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Ex Mira Lanza: il futuro resta infausto

Le opposizioni chiedono un intervento risolutivo, ma per la maggioranza non c'è un progetto chiaro all'orizzonte

Tratto da Urlo n.198 febbraio 2022

MARCONI – Un nuovo episodio, frutto di incuria e degrado, ha interessato l’ex Mira Lanza a Marconi lo scorso 11 gennaio.  Un incendio (l’ennesimo, lamentano i residenti) ha interessato il complesso di archeologia industriale all’interno del quartiere, una struttura dismessa nel secondo dopoguerra, con padiglioni mai ristrutturati ma strategico per il rafforzamento della centralità della zona Ostiense-Marconi.

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LE PROPOSTE NEGLI ANNI

Negli anni, in realtà, sono state molte le proposte avanzate per la riqualifica dell’area. Una tra queste il ‘Progetto Urbano Ostiense Marconi’, scritto nel 1999-2000 ed aggiornato nel 2003-2004, che prevedeva una serie di operazioni per rilanciare il quadrante, tra le quali anche un intervento di riqualificazione dell’area in cui si trova l’ex saponificio, con la realizzazione di un asilo nido e la creazione del parco Papareschi nell’adiacente area verde. O ancora, il suo inserimento da parte dell’amministrazione Raggi in uno dei progetti del ‘Reinventing cities’, al quale seguì anche una iniziale manifestazione di interesse nella fase 1 che però si fermò lì. La situazione di questo “tormentato” spazio è ferma, facendolo diventare anche oggetto di occupazioni abusive. “Sono anni che come Fdi denunciamo e ci battiamo per lo sgombero dei senza fissa dimora e per il ripristino del decoro dell’area”, dichiara il consigliere Valerio Garipoli: “L’amministrazione deve predisporre un piano di riqualificazione che possa rendere l’intera area realmente fruibile ai residenti di Marconi, magari riprendendo anche il Bando Internazionale ‘Reinventing Cities’, avviato dalla C40 Cities Climate Leadership Group, per rigenerazione urbana all’insegna della sostenibilità ambientale – conclude Garipoli – Basta zone d’ombra difficili da controllare e monitorare che generano episodi e situazioni di estremo pericolo“.

TROPPI ANNI DI DEGRADO

Anche per Daniele Catalano ed Enrico Nacca, rispettivamente capogruppo e consigliere della Lega, si è arrivati al culmine di una situazione non più accettabile ed è necessario accelerare per trovare una soluzione: “L’incendio è solo l’ultimo episodio di degrado. Dopo le promesse del M5S, che per ben 5 anni aveva garantito la messa in sicurezza dell’area e la destinazione della stessa a RomaTre, oggi ci ritroviamo con una nuova giunta e con i soliti problemi, ovvero la presenza costante di abusivi, degrado e illegalità. Come Lega abbiamo proposto l’istituzione di una commissione sicurezza che possa coadiuvare il lavoro delle Forze dell’Ordine per arrivare, il prima possibile, ad una soluzione che protegga il patrimonio storico del Municipio XI e tuteli la sicurezza dei cittadini

POCHE PROSPETTIVE ALL’ORIZZONTE

Dal canto suo Alberto Belloni, assessore al Patrimonio e manutenzione degli immobili comunali della giunta targata Pd, spiega sinteticamente quale sia stato l’iter attraversato dall’edificio negli anni: “L’area della Mira Lanza era stata inserita dall’amministrazione 5Stelle nella D.A.C. 90/2019 concernente la valorizzazione del patrimonio comunale e successivamente candidata al Bando C40 “Reinventing Cities” – racconta l’Assessore – Purtroppo, la procedura per quest’area si è chiusa con un buco nell’acqua e i cittadini del quartiere Marconi non hanno ancora potuto vedere dei risultati che portassero soluzioni di rigenerazione urbana per una delle zone più affascinanti del nostro Municipio“. Belloni delinea un obiettivo futuro: “Per proteggere dal degrado e dall’incuria l’area, così rilevante per l’archeologia industriale, occorre quanto prima un piano di caratterizzazione e un successivo piano di bonifica che possano aprire la fase di riqualificazione, vista la grande potenzialità che la zona potrebbe offrire alla cittadinanza in termini di servizi alla persona e verde pubblico“. Considerati tutti i progetti e i tentativi falliti negli anni però, quella descritta è una prospettiva che non sembra assicurare una celere soluzione per l’area.

Marta Dolfi