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Controllo del vicinato a Marconi: osserva, ascolta e chiama

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Il sistema contro i reati per aumentare la percezione della sicurezza

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Tratto da Urlo n.125 maggio 2015

MARCONI – Il controllo del vicinato, all’estero conosciuto come Neighbourhood Watch, nasce tra gli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti e da anni è stato adottato come metodo di prevenzione di “atti predatori” come furti ed episodi di microcriminalità. Un progetto che oggi è stato abbracciato da circa 10 milioni di persone e che è arrivato anche in Italia, in oltre 200 comuni e a Roma, nel bacino a sud che va da Laurentina a Trigoria e Pomezia.

Il progetto ora è partito anche nel quartiere Marconi, con molto favore di tutte le parti politiche municipali, a partire dal Presidente Maurizio Veloccia: “Si tratta di un esperimento che ritengo molto utile, perché si abbandona l’idea sicuritaria delle ronde e si introduce, invece, una vigilanza attiva e, soprattutto, si costruisce un collegamento tra vicini per fare in modo di recuperare, pure in un quartiere densamente popolato come Marconi, quell’idea di comunità che è viva nei paesi e nelle città più piccole e che costituisce un deterrente naturale alla microcriminalità e un elemento di coesione sociale. Ovviamente – ha continuato il Presidente – a questo si deve aggiungere il controllo del territorio, che grazie al supporto fattivo delle Forze dell’Ordine, si sta intensificando nei nostri quartieri ed ha portato numerosi controlli e fermi”.

Ma nel dettaglio, che cos’è il controllo del vicinato? In parole povere, grazie all’ausilio della tecnologia offerta da Facebook o da Whatsapp, i cittadini operano una vigilanza l’uno sull’altro, sulla propria zona, il proprio condominio o la loro strada, in modo da poter segnalare eventuali anomalie o presenza di persone sospette. Nel dettaglio abbiamo chiesto maggiori informazioni al criminologo Francesco Caccetta, responsabile dell’ACDV (Associazione Controllo del Vicinato) che ci ha spiegato come tale metodo “cerca di dare non una risposta emotiva, ma concreta e operativa, al problema dei furti. Il tutto è ben diverso dalle ronde. Sui reati predatori, tra repressione e prevenzione, la prima sicuramente non produce nulla, perché si delega ad altri il compito di risolvere un problema. E, invece, per ristabilire il senso di sicurezza dei cittadini, è importante concentrarsi sulla prevenzione, ovvero trovare un modo per evitare che tali reati avvengano. Il controllo del vicinato, in particolare, si basa su tre capisaldi – ha continuato Caccetta – Il primo è quello di recuperare il capitale sociale, ovvero ritessere quella rete impalpabile di relazioni e di leggi non scritte ma condivise che creano coesione. L’isolamento porta esclusivamente paura e più una persona ha paura più è vittima. Dunque bisogna fare in modo che i cittadini non si sentano più soli. Il secondo è l’insegnamento e la formazione dei cittadini stessi, che devono essere in grado di evitare le proprie vulnerabilità ambientali e comportamentali, che possono creare situazioni appetibili per il delinquente. Il terzo elemento è la vigilanza: i cittadini devono essere altresì in grado di fare segnalazioni qualificate alle forze dell’ordine, che rappresentano una risorsa indispensabile per il loro lavoro. Il senso del controllo del vicinato, insomma – ha concluso Caccetta – è che il ladro deve avere timore dei cittadini, senza che essi intervengano. L’intervento, infatti, è competenza delle Forze dell’Ordine”.

Il sistema, all’estero come in Italia e ora a Roma, funziona. Le persone che aderiscono a questo metodo di prevenzione, infatti, sono consapevoli, formate e soprattutto attive, oltre che ovviamente attente a non creare inutili allarmismi. Proprio a questo serve la formazione effettuata attraverso l’Associazione Controllo del vicinato, che opera attraverso una serie di incontri. Un sistema che sicuramente non sostituisce le Forze dell’Ordine, ma incrementa l’ottimizzazione degli interventi e, soprattutto, crea una rete di solidarietà, aiuto e coesione tra le persone. Nel Municipio XI il Controllo del vicinato è partito attraverso una campagna di sensibilizzazione con lo slogan “la sicurezza del quartiere dipende anche da te” in aprile. Valerio Garipoli, Capogruppo municipale di Fratelli d’Italia, reputa “molto interessante e funzionale questa nuova iniziativa cittadina, che nasce proprio dall’esigenza di contrastare la percezione dell’aumento del senso di insicurezza nelle semplici attività quotidiane, come l’andare a fare la spesa, recarsi in banca o semplicemente fare una passeggiata per le vie del quartiere. Considero inoltre utile soprattutto per le istituzioni locali e periferiche, confrontarsi con questa nuova metodologia di controllo e sicurezza, proprio perché questa nuova campagna tenderà a limitare la paura dei cittadini senza modificare le abitudini quotidiane e senza più ulteriori conseguenze sociali e psicologiche. Nell’interessante primo incontro nel quartiere Marconi del 18 aprile si è ribadito un concetto importante, ossia il risveglio del senso civico e il diritto di vivere sicuri da parte dei cittadini. Tale controllo del vicinato, da non intendersi come ronde o altro, deve essere un nuovo strumento utile tanto per i singoli cittadini, associazioni di categoria e commercianti, quanto per le Forze dell’Ordine di qualsiasi grado esse siano”. Sicuramente il controllo del vicinato è agevolato, come dicevano, dall’uso di supporti tecnologici che permettono una comunicazione facile, ma soprattutto tempestiva. “Le nuove tecnologie – ha continuato Garipoli – in questo aiutano molto i cittadini, infatti, utilizzando per esempio whatsapp, si diventa vere e proprie sentinelle dei quartieri. Dalla partecipazione ai prossimi incontri cittadini, dai riscontri nelle varie chat e in ultimo dagli interventi delle forze dell’ordine, percepiremo, nei prossimi mesi, efficacia ed efficienza di tale nuovo strumento d’ausilio alla vita quotidiana dei cittadini del Municipio XI. Intanto un ringraziamento va a Luciano Trauzzola, Protezione Civile Aralia, e Vanda Soriente, associazione “La Voce” del Municipio XI per aver promosso l’iniziativa facendosi portavoce della problematica e delle dinamiche risolutive”.

Il nascere e il portare avanti tali iniziative è sintomo di un risveglio delle coscienze dei cittadini, che si attivano per compensare autonomamente il gap che purtroppo, spesso, esiste con le amministrazioni a più livelli. Sono esperimenti positivi, perché creano coesione e stimolano la voglia di migliorarsi, ma nascono da un’esigenza importante (derivante da una mancanza importante), ovvero quella di avere maggiore sicurezza. E su questo, le amministrazioni, dovrebbero fare un’attenta riflessione.

Serena Savelli