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Ex Mira Lanza: ancora nessuna svolta per l’ex saponificio

MARCONI – Circa un mese fa, esattamente il 2 maggio, un nuovo incendio ha interessato i locali dell’ex Mira Lanza, lo sfortunato edificio che un tempo ospitava il famoso saponificio di Marconi e che da anni è oggetto di episodi di degrado, insicurezza ed illegalità.

Tra sgomberi di persone senza fissa dimora e la scoperta di vere e proprie piazze di spaccio, questo “non luogo” nel bel mezzo di un quartiere molto popolato e centrale della Capitale, continua ad essere un fonte di pericolo ed insicurezza per gli abitanti. Oltre che un enorme spreco per quello che potrebbe essere uno spazio dedicato alla cittadinanza e destinato alla socialità. Una storia lunga decenni, che ha attraversato varie amministrazioni senza trovare mai una soluzione definitiva per il suo recupero. Nel 2019 l’edificio era stato inserito tra i compendi immobiliari del bando ‘Reinventing Cities’, un progetto di rigenerazione urbana prevedeva la realizzazione del parco Papareschi e la riqualificazione dei locali proprio con lo scopo di riconsegnare l’intera area alla Comunità, ospitando centri di formazione, spazi pubblici convenzionati e attività artigianali/artistiche ma poi non venne presentata alcuna proposta.

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Il municipio XI nel marzo scorso ha votato un provvedimento portato in aula dal Pd e sottoscritto da tutte le forze politiche per sollecitare il Campidoglio su una celere azione per definire il destino dell’ex saponificio di Marconi. Il Presidente del Municipio XI Gianluca Lanzi in quell’occasione ha confermato l’indiscussa priorità di recuperare dal degrado l’area della ex Mira Lanza: “un sogno che da decenni hanno gli abitanti del quartiere Marconi”. Necessario però, sarà trovare una soluzione concreta, non semplice visto gli insuccessi dei tentativi che si sono succeduti negli anni.  “Solleciterò l’amministrazione capitolina ad ascoltare le richieste del territorio e a prevedere il rilancio urbanistico del quadrante con progetti di rigenerazione” ha dichiarato Lanzi. Alla cittadinanza non resta che attendere, e sperare.

Marta Dolfi