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“Parole in cammino” l’Art Brut in mostra alla Galleria SIC12 artstudio

Prosegue il ciclo di mostre legate alla collezione Giacosa – Ferraiuolo nella Galleria di Ostiense a Roma

ROMA – Si aprirà il 30 aprile con un vernissage la mostra “Parole in cammino. L’Art Brut nella collezione Giacosa – Ferraiuolo”. Che sarà ospitata fino al 20 novembre prossimo dalla Galleria SIC12 artstudio a Roma in via Francesco Negri 65. Una mostra che, come spiegano gli stessi organizzatori, prosegue idealmente il ciclo iniziato lo scorso anno con “A Due” mostra inaugurale della galleria dedicata alla diffusione dell’Art Brut e ai possibili dialoghi con l’arte contemporanea. Questo ciclo comprende tre mostre corrispondenti ai tre nuclei tematici che strutturano la collezione: la nozione di doppio, di specchio e di alterità, la dimensione grafica della scrittura e infine il corpo umano e la memoria. La nuova mostra “Parole in cammino” vuole evidenziare la relazione tra il segno grafico e la dimensione errante del camminare e nel contempo indagare altre forme di scrittura, realizzate in solitudine, ma su formati intimi come le pagine di un quaderno o fogli di carta.

L’ORIGINE DELLA COLLEZIONE

A partire dal 2009 Gustavo Giacosa s’interessa alle opere prodotte da autori-camminatori che si manifestano nello spazio pubblico e sono estranei al sistema dell’arte. Questa ricerca è sfociata in mostre come “Noi quelli della parola che sempre cammina” a Genova nel 2010, “Banditi dell’Arte” a Parigi nel 2012, “Paroles en marche” a Tolone nel 2016, oltre ad articoli come “L’Altérité et l’ailleurs” nella rivista Artpress N° 30 o “Lignes de fuite” per il catalogo “L’Autre de l’Art” nel 2014. Tale percorso di ricerca e valorizzazione ha portato al riconoscimento istituzionale di alcuni di questi autori, come Melina Riccio, le cui opere sono attualmente incluse nella mostra “Season 2: BRICOLAGE” al Musée National d’Art Moderne – Centre George Pompidou di Parigi. La nuova mostra “Parole in cammino” è erede di tutte queste scoperte.

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LA MOSTRA

La mostra si apre con una sezione documentaria che traccia, attraverso fotografie e video, il percorso grafico di autori dell’art brut sui muri di diverse città. Da Rio de Janeiro a Mamouzdou, da Volterra a Castellammare del Golfo, questi manifesti poetici eseguiti all’aperto sono caratterizzati da un’urgenza espressiva e da una natura effimera. Dipinte sulle facciate esterne degli edifici, come le opere di Melina Riccio, Giovanni Bosco e Babylone, o incise sui muri interni di un ospedale psichiatrico, come ha fatto Oreste Fernando Nannetti, queste forme di scrittura sono prodotte con mezzi di fortuna: vernici recuperate dai bidoni della spazzatura, pezzi di carbone usati per scaldarsi, fibbie delle cinture delle divise indossate dai pazienti dei manicomi italiani.

Red