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Forlanini: in corso di trasferimento, ma uno stabile gia’ ospita afghani

Augusto Santori (PDL): “Sant’Egidio gestisce una struttura di ricovero ma nuova Regione dovrà ripensare Forlanini”.
“Procedono anche in queste ore le operazioni di trasferimento di diversi padiglioni del Forlanini verso l’Ospedale San Camillo, ma intanto uno degli stabili dell’ospedale di Via Portuense che sta chiudendo è già destinato ad ospitare più di 80 cittadini di nazionalità afghana, attualmente presenti in loco e sotto la gestione della Comunità di Sant’Egidio autorizzata dalla Regione”, così dichiara in una nota Augusto Santori, consigliere del PDL del Municipio XV.
“Non è nostra intenzione fare sterile polemica sulla questione – prosegue Santori – anche perché i nuovi ospiti non sembrerebbero ad oggi provocare alcun problema di illegalità nella zona circostante e all’interno delle strutture del nosocomio. Ponendo legittimamente un problema di metodo, crediamo sia necessario avviare quel percorso partecipativo che porti chiaramente e pubblicamente a progettare la prospettiva e la destinazione dell’intera area ospedaliera che oggi è in fase di chiusura”.

“Sarà senz’altro cura anche della nuova amministrazione regionale – insiste Santori – ripensare il Forlanini, in accordo con il Comune e con le realtà associative e territoriali che si trovano a confrontarsi con quel che rimane oggi delle strutture ospedaliere. Il nostro parere è che sia indispensabile garantire a questo territorio e all’intera città servizi socio-sanitari di qualità, nonché iniziative di carattere ludico-creativo che abbiano uno specifico scopo sociale e che siano anche in grado di contenere i costi sostenuti dalle attuali strutture ASL disperse sul territorio circostante, le quali continuano a pagare fitti gravosi”.

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“Sta di fatto che procedere con iniziative mal comunicate alla popolazione e non inserite in un programma organico non partecipato – conclude Santori – sono tali da provocare sentimenti di astio della cittadinanza locale, che ad oggi, purtroppo, vede solo la chiusura del proprio ospedale e l’attivazione di servizi per immigrati, sui quali non solo si conosce ben poco, ma si ignora l’effettiva portata ed evoluzione”.

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