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San Paolo: arriva la decadenza della convenzione per il PUP Leonardo Da Vinci

Ora il Comune procederà in danno al ripristino dei luoghi, ma il ricorso dei privati potrebbe allungare i tempi

Tratto da Urlo n.151 novembre 2017

SAN PAOLO – Oramai i residenti hanno dovuto farci l’abitudine, ma chi per la prima volta si trovi a passare per viale Leonardo da Vinci non può non notare le transenne e il degrado generato dal cantiere per la costruzione del PUP. Un’opera ferma da tempo che in più occasioni ha coinvolto cittadini e Municipio nella battaglia contro l’edificazione. Da qualche mese non ci sono più i container del cantiere, in passato occupati e dati alle fiamme, ma la bonifica in danno effettuata sull’area non ha di certo risolto la situazione.

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LA STORIA – Se si pensa che all’inizio non doveva nemmeno essere lì, è difficile non provare un po’ di rabbia. Già, perché il PUP di viale Leonardo Da Vinci sarebbe dovuto sorgere in via Simone Martini, ma nel 2004 è stato spostato a San Paolo con una delibera del Consiglio municipale. Dopo qualche anno sono partiti i cantieri. Prima i sondaggi, poi il taglio di alcuni olmi che ha scatenato l’ira dei residenti. In quel momento è nato il comitato NoPUPIndignati, che nel corso degli anni ha proseguito la sua battaglia di contrasto all’opera, anche con l’appoggio dell’amministrazione municipale, la stessa, c’è da dirlo, che aveva delocalizzato l’opera. Il Municipio nel tempo ha avanzato alcune ipotesi per arrivare a una soluzione della vicenda. Tra queste la delocalizzazione in viale Baldelli e la possibilità di tramutare il progetto in un parcheggio a servizio dell’Ospedale CTO. Purtroppo queste alternative non sono state prese in considerazione, così lo stesso Municipio ha chiesto l’avvio della decadenza della convenzione, un procedimento che oggi sta arrivando a compimento.

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LA DETERMINA DIRIGENZIALE – Il 3 ottobre scorso è stato il M5S locale, tramite l’ex Consigliere Carlo Cafarotti, a dare notizia della Determina Dirigenziale che dispone la decadenza della convenzione stipulata con i privati, estinguendo anche il diritto di superficie. Nel documento si legge del termine ultimo fissato a 30 giorni (25 ottobre) per il “ripristino dello stato dei luoghi e la consegna dell’area sgombra di ogni impedimento”. Inoltre nella determina si parla anche della restituzione degli oneri fin qui versati dal consorzio (103.483,00 euro), che verrebbero decurtati del 50% a titolo di penale. Come era facile aspettarsi, alla data indicata nella determina il cantiere non è stato rimosso. Così entra in gioco la seconda parte della determina, con il Comune pronto a eseguire il ripristino dei luoghi in danno, decurtando il costo degli interventi dagli oneri già versati.

TRE STRADE – Su questa vicenda è intervenuto anche l’ex Presidente municipale, Andrea Catarci, che in passato ha cercato soluzioni alternative per risolvere questa criticità. In una vecchia intervista rilasciata al nostro giornale, l’allora Minisindaco identificava tre strade: la delocalizzazione, la restituzione delle somme oppure l’azione forzosa. Quest’ultima però, secondo Catarci, avrebbe dovuto seguire uno scopo ben preciso: “Si agisce così solo se si può vincere. L’Avvocatura deve dare la sicurezza sul risultato di un eventuale contenzioso. Quando lo chiedemmo ci dissero che si sarebbe potuto vincere soltanto con la restituzione degli oneri versati”. Catarci ha voluto ricordare come la revoca della concessione fosse stata già avviata in passato: “Lo facemmo noi, come arma di pressione, dato che dall’Avvocatura non avevamo le rassicurazioni sulla vittoria in un contenzioso. È con quest’arma che si sono esplorate le alternative di delocalizzazione, prima in viale Baldelli, poi come parcheggio per il CTO. Tutti tentativi per evitare un contenzioso che rischia di bloccare per tanto tempo la vicenda”. Lo scenario a partire dal 25 ottobre scorso è diventato ancora più complesso. Da un lato c’è un atto amministrativo cui Roma Capitale dovrà dar seguito, procedendo in danno alla bonifica e alla risistemazione dell’area, mentre dall’altro aleggia lo spettro di un contenzioso che potrebbe paralizzare tutto. “Inoltre – aggiunge Catarci – i lavori in danno fatti da Roma Capitale non costeranno meno di 103mila euro. In teoria ogni euro in più dovrebbe essere richiesto ai privati, sempre all’interno di un contenzioso che non siamo sicuri il Comune possa vincere”.

NON TUTTI ERANO D’ACCORDO – Anche se questi fatti risalgono al 2004, il centro destra municipale non manca di sottolineare che la volontà del Municipio di delocalizzare il PUP in viale Leonardo Da Vinci aveva fatto registrare delle posizioni chiare: “Siamo stati gli unici ad aver votato contro lo spostamento del PUP – racconta l’ex Consigliere di Fi, Simone Foglio – allora dissi che non si trattava del posto giusto, sia per la tipologia della strada, che per il terreno e la presenza di acqua nel sottosuolo. Questo progetto avrebbe avuto gli stessi problemi di altri PUP del territorio, poi si è fermato tutto. Lasciando i cittadini con un cantiere a cielo aperto e la più totale incertezza sul futuro della strada. Mi auguro che i residenti si renderanno conto di chi all’epoca aveva bollato quest’azione come fallimentare”. Sulla fattibilità dell’iniziativa promossa oggi dal Campidoglio dal centrodestra non ci si sbilancia, si sottolinea invece la situazione politica vissuta dal territorio: “Purtroppo – aggiunge Foglio – non sappiamo se ci siano le basi per procedere, non avendo interlocuzione con un Municipio commissariato e nessun contatto con la Giunta, non possiamo sapere se sarà possibile realizzare quanto promesso”.

IL RICORSO AL TAR – In ogni caso la situazione sembra già complicarsi. A quanto si apprende il Consorzio Ascogen Parcheggi ha già contestato direttamente al Comune (via PEC) questa determina, presentando anche un ricorso al TAR del Lazio, per impugnarla e ottenere una sospensiva. L’ipotesi che si profila è quella di uno stop disposto dal Tribunale Amministrativo, con i privati che chiederanno la restituzione di tutti gli oneri versati fino ad oggi.

Leonardo Mancini