Tratto da Urlo n.198 febbraio 2022
MALAGROTTA – Dopo la chiusura della discarica, avvenuta nel 2013, si sarebbe dovuto procedere con la copertura (capping) dell’area, un intervento che però non è mai partito. E a causa di questi ritardi l’Italia rischia di essere sanzionata dalla Corte di Giustizia Europea. Così, per evitare la procedura di infrazione, la Regione, non potendo contare attualmente sulla E. Giovi Srl (finita in amministrazione giudiziaria), ha deciso di chiedere al Governo un finanziamento di circa 250 milioni di euro (che arriverebbero dal Fondo sociale europeo) e di procedere in danno.
I tempi per questi interventi sono però piuttosto stretti, infatti la progettualità dovrebbe essere presentata dalla E. Giovi entro luglio, il contratto di affidamento dei lavori (dopo l’espletamento della gara) non dovrà arrivare oltre il 31 dicembre prossimo, mentre gli interventi dovranno essere conclusi, collaudati e rendicontati entro il 31 dicembre 2025 (dato che i fondi si riferiscono alla linea di finanziamento FSC 2020-2024). Per assicurare il cronoprogramma serrato di questi interventi si è deciso di puntare su un commissario, il Generale Giuseppe Vadalà, che dovrà vigilare sulla realizzazione di nuovi pozzi per il percolato e di un sistema per il suo trattamento, oltre naturalmente al capping che permetterà la copertura dell’ex discarica.
In questi giorni non sono mancate le critiche sulla procedura seguita, dato che queste operazioni sarebbero in carico alla E. Giovi, mentre gli interventi verranno realizzati, come detto, in danno. Una soluzione limite, necessaria per non cadere nella procedura d’infrazione europea. Qualora la società non potesse poi appianare il debito si potrebbe arrivare fino alla requisizione dei due impianti ancora presenti nell’area di proprietà della E. Giovi: due TMB e un gassificatore.
Nel frattempo, dalle opposizioni in Consiglio comunale è arrivato l’allarme per una eventuale riapertura della discarica. La questione riguarda il possibile utilizzo della FOS (frazione organica stabilizzata, il risultato finale della lavorazione dell’indifferenziata nei TMB) per il capping, un vecchio progetto presentato nel 2008 in Regione da Cerroni. Questo sistema permetterebbe di utilizzare le circa 130 mila tonnellate di FOS prodotte dai TMB di Malagrotta, senza pagarne il conferimento altrove. Il rischio in questo caso riguarderebbe la qualità della FOS prodotta nel Lazio e la sua reale stabilizzazione (tutta da verificare secondo molti). Ad ogni modo questa ipotesi sembrerebbe comunque essere stata superata dalla Regione. Al momento quindi si tratta soltanto di una possibilità, che dovrà comunque essere vagliata qualora la E. Giovi presenti questa soluzione entro luglio, anche considerato che servirebbero circa 1 milione di tonnellate per completare il capping.
Intanto nella zona i cittadini hanno di che festeggiare, dato che il Consiglio di Stato ha accolto un ricorso proposto dal Ministero della Difesa contro le autorizzazioni rilasciate dalla Regione (la VIA del 2016) per trasformare l’ex cava di Monte Carnevale (sito indicato in passato come possibile discarica a servizio della Capitale) in una discarica di inerti. Queste non sarebbero valide vista l’opposizione del Ministero alla trasformazione dell’ex cava che, distando meno di 700 metri dal suo parco antenne, avrebbe potuto causare interferenze elettromagnetiche dovute ai mezzi pesanti in transito.
Leonardo Mancini