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Auditorium sotto il mirino della Giunta Alemanno

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Dopo la nomina di Regina il Campidoglio indica i criteri gestionali e si prepara a tagliare i fondi alla cultura

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La nuova Giunta Alemanno, nata sotto il segno della discontinuità rispetto ai primi due anni e mezzo di amministrazione del centro-destra, si affanna alla ricerca di una soluzione che metta al riparo le casse comunali da un’indecorosa bancarotta. Così, dopo neanche 30 giorni dall’insediamento della nuova amministrazione, in Campidoglio viene varato il “nuovo corso” Alemanno. E l’attenzione si concentra anche sul panorama culturale.
Partiamo dal principio. È del 12 gennaio scorso la notizia che Gianni Borgna, Presidente del Parco della Musica ed ex Assessore alla Cultura delle giunte di centro-sinistra, viene sostituito da Aurelio Regina, leader degli industriali romani, alla guida della Fondazione Musica per Roma. Una nomina che non ha evitato polemiche sulla pertinenza della scelta di Alemanno di affidare ad un imprenditore la guida di un’istituzione culturale tra le più importanti della città.
Il Campidoglio è il socio principale della Fondazione Musica per Roma, nata nel luglio 2004 e gestita prima da Goffredo Bettini e poi da Gianni Borgna, cui va dato il merito di aver contribuito al suo successo per qualità e quantità della proposta musicale e culturale.
Il risultato più clamoroso, tuttavia, è quello economico. Il bilancio della Fondazione Musica Per Roma al 2009 è in attivo di quasi 100.000 euro. Una particolare eccezione rispetto alla gran parte degli istituti culturali italiani che non beneficiano di finanziamenti statali. Questi dati, assieme al record di oltre 2 mln di visitatori, non hanno comunque fatto desistere dalla sua azione il Presidente della commissione Cultura di Roma Capitale, Federico Mollicone, che invece imputa alla gestione di Carlo Fuortes, Amministratore delegato della Fondazione, l’inefficienza dal punto di vista del bilancio economico-gestionale e i presunti licenziamenti in tronco operati negli ultimi mesi. L’esponente del Pdl ha esplicitamente chiesto “un segnale di discontinuità nella gestione della Fondazione Musica per Roma e delle altre istituzioni culturali”. Lo “spoil system dolce” che ha in mente Mollicone, deve permettere, a suo dire, “attraverso un concorso pubblico per l’assunzione dei manager, assente nel corso dell’Amministrazione Alemanno”, di aprire tutte le istituzioni culturali alle eccellenze manageriali del settore, sottraendole a politici mascherati da tecnici.
Alle parole di Mollicone fa eco Alemanno, che annuncia di voler creare un comitato scientifico che supporti la dirigenza dell’Auditorium per “garantire un altissimo livello culturale” ma al contempo si scopre che nel bilancio 2011 Roma Capitale potrebbe stanziare 30 mln per la cultura rispetto ai 62 del 2010. Un taglio lineare del 50% che, nel caso dell’Auditorium vedrà i finanziamenti ridursi a 3 mln di euro dai quasi 5 mln stanziati l’anno scorso.
“Sono preoccupato che a seguito del ricambio della Giunta possa aprirsi una stagione di epurazione in merito al vero e proprio attacco lanciato da Mollicone nei confronti dell’Ad di Musica per Roma – ribatte l’ex assessore alla Cultura Umberto Croppi – Carlo Fuortes è uno dei migliori professionisti presenti nella città che, insieme a una collaudata compagine di collaboratori, ha garantito performance eccezionali”.
Dunque sembra che la preoccupazione principale della nuova Giunta è per uno dei pochi enti che sembra essere a posto con i conti (a differenza delle casse comunali) e che ha costruito negli anni un successo fatto di proposte culturali alte e accessibili. Quindi, mascherando il tutto con il concetto di meritocrazia, che di certo non è stato applicato neanche in altri ambiti (vedi le assunzioni Atac e Ama), si cambieranno i vertici.
Mollicone, inoltre, si scaglia contro Fuortes, colpevole di aver espresso una sua simpatia per la precedente Amministrazione Veltroni. Dai giudizi pervenuti da tutti gli schieramenti politici, in maniera quindi trasversale, sull’allontanamento dalla carica di assessore alla Cultura Croppi, è opinione diffusa che al Pdl capitolino non appartenga la capacità di giudicare l’operato dei manager culturali a prescindere dalle alleanze politiche in atto.
Ma la bancarotta di Roma Capitale incombe feroce e con qualcuno bisogna pur prendersela.

Gabriele Simmini