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“L’ultima soglia”: la mostra contro l’antisemitismo arriva anche a Roma

Dal 16 gennaio fino al 30 gennaio 2023, presso la Sala Consiliare dell’XI Municipio, si potrà ammirare la mostra fotografica relativa all’Olocausto, realizzata da Luigi Feliziani

ROMA – Per commemorare le vittime della Shoah, in prossimità del Giorno della Memoria, l’XI Municipio si è attivato e, nella Sala Consiliare “Luigi Petroselli”, ha allestito la mostra fotografica intitolata “L’Ultima Soglia”, di Luigi Feliziani.

Si tratta di un’esposizione di foto che raffigurano i portoni delle case da cui milioni di ebrei innocenti vennero portati via il 16 ottobre 1943, la maggior parte dei quali poi non fece più ritorno a casa.

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La deportazione fu un dramma che riguardò migliaia di persone, senza distinzione di sesso, età o condizione sociale; difatti furono prelevati uomini, donne, bambini, omosessuali, zingari e persone malate fisicamente e mentalmente. Un dramma che non deve essere dimenticato.

LO SCOPO DELLA MOSTRA

La mostra non vuole ripercorrere i giorni e i mesi in cui quelle persone vennero deportate, sfruttate e torturate, bensì vuole usare la fotografia come strumento per congelare un evento passato, permettendoci di compiere una riflessione. L’occhio del fotografo si sofferma sui portoni, che rappresentano per antonomasia una soglia: dall’esterno all’interno domestico che dovrebbe essere un luogo sicuro, dove ci sentiamo protetti; ma che stanno anche a rappresentare simbolicamente il passaggio dalla vita alla morte.

La riflessione davanti all’immagine di quelle porte, silenziose, oggi chiuse, può farci immedesimare nello stato d’animo e nei pensieri di tutti quei poveri uomini e quelle donne che vennero trascinati con violenza fuori dalle loro case, insieme ai lori figli. Nessuno sapeva quale sarebbe stato il loro destino: si diceva che sarebbero stati portati a lavorare per i tedeschi, o che sarebbero stati arrestati, ma chissà invece quanti presagivano con terrore il loro futuro.

LE FOTOGRAFIE

In mostra sono state esposte alcune porte a rappresentazione di tutte quelle davanti le quali sono state collocate le cosiddette “pietre d’inciampo”, vale a dire una piccola targa d’ottone della dimensione di un sampietrino (10 x 10 cm), che vengono installate dall’artista tedesco Gunter Demnig dinnanzi alle porte delle case in cui abitarono le vittime del Nazismo e, sulla quale, sono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Questo tipo di informazioni intendono ridare individualità a chi si vedeva ridurre soltanto a numero.

Oggi, davanti a quelle porte silenziose ritratte da Luigi Feliziani e su quei “sanpietrini dorati”, ci fermiamo a pensare e cerchiamo di comprendere quanto accaduto, affinché tale orrore non si ripeta più.

Annalisa Ciutti