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Agitazione per le case di riposo romane

La nuova proposta dell’Assessore Belviso tra chiusure annunciate, voucher, liste d’attesa interminabili e mancanza di controlli

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Problemi e incertezze affliggono il sistema delle residenze assistenziali nel Lazio. In base ai dati del Ministero dell’Interno nella nostra regione sono attive soltanto 36 strutture pubbliche e 400  miste e private con una capacità di accoglienza di circa 9mila anziani. Esistono poi strutture private che sfuggono a un censimento pubblico, ai controlli comunali e della regione. In questo panorama uno dei problemi resta l’accreditamento, secondo cui soltanto una minima percentuale risulta essere in regola. Negli ultimi giorni la Giunta comunale, su proposta dell’Assessore alle Politiche Sociali Sveva Belviso, ha dato il via alla riorganizzazione del sistema delle case di riposo per gli over 65 con un progetto sperimentale, due soluzioni innovative in vista della chiusura della struttura ‘Roma 2′ di via di Casal Boccone. La prima consiste nel rientro dell’anziano presso la propria abitazione o in quella del proprio familiare e nell’erogazione di un contributo che va dai 400 ai 1.000 euro in base al reddito Isee. La seconda prevede l’inserimento all’interno di case famiglia o in strutture private convenzionate, soluzione quest’ultima che consentirebbe un risparmio per le casse comunali di circa il 60%.”Oggi sono 247 gli anziani ospiti nelle case di riposo comunali con un costo medio mensile pro capite di 3.700 Euro e una spesa complessiva per l’Amministrazione di 11milioni di euro – commenta l’Assessore Belviso – ai quali si aggiungono i costi per le manutenzioni straordinarie. Sono 280 le persone in lista d’ attesa, che aspettano anche più di due anni prima di poter entrare in una casa di riposo comunale, con il risultato che molti di loro preferiscono rinunciare. Il progetto di riorganizzazione – conclude l’Assessore – si inserisce all’interno di una stagione di riforme che risponde all’obiettivo di aiutare un numero maggiore di anziani, ottenere un efficientamento della spesa e, allo stesso tempo, di raggiungere standard più elevati di qualità del servizio, infine, abbiamo avviato tavoli con le parti sociali, sindacati e centrali cooperative, per valutare un’eventuale ricollocazione delle risorse umane”. L’Assessore parla di un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, di una necessaria razionalizzazione della spesa e afferma che da parte dell’amministrazione non c’è nessun abbandono, anzi la volontà di migliorare il servizio nel pieno rispetto dei cittadini.
Ma non la pensano così dall’opposizione: “Faremo battaglia in Consiglio comunale come gruppo PD perché la riforma è debolissima” – spiega Emanuela Droghei, responsabile PD Roma per il Sociale e la Sanità – “Fatta salva la necessità di razionalizzare i costi, gli anziani a Roma sono una grande fascia di popolazione, soprattutto quelli soli, e sono molto deboli sia economicamente che per quanto riguarda la rete di rapporti”. Droghei poi continuna: “La cosa che salta subito all’occhio è il fatto che l’amministrazione comunale sostiene di poter reinserire l’anziano all’interno della propria abitazione o quella del familiare. Ma basterebbe visitare una casa di riposo per rendersi conto delle motivazioni per cui un anziano viene ricoverato nelle strutture comunali: situazioni di solitudine, di non autosufficienza non solamente motoria, di fragilità economica. E da queste condizioni non si torna indietro. Come si fa a pensare allora che un anziano che è stato inserito all’interno di una casa di riposo possa tornare nella propria abitazione, quale abitazione?”.“La politica del voucher che l’Assessorato alle politiche sociali di Roma sta introducendo trasversalmente – prosegue Droghei – ha sempre lo stesso approccio: meno servizi, meno presenza degli enti locali nel sostegno al cittadino, più voucher, più soldi. Così l’amministrazione pubblica si deresponsabilizza e crede di risparmiare, un approccio, anche culturale, che noi combatteremo in maniera strenua in Consiglio comunale: i servizi per i cittadini non devono in alcun modo ritrarsi dalla realizzazione piena del diritto di cittadinanza. Il servizio pubblico è fatto anche di soggetti privati, dove per privato si intende compartecipazione, coprogettazione, e il Pd non hai mai rinnegato l’ingresso di un sistema convenzionato all’interno della gestione del pubblico. Ma il punto è che l’amministrazione pubblica ha il compito di stabilire i livelli essenziali che non possono essere elusi e di creare una rete di gestione. Il soggetto pubblico è il grande protagonista della rete dei servizi, perché li programma, li inventa, li tira su, li gestisce”.

Ilaria Campodonico