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Via Bartolucci 38: trent’anni di abbandono

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Vi raccontiamo la storia di uno “scheletro urbano” nel cuore di Portuense

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Tratto da Urlo n.123 marzo 2015

PORTUENSE – Questa è la storia di uno dei tanti edifici abbandonati di Roma. Nel quartiere Portuense, camminando su via Bartolucci, precisamente al civico 38, è impossibile non scorgere lo scheletro in cemento di un edificio basso, grigio, malconcio e pieno di erbacce attorno. Si tratta di uno stabile dell’Inps di circa 4600 mq, sviluppato in due manufatti prefabbricati a copertura piana che, nel 1958, doveva essere un edificio ad uso abitativo. Poi, negli anni ’70 venne inaugurata nel plesso una scuola, che chiuse i battenti nel 1985. Da lì la storia si è complicata. Infatti nel 1990 alcuni attivisti del Fronte della Gioventù, la branca più giovane dell’Msi, occupò lo spazio e ne fece uno dei centri sociali di destra più longevi dell’epoca. “Il Bartolo”, così venne ribattezzato, durò circa un anno e venne chiuso perché molti degli esponenti del Fronte passarono ad un nuovo movimento politico più forte, il Meridiano Zero. Lo stabile, nel 2000, venne affittato dalla società IGEI (che si occupa della gestione patrimoniale dell’Inps) alla Cooperativa Sociale ECASS che si occupava di persone con disabilità. Tale associazione si mostrò anche interessata all’acquisto del plesso. Successivamente si decise di fare un’asta pubblica per la vendita, poi annullata. Nel 2010 si risolse il contratto di locazione con la ECASS che, nel frattempo, non entrò mai in possesso degli spazi. Intanto, precisamente nel 2006, lo stabile veniva occupato dall’Associazione Culturale Quadrato, che voleva creare all’interno delle attività per il quartiere, dando così un segnale forte alle istituzioni che apparivano assenteiste, a loro avviso, da questo punto di vista. Lo stabile venne sgomberato, però, in breve tempo. Da allora più nulla. Man mano che il tempo passava veniva rubato tutto il rubabile: infissi, porte, suppellettili di qualsiasi genere. Rimase solo lo scheletro della struttura, proprio così, come appare ancora oggi. L’ultima notizia che si ha è che nel 2011 c’è stata una richiesta da parte di un privato per l’assegnazione. Poi, il silenzio. Di tanto in tanto sono state rimosse le erbacce e pulita l’area, ma nulla di più. Così, incuriositi da questo manufatto decadente e abbandonato, abbiamo chiesto alle istituzioni come si è arrivati a questo stato attuale. “Lo stabile di via Bartolucci 38 è di proprietà dell’Inps – ha dichiarato Maurizio Veloccia, Presidente del Municipio XI – In quanto immobile non di nostra proprietà non siamo nelle condizioni di intervenire direttamente sullo stato di abbandono in cui l’edificio, effettivamente, versa da anni. Ciononostante abbiamo scritto in più occasioni alla stessa Inps chiedendo di provvedere nel minor tempo possibile, intanto, alla pulizia dell’area e in particolare alla potatura degli alberi. A giugno 2014, inoltre, abbiamo richiesto un incontro con l’Istituto con lo scopo di valutare l’opportunità di destinare il manufatto di via Bartolucci per un utilizzo a scopo sociale e culturale”. Anche Marco Campitelli, esponente di DifendiAmo Roma, pensa che non utilizzare uno spazio del genere sia uno spreco “vista la grande quantità di giovani che continuamente chiedono delle aree per poter organizzare delle attività e considerato anche che il nostro quadrante è povero di strutture ricettive. In una zona che non ha nulla, lasciare quella cattedrale nel deserto è improponibile e né Paris, né Veloccia hanno mai fatto nulla in merito, solo annunci. L’auspicio, quindi, è che alle parole seguano i fatti”. Anche per Federico Rocca, Responsabile Enti Locali per FdI-An e Valerio Garipoli, Consigliere FdI al Municipio XI, avere uno stabile così dismesso è uno scempio. “Sono stati fatti degli atti e delle interrogazioni in merito – hanno dichiarato – ma più passa il tempo e più l’edificio perde valore. Ormai è un vero e proprio rudere. Il pubblico, per acquisirlo, non avrebbe le risorse per sistemarlo e il privato potrebbe essere interessato solo nell’eventualità di inserirci un’attività commerciale, perché la spesa sarebbe davvero ingente. Quello stabile abbandonato, quindi, potrebbe restare tale ancora per molto tempo”.

Serena Savelli