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Quadrante Valli: se il dissesto verra’ accertato non colera’ il cemento

Dalle istituzioni messaggi bipartisan a tranquillizzare i cittadini. Si farà il possibile per evitare nuove cubature sul territorio.

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Via Giannetto Valli, viale Prospero Colonna, via Alberto Mancini, via dei Grottoni: quattro vie che formano il perimetro di una storia tanto intricata da assumere le tinte del giallo d’autore. Protagonisti della vicenda sono: un terreno instabile, sottoposto a dissesto idrogeologico, un costruttore, con il suo diritto ad edificare proprio su quel terreno, ed i cittadini, allarmati dal rischio di vedere ergersi nel proprio quartiere un castello di carte, in balia dei movimenti del sottosuolo. Perno di questo triangolo tutt’altro che amoroso sono le istituzioni politiche, la cui voce suona all’unisono a conforto dei timori dei residenti. Federico Rocca (Pdl), membro della Commissione Lavori Pubblici di Roma Capitale, spiega le origini della controversia: “L’area del dissesto idrogeologico di via Giannetto Valli è stata inserita nel decreto Ventotene dalla Regione Lazio che ha stanziato 3.5 milioni di euro per lo studio di un intervento che possa risolvere il problema. È stato infatti accertato che non è un semplice smottamento del terreno ma c’è proprio una situazione di grave dissesto che riguarda l’interno quadrante, non solo via Giannetto Valli”. Il problema è che precedentemente, su quella stessa area, è stato approvato un articolo 11 che prevede la realizzazione di due palazzine da cinque piani ed un seminterrato. Come spiega il Consigliere: “L’articolo 11 è stato approvato anni fa, con l’iter amministrativo che si è fermato proprio perché è subentrata la Regione che ha definito il quadrante sottoposto a dissesto idrogeologico”. Si arriva così allo snodo cruciale di questa storia, ben sintetizzabile nella domanda che si pone Federico Rocca: “Il costruttore sostiene che il suo intervento non avrà alcun tipo di impatto sul dissesto esistente, ma senza quello studio sull’intero quadrante richiesto dalla Regione, chi ci dirà che l’intervento non sarà impattante?”. L’interrogativo non cade nel vuoto ed è lo stesso consigliere ad esplicitare la sua risposta: “L’idea sarebbe fin da subito di valutare la delocalizzazione dell’intervento. Alla luce dei dati che abbiamo sarebbe miope ostinarsi a volerlo realizzare e quindi logica vorrebbe che il privato accetti questa soluzione e attivi gli uffici dell’amministrazione”. In un quadro così incerto lo sguardo di Federico Rocca volge perentoriamente al futuro: “Per quanto mi riguarda lì il Comune non deve dare alcun tipo di concessione edilizia per far partire l’intervento. La firma è un rischio che nessuno può prendersi: allo stato attuale nessuno può affermare con certezza che non là non succede niente”. Nando Bonessio, Presidente dei Verdi del Lazio, spiega il motivo per cui è impossibile procedere alla costruzione basandosi sul principio di precauzione: “La sua applicazione prevede che, finché non si è proceduto ad una messa in sicurezza del territorio, non ci sia nessuna ipotesi edificatoria. Oltretutto recentemente si è pronunciato il Direttore dell’area Difesa Suolo della Regione ed ha messo nero su bianco che la zona è prioritariamente destinata ad essere sanata da un punto di vista idrogeologico”. A suo giudizio, tuttavia, per potersi ritenere definitivamente tranquilli bisognerà attendere la definitiva delocalizzazione dell’intervento, ma nel frattempo afferma con decisione che non mancherà il supporto al fianco degli abitanti: “I cittadini possono essere sicuri e tranquilli che finché non si raggiungerà questo obiettivo noi saremo al loro fianco. Il rischio idrogeologico va affrontato perché nel nostro Paese troppe volte viene sottovalutato e ci troviamo a piangere tragedie che potevano essere evitate”. Augusto Santori, Consigliere Pdl del Municipio XV, sottolinea invece come al momento siano anche i problemi di bilancio ad ostacolare una definitiva soluzione della controversia: “Con meno di 10 milioni di euro la zona non può essere messa in sicurezza. Il finanziamento emanato dalla Regione Lazio, seppur importante, è assolutamente parziale”. La carenza di risorse economiche rende difficile anche la possibile di creazione di un grande parco pubblico, come sottolinea il Consigliere: “Si ragiona per cercare di fare in modo che la zona torni ad essere “N” e quindi destinata al verde pubblico. Sarebbe un passo importante perché stralcerebbe definitivamente ogni progetto di costruzione nell’area. Certamente anche in questo caso c’è un problema legato alle esigenze di bilancio: con i fondi che ha attualmente a disposizione il Municipio si renderebbe ora impossibile l’allargamento del perimetro del parco pubblico. Sosteniamo in medio-lungo termine l’idea di creare un polmone verde importante anche all’interno della zona Portuense che è carente di queste aree, essendoci molti spazi privati, incolti e generalmente degradati”. Nel breve termine c’è invece da riconquistare la fiducia dei cittadini. Paolo Romeo, del Comitato Santa Silvia, lancia un appello inequivocabile: “la gente si sente presa in giro. C’è la completa sfiducia nei confronti di chi dovrebbe tutelare i nostri interessi. Qui facciamo il cambio di guardia tra gli inquilini degli stabili per sorvegliare su ciò che si muove intorno”. Come sottolinea il Presidente, la paura è che “ci sarà un blitz quando tutti se ne andranno in vacanza a Ferragosto nel corso del quale si aprirà un cantiere cui nessuno potrà accedere in quanto proprietà privata”. Le parole della politica tracciano una strada direttamente comunicante con i bisogni dei cittadini. Nei prossimi mesi vedremo se anche i fatti seguiranno questo stesso percorso.

Simone Dell’Unto