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Ucri: continua la battaglia per scongiurare lo spostamento

Il Comitato Ridivita invia due nuove diffide al trasferimento dei pazienti in altre strutture

MONTEVERDEDue nuove diffide sono partite ieri da parte del Comitato Ridivita (Riabilitiamo la dignità di vita) a tutela degli utenti fragili ricoverati presso l’Unità di cure residenziali intensive (Ucri) del San Camillo. Il reparto, attualmente dislocato al sesto piano del Padiglione Puddu, rischia di essere trasferito e smembrato per far posto a un’area Covid. Nonostante le proteste dei giorni scorsi la ricerca di strutture convenzionate dove spostare i delicati utenti del servizio da parte dell’Azienda Ospedaliera continua. È questa la denuncia del Comitato, un’associazione di familiari e amministratori di sostegno dei pazienti in stato vegetativo e di minima responsività, ricoverati presso la struttura.

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DUE NUOVE DIFFIDE

A parlarcene è stato Giacomo Giujusa, presidente del Comitato Ridivita, che ha detto: “Malgrado le proteste dei familiari e le rassicurazioni telefoniche del Direttore Generale del San Camillo Forlanini, l’Azienda Ospedaliera ha proseguito con la ricerca di posti letto in strutture private R1 convenzionate per spostare i pazienti e dismettere, a 9 anni dall’apertura, l’Unità di cure residenziali intensive. Questa mattina (ieri, mercoledì 25 marzo ndr) la Casa di Cure Aurelia Hospital ha risposto alle richieste dando disponibilità immediata per l’accettazione di 5 dei 9 pazienti”. Alla notizia sono partite le proteste del Comitato che ha inviato una diffida ufficiale direttamente all’Aurelia Hospital all’interno della quale viene ripercorsa la storia del delicato reparto che, seguita Giujusa nella nota “l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini sta dismettendo senza atti formali aziendali e regionali”. Per questa e molte altre ragioni indicate nel documento, si legge, il Comitato Ridivita “diffida la società Aurelia’80 Spa, responsabile della Casa di Cura Aurelia Hospital, dal procedere all’accettazione dei pazienti Ucri partecipando alle azioni che stanno portando all’interruzione del percorso riabilitativo dei malati e del pubblico servizio fornito dalla struttura”. La protesta messa in campo fino ad ora avrebbe per il momento scongiurato il trasferimento, ci dice sempre Giujusa che ha sottolineato come uno “spostamento dei pazienti pregiudicherebbe il lavoro riabilitativo eseguito da tutto il personale medico, infermieristico, operatori sanitari e fisioterapisti, rendendo vano ogni piccolo miglioramento conseguito in questi anni da ciascun paziente. Tale comportamento non può che determinare una interruzione del percorso riabilitativo dei malati nonché una ingiustificata e illegittima interruzione del pubblico servizio sanitario”. Giujusa ha quindi fatto partire ieri quindi anche un’altra diffida “a porre in essere qualsiasi iniziativa volta al trasferimento dei pazienti ricoverati presso il reparto UCRI del San Camillo Forlanini di Roma”, indirizzata questa volta, oltre che alla Regione Lazio, all’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, alla Procura della Repubblica e al Ministero della Salute, come la precedente, anche alla Casa di Cura Aurelia Hospital e al Presidente della Repubblica.

IL SAN CAMILLO

Intanto due giorni fa era arrivata la risposta alle affermazioni del Comitato da parte del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Fabrizio D’Alba. A riportarle è stato in un articolo del 24 marzo scorso il quotidiano Il Tempo: “Il padiglione Puddu è stato individuato come seconda aerea Covid, la prima è il Marchiafava. Considerando che l’emergenza Coronavirus è in continua evoluzione e che fra 10 giorni non sappiamo cosa succederà, volevamo svuotare il padiglione per essere immediatamente pronti alla riconversione, casomai la situazione Covid precipitasse”, si legge nella dichiarazione di Fabrizio D’Alba che poi specificava: “Per quanto riguarda poi i pazienti fragili dell’Ucri abbiamo dato un elenco alle famiglie affinché possano scegliere le strutture accreditate e adeguate alle problematiche dei pazienti. Oggi c’è la possibilità di preparare un’uscita gestita. Cosa che non sarà più possibile garantire un domani: se la situazione dovesse precipitare, saremmo costretti ad un trasferimento immediato e d’urgenza”. Ma, dice Giujusa, alle famiglie “non è stato fornito alcun elenco. È una cosa assolutamente falsa perchè il tentato spostamento dei pazienti è avvenuto senza un atto scritto della direzione aziendale e senza fornire alcuna notizia agli amministratori di sostegno. Oggi l’Ucri, che accoglie pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza, ha rischiato di scomparire con l’alibi del Covid”, ha concluso Giujusa che ha anticipato: “Invieremo una nota con richiesta di incontro alla direzione aziendale, magari in videoconferenza, ribadendo la necessità di mantenere l’integrità dell’Ucri e di salvaguardare il progetto”.

Anna Paola Tortora