Le gravi e anomale vicende all’interno della struttura dove si gestisce l’immigrazione a Roma, hanno attirato l’attenzione della stampa locale e nazionale.
Una volta si chiamavano Cpt, ovvero Centri di permanenza temporanea. Ora invece, con l’introduzione della legge 15 luglio 2009 n. 94 (ddl n. 733-B) meglio conosciuta come “pacchetto sicurezza”, vengono chiamati Cie, cioè Centri di identificazione ed espulsione. Ma la modifica più importante che è stata introdotta riguarda il prolungamento del tempo di permanenza dei cittadini presenti all’interno della struttura. Infatti pare che nel Centro la difficoltà principale sia quella di completare il lavoro di identificazione dei cittadini a causa del poco tempo a disposizione (due mesi) per svolgere le pratiche. Ora i mesi sono diventati sei, ma per molti il problema non si è risolto, poiché si è giunti ad una situazione critica che vede il centro colmo e impossibilitato ad accogliere nuovi cittadini.
A dare attenzione alla situazione nel Municipio XV è stato il consigliere del PdL Augusto Santori: “Prima il limite di permanenza di 2 mesi era troppo basso e molti clandestini si disperdevano nella nazione, ora però il centro è colmo perché non si sta provvedendo ai rimpatri. Nell’esprimere quindi rilevante considerazione per gli ultimi provvedimenti attuati dal Governo in materia di sicurezza, non possiamo però non sottolineare la priorità che assume lo stanziamento di nuovi fondi per dare seguito ai provvedimenti di espulsione, anche attraverso i necessari accordi con la nostra compagnia di bandiera” e aggiunge “diversi agenti della Polizia Municipale lamentano effettivamente il grave problema delle difficoltà operative che si riscontrano nel poter ospitare nuovi detenuti clandestini per via dell’esaurimento di posti disponibili riscontrato nel Centro di identificazione ed espulsione. Ciò non fa purtroppo che svilire il lavoro svolto quotidianamente dagli agenti della Polizia Municipale”. Proseguendo quindi il discorso a livello municipale, la segreteria della presidenza del Municipio XV ci ha spiegato come il Cie sia sul territorio di Ponte Galeria, ma coinvolge la politica nazionale e il Municipio non ha dirette competenze.
Un altro discorso riguarda le problematiche di carattere burocratico, come hanno sottolineato il Presidente della commissione Sicurezza del Comune, Fabrizio Santori, il Presidente della commissione comunale Politiche sanitarie, Fernando Aiuti, e il consigliere aggiunto Romulo Salvador alcuni giorni fa dopo aver visitato il Cie: ”Numerosi cittadini comunitari ed extracomunitari immessi nel Cie al fine di essere espulsi, provengono da altre regioni italiane per problematiche legate alla comunicazione tra gli altri centri di espulsione e i consolati di provenienza degli irregolari, le cui rappresentanze sono presenti esclusivamente nella città di Roma. Questo risulta un grave problema che deve essere necessariamente risolto al fine di dedicare la capienza del Cie di Ponte Galeria alle già difficili problematiche di immigrazione attinenti alla città di Roma”. Santori, Aiuti e Salvador, inoltre, affermano di aver parlato con alcuni cittadini stranieri, sia donne che uomini, presenti nel Cie, i quali hanno tutti indistintamente confermato di ricevere un ottimo trattamento sia dalla Croce Rossa italiana che dalle forze dell’ordine all’interno del centro.
Un parere leggermente diverso ce l’hanno invece Massimiliano Iervolino, responsabile per i diritti umani della Provincia di Roma, e Elisabetta Zamparutti, deputata Radicale e tesoriera di “Nessuno tocchi Caino” in visita al Centro alcuni giorni fa: “Per prima cosa abbiamo chiesto alla Croce Rossa i numeri. Abbiamo verificato la presenza di 272 persone trattenute, 128 donne e 144 uomini, su una capienza di 364 posti di cui 306 sono quelli effettivi per via della chiusura di alcuni settori. L’aspetto critico è quello relativo all’organico degli operatori della Croce Rossa che sono in tutto solo 45, un numero che consente una copertura di 15 persone nei turni diurni e 6 i quelli notturni. Ne servirebbero almeno 10 in più. Pur non essendoci, anche per la politica che persegue la Croce Rossa, una situazione di sovraffollamento, abbiamo però verificato la presenza di un elevato numero di persone che provengono dal carcere che convivono con richiedenti asilo e con persone che non hanno precedenti penali. Abbiamo riscontrato un caso di maltrattamenti, quello nei confronti del cittadino tunisino Toujani Hanihem di 25 anni giunto in Italia dalla Libia. Il CIE, nonostante il nuovo direttore abbia un atteggiamento molto comprensivo nei confronti delle persone trattenute, vive una situazione di sofferenza propria di una struttura nata per far fronte a restrizione della libertà personale di 2 mesi e che ora si è prolungata a 6 mesi. Un prolungamento che rappresenta per molti dei trattenuti una vera e propria tortura che li porta anche a compiere gesti estremi come l’autolesionismo. Molti dei trattenuti non sono infatti al corrente della nuova normativa e la notizia di ulteriori proroghe li coglie di sorpresa. Il prolungamento dei tempi di reclusione contribuisce certamente a degradare la dignità umana dei trattenuti ma non sembra aver minimamente risolto il problema della identificazione, pre-condizione all’espulsione, che dipende dalla collaborazione delle rappresentanze dei paesi di provenienza e che non risulta risolta”.
È unanime quindi la sollecitazione a voler risolvere una situazione, che, nonostante le nuove norme in materia di sicurezza, non sembra migliorare in maniera rilevante.
Ambigue sono invece le pesanti accuse rivolte alla Croce Rossa italiana: il 21 settembre alcuni uomini con il volto coperto hanno assaltato il Comitato provinciale di Roma della Croce Rossa italiana, in via Ramazzini distribuendo volantini con la scritta “Assassini!” e imbrattando di vernice l’ingresso del comitato. Immediata la solidarietà espressa dal sindaco Gianni Alemanno: “È inaccettabile che si colpisca un’istituzione come la Cri che quotidianamente è accanto agli ultimi e ai bisognosi e che è pronta ad accorrere con celerità ovunque ci sia bisogno. La città di Roma è grata a tutti i volontari che con dedizione portano avanti compiti fondamentali, a partire dal prezioso lavoro svolto nei Cie”.
Marco Casciani
Urloweb.com