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Malagrotta: commissariamento scaduto, tante novita’

Tensione a Riano e Corcolle: per molti non saranno siti provvisori. Scetticismo sui tempi di chiusura di Malagortta. Rispunta Monti dell’Ortaccio.


I 45 giorni del commissariamento della discarica di Malagrotta sono finiti. Poco più di un mese che ha visto numerosi interventi e colpi di scena sulla questione rifiuti della Capitale. Anche il Consiglio straordinario dei rifiuti del 19 ottobre è stato un momento importante, come dichiara il presidente della Commissione Ambiente del Comune Andrea De Priamo: “Durante il Consiglio la maggioranza di centrodestra ha approvato una mozione che impegna la Giunta Polverini a mettere in campo tutte le iniziative necessarie per chiudere Malagrotta e tutelare la Valle Galeria”. Dai banchi dell’opposizione è stata particolarmente discussa e criticata la procedura che ha portato al commissariamento della discarica. “L’errore della presidente Polverini”, ha dichiarato Esterino Montino, Capogruppo PD, “è stato quello di assumersi responsabilità e adempimenti che riguardavano il Comune di Roma, cercando una scorciatoia in un momento di emergenza”. Anche dall’Idv le critiche non sono mancate, con la proposta da parte di Carlo Bucci di rivedere l’analisi che ha portato all’individuazione dei siti per le discariche provvisorie, aprendo invece una consultazione con i cittadini tramite esperti terzi. Risulta invece preoccupato per l’effettiva temporaneità degli impianti Francesco Storace (La Destra) il quale, rallegrandosi per la chiusura di Malagrotta, ha chiesto di non strumentalizzare il disagio dei cittadini e di non far diventare definitivi dei siti indicati come provvisori. E se l’assessore regionale alle Attività produttive e Politiche dei rifiuti, Pietro Di Paolo, impegnato nella definitiva adozione del Piano rifiuti, afferma che “il Lazio con il nuovo Piano potrà vantarsi di essere la prima Regione d’Italia ad aver adottato un programma straordinario su prevenzione e riduzione, per il quale sono stati già stanziati 2 milioni di euro” e che “il Piano non prevede impianti di incenerimento, termovalorizzatori o gassificatori”, dobbiamo aggiungere che questi impianti sarebbero però inseriti nello scenario di controllo, che entrerebbe in funzione qualora il Piano dovesse fallire. Nella riunione sono anche state bocciate a maggioranza 6 mozioni promosse dall’opposizione, fra cui quella dei Radicali: ma Massimiliano Iervolino difende proprio la proposta dei colleghi Radicali alla Regione, Berardo e Rossodivita, ritenendola meritoria poiché “tentava di avvicinare gli attori in campo” e parlando del testo da loro letto in Consiglio dichiara: “Abbiamo fatto, senza ricevere risposta, una proposta alla Presidente Polverini per la sottoscrizione di un patto con i cittadini che prevedesse lo stanziamento -nella finanziaria da approvare entro il 31 dicembre- dei fondi necessari per intraprendere un programma di riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata porta a porta, impianti di compostaggio e monitoraggio di inceneritori e discariche. Senza questo nessun cittadino dei territori interessati si fiderà della tanto decantata provvisorietà”. Anche i Verdi non apprezzano il Piano: “dire che sui rifiuti nel Lazio si navighi a vista sarebbe fare un complimento alla coppia Alemanno-Polverini”, dichiara Nando Bonessio presidente dei Verdi Lazio, “la realtà è che si va a picco e che ciò che si prospetta è una non soluzione”.
Il commissariamento di Malagrotta ha portato comunque alcuni risultati, annunciati già prima della fine dei 45 giorni. Per il Prefetto saranno infatti Quadro Alto nel Comune di Riano e Corcolle-San Vittorino nel Municipo VIII, i due siti che ospiteranno provvisoriamente (36 mesi?) i rifiuti dopo la chiusura di Malagrotta, imposta dall’Europa per il 31 dicembre prossimo. “Ho riunito una commissione di tecnici e ho scelto questi siti sulla base di due presupposti”, spiega Pecoraro, “garantire la qualità nel trattamento dei rifiuti ed evitare che un unico sito sia oberato da una grande quantità di rifiuti stessi”, ma la scelta non è stata facile e “nasce da un presupposto determinante: l’urgenza di chiudere Malagrotta perché l’Italia è già stata oggetto di infrazione da parte dell’UE”. Tuttavia queste scelte hanno attivato una serie di polemiche. Per quanto riguarda Corcolle, il consigliere comunale del Pdl Di Cosimo dice che “la scelta è sbagliata perché i vincoli esistenti rendono estremamente difficoltosa la realizzazione di un’eventuale discarica, che possa essere utilizzata per risolvere il problema rifiuti di Roma”. E il 22 ottobre è iniziata anche la protesta da parte dei cittadini di Riano con il Coordinamento Riano No Discarica, che ha organizzato manifestazioni sul territorio, tra cui al Festival del Cinema e al Cimitero Flaminio. Il segretario locale del PD Claudio Baccetti ha dichiarato: “non ci arrendiamo a questa decisione antidemocratica, oltre a sfilare in 3000 stiamo per presentare un ricorso al Tar e ci appelleremo anche alla Commissione Europea”. Sull’indicazione del sito è intervenuto anche il Sindaco Ricceri: “con Pecoraro non c’è stata alcuna trattativa, ma semplicemente una comunicazione ufficiale”. Con i cittadini di Riano ha sfilato anche l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, provocando i commenti risentiti di Polverini e Storace: “Marrazzo in cinque anni non ha fatto nulla per contrastare l’emergenza”. Ma le critiche più feroci arrivano sul carattere temporaneo degli impianti: “la vera presa in giro è che Polverini lascia credere che il sito di Quadro Alto resti in funzione per soli 36 mesi”, ha dichiarato il Vicesindaco di Riano Italo Arcuri. Ma secondo Alemanno a Riano: “non è stata fatta nessuna ingiustizia, bisogna evitare proteste e blocchi ai lavori”, in riferimento al progetto dei giovani del paese per un presidio permanente. Anche Michele Civita, assessore alle Politiche del Territorio e Tutela Ambientale della Provincia di Roma, non condivide la scelta del Prefetto: “Quadro Alto è un sito che per dimensioni e volumetrie disponibili può riprodurre una nuova Malagrotta. L’obiettivo iniziale era invece di non ripetere questa esperienza, ma di aumentare quantità e qualità della raccolta differenziata, così da sfruttare gli impianti di trattamento”.

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Ma un altro colpo di scena ha movimentato i 45 giorni del commissariamento. L’imprenditore Manlio Cerroni, già gestore di Malagrotta e proprietario dell’impresa COLARI, ha svelato la sua proprietà dei terreni di Riano su cui dovrebbe sorgere il sito temporaneo. “Avevamo già un’opzione d’acquisto, poi con l’approssimarsi della decisione di costruirci la discarica abbiamo comprato i terreni”, spiega Cerroni. Nei giorni seguenti sempre Cerroni ha dichiarato al Fattoquotidiano che, in caso non si arrivi alla decisione sui siti alternativi, “abbiamo delle soluzioni d’emergenza, come il sito di Monti dell’Ortaccio”, riportando il dibattito su un sito sul quale opinione pubblica e politica hanno già espresso il loro dissenso, come ha dichiarato De Priamo: “l’indicazione dei due siti provvisori è un atto certo per la chiusura definitiva di Malagrotta. Una scelta che, pur comportando una serie di problematiche e proteste sui territori interessati, ha scongiurato l’ipotesi di collocare nuovi impianti nell’area della Valle Galeria, facendo venire meno le opzioni di Monti dell’Ortaccio o Testa di Cane”. Lo stesso Prefetto Pecoraro sembra fosse a conoscenza dell’acquisto da parte della COLARI: “a me non interessa se c’è stato un contratto, non sono cose che riguardano il mio operato. Io so solo che procederemo con l’ordinanza di individuazione delle aree e successivamente con l’esproprio”. Si preannuncia quindi una battaglia a colpi di ricorsi, che potrebbe far ulteriormente slittare l’apertura dei nuovi siti e quindi la chiusura di Malagrotta. Il problema più grande è che la discarica romana sembra ormai esaurita: “non ci sono più le volumetrie”, ha dichiarato lo stesso Cerroni. E se Alemanno ha parlato di marzo come mese più probabile per la chiusura di Malagrotta, la stessa Polverini ha precisato che su questa materia la decisione finale spetta a Pecoraro. Questo potrebbe portare ad un’inversione di tendenza nei confronti di Monti dell’Ortaccio, una soluzione comoda, vicina e preparata a dovere dalla COLARI negli ultimi mesi. Dal canto loro i cittadini e le autorità politiche del Municipio XVI aspettano la chiusura di Malagrotta e si opporranno a qualsiasi ulteriore proroga o colpi di mano che vedano l’apertura di un nuovo impianto nella Valle di Galeria. Altro scenario futuribile è quello descritto da Enzo Foschi (Pd), secondo il quale per convincere Cerroni a mantenere aperto l’impianto di Malagrotta fino a Marzo, si potrebbe giocare l’unica carta in mano a Comune e Regione, e cioè non procedere all’esproprio delle cave di Quadro Alto. Nei prossimi giorni vedremo evolversi anche la situazione dei ricorsi al TAR e con essa il destino dei nostri rifiuti.

Leonardo Mancini