il Parco della Caffarella sarebbero stati molto utili”.

LA NOTA DI FDI

Nei giorni scorsi (23 maggio) anche Fdi, in una nota, aveva annunciato di aver scritto al Prefetto di Roma chiedendo la massima attenzione sull’occupazione. Così nella nota Massimiliano Maselli (consigliere regionale di FDI), Francesca Barbato (consigliere comunale di FDI) e Franco Federici (capogruppo FDI dell’VIII municipio). “Riteniamo grave quanto sta accadendo nel pieno del Parco dell’Appia Antica ai danni di un prestigioso bene di proprietà pubblica. Per questo abbiamo chiesto al Prefetto di riporre la massima attenzione affinché possa essere ripristinata quanto prima la legalità, confidando in un nuovo e speriamo definitivo intervento di sgombero. Sulla vicenda è stata chiesta in Regione un’audizione nella I Commissione consiliare con il Vicepresidente Daniele Leodori, mentre una mozione presentata dal gruppo Fdi dell’VIII municipio verrà discussa a breve in Consiglio municipale”.

LA REPLICA DEL COLLETTIVO AMBIENTALISTA

La replica del collettivo ambientalista alla nota di Fdi e alla presentazione dei due atti delle opposizioni, è arrivata in Aula con la lettura di un comunicato dopo aver interrotto i lavori del Consiglio. Nel testo si sottolineano i danni alla struttura causati da 10 anni di abbandono e il “lavoro di riparazione e cura degli spazi rimasti accessibili dopo lo sgombero del 24 marzo, che ha impedito l’accesso allo stabile principale murando completamente porte e finestre e creando ulteriori danni alla struttura”, spiegano gli attivisti. E ancora sulla legalità: “È giusto, per amore di una sterile legalità, lasciare spazi abbandonati e accanirsi contro chi, con le proprie forze, cerca di farli rivivere? Dove porterebbe questa strada nel caso dello stabile della Caffarella? Probabilmente a un’asta inevasa (come avviene da cinque anni a questa parte) e ad altri anni di abbandono. Oppure, all’acquisto da parte di un privato facoltoso, per trarre profitto da un luogo che, lo ricordiamo, fu riacquisito dalla Regione Lazio proprio perché inserito in un Parco Naturale e per prevenire attività che non fossero con esso compatibili”. Non mancano le critiche alla gestione regionale della vicenda: “Inoltre, che dire degli accordi tra Regione Lazio ed Invimit, il soggetto deputato alla gestione e alla vendita dell’immobile? Nonostante questo sia di proprietà pubblica, gli accordi sono tenuti segreti, rendendo di fatto impossibile alla cittadinanza e alle altre istituzioni comprendere, controllare e giudicare le operazioni compiute su beni immobili che, di fatto, appartengono alla collettività – concludono – Tanto la Regione quanto Invimit hanno rifiutato regolare richiesta di accesso agli atti su queste informazioni, a tutela di interessi economici e commerciali La legalità di cui si parla è quindi unicamente la legge del profitto?

I MOTIVI DELLA BOCCIATURA

A spiegare la posizione della maggioranza e quanto avvenuto in Consiglio è il Presidente dell’Aula, il consigliere Pd, Samuele Marcucci: “La maggioranza ha respinto i due atti con l’appoggio della Giunta. Intanto le tematiche trattate sono ampiamente fuori dalla competenza municipale, poi riteniamo che il nostro ruolo debba essere lo stesso avuto negli altri sgomberi sul territorio municipale cioè favorire il dialogo e una soluzione per chi occupa e per l’immobile, così come avvenuto per viale del Caravaggio – conclude – Con la Regione Lazio abbiamo già dimostrato che salvare capra e cavoli è possibile, anche se richiede molto impegno e capacità amministrativa”. Per il Consigliere Marcucci resta incomprensibile l’interruzione dei lavori da parte degli occupanti, soprattutto vista la volontà della maggioranza di bocciare gli atti: “Degli occupanti che hanno interrotto la seduta, tentando di impedirci di bocciare questi atti, non voglio parlare: credo che il caldo faccia male un po’ a tutti”, ha commentato in un post su Facebook.

Leonardo Mancini