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Municipio VIII: il ritiro delle dimissioni sembra sempre più distante

Dopo le dichiarazioni contro Paolo Pace arrivate dal M5S romano, non sembrano essere molti i margini per ricomporre la crisi

UNA SOLUZIONE DIFFICILE – Nella mattinata di ieri il minisindaco Paolo Pace ha protocollato le sue dimissioni. Da quel momento sono partiti i venti giorni che le porteranno ad essere definitive e non più revocabili. Ma con le dichiarazioni dei vertici del M5S romano arrivate nelle ultime ore, un passo indietro del Presidente sembra essere sempre più difficile.

LE DIMISSIONI – “Ho protocollato le mie dimissioni per il bene del MoVimento 5 Stelle – ha scritto ieri Paolo Pace – Era impossibile continuare in queste condizioni, con una maggioranza che si comportava costantemente da opposizione, controllando e criticando ogni atto della giunta prima ancora che venisse prodotto, effettuando veri e propri blitz negli uffici amministrativi”. Paolo Pace ha poi proseguito parlando dei tentativi di mediazione (falliti) e dell’ala dissidente all’interno della sua maggioranza che, secondo il minisindaco “non ha capito il significato più profondo del nostro MoVimento, fallendo la sfida di governo e non capendo quell’esigenza di archiviare movimentismo (come forza di opposizione)”.

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ABBIAMO TROVATO UN MURO – Già nel pomeriggio di ieri la replica al presidente dimissionario era stata affidata al capogruppo capitolino, Paolo Ferrara, che parla di un ‘atto di profonda irresponsabilità politica’: “Abbiamo tentato in ogni modo di far rientrare la situazione, abbiamo dialogato, cercato punti d’incontro, ma dall’altra parte abbiamo trovato un muro dietro il quale, evidentemente, si nasconde una profonda incapacità a gestire il mandato conferitogli dai cittadini romani. Pace non pensi, ora, di mettersi a fare il piccolo politico, di salire su un carro diverso da quello che l’ha portato alla guida del VIII Municipio – seguita Ferrara – Sarebbe un alto tradimento della fiducia che i cittadini gli hanno assegnato sotto l’egida del MoVimento 5 Stelle: perché, alla fine, i romani hanno votato il M5S e il suo progetto, non una singola persona. Questi sono i principi del MoVimento e Pace, con quello che si appresta a fare, si sta già ponendo fuori dal M5S”.

IL BRACCIO DI FERRO – Se la nota di Ferrara sembra scaricare definitivamente Paolo Pace, duro è anche il commento che il presidente del Consiglio Comunale, Marcello De Vito, ha affidato a Facebook questa mattina: “Ci auguriamo che Paolo Pace dimostri equilibrio e senso di responsabilità, evitando di imporre un braccio di ferro ricattatorio o, peggio, di cercare improbabili equilibrismi politici, sulla pelle del M5S. Questo non gli verrà consentito”. De Vito sembra avvicinarsi alla posizione tenuta dai consiglieri più distanti dal minisindaco Pace: “Consiglio a Paolo di ascoltare e condividere di più tutte le scelte con la sua maggioranza e con il gruppo degli attivisti del Municipio, che poi sono gli stessi che lo hanno scelto. È inutile correre, se corri da solo. Se, come lui stesso ha detto, la maggioranza ora controlla e pone in discussione ogni sua scelta, come dice la nota canzone, ci sarà un perché. Ecco. Si ponga la domanda e si dia la risposta. Vedrà che troverà la agevole soluzione a questa crisi”.

ANDARE AVANTI? – Come detto in apertura sembra sempre più difficile che si riesca ad ottenere una soluzione a questa crisi. Il passo indietro sulle dimissioni del Presidente Pace significherebbe fare tabula rasa di tutta la vicenda, piegandosi al volere del gruppo dei dissidenti e accettando di fatto un commissariamento. Una possibilità che potrebbe far guadagnare all’amministrazione grillina in Municipio VIII ancora qualche settimana (forse mese). Ma non si deve dimenticare che le opposizioni hanno già pronta una mozione di sfiducia nei confronti del Presidente, e che una discussione serrata su un altro tema caldo dell’urbanistica territoriale, magari Piazzale dei Navigatori, potrebbe far vacillare nuovamente gli equilibri della maggioranza.

Leonardo Mancini