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Coronavirus: metà delle imprese aperte in Italia lavora nel campo del cibo

Più di un milione di realtà all’opera per garantire ai cittadini dello stivale forniture alimentari

CONSUMATORI – Come ben noto a tutti, in seguito ai vari decreti governativi che si sono susseguiti in queste ultime settimane di pari passo con l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria per la diffusione del Coronavirus, moltissime attività hanno dovuto per il momento chiudere la saracinesca. Delle imprese che hanno potuto proseguire il proprio lavoro, fa sapere la Coldiretti in un comunicato stampa, circa la metà è impiegata nel settore alimentare e opera tutti i giorni per garantire alla popolazione approvvigionamento alimentare. Si tratta di oltre un milione di realtà “divise tra 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita, tra ipermercati (911) supermercati (21101), discount alimentari (1716), minimercati (70081 e altri negozi (138000)”. È questo lo scenario che emerge da un’analisi sugli effetti dei DPCM dell’11 e del 22 marzo, condotta sulle base dei dati Istat secondo i quali complessivamente le aziende ancora all’opera all’interno dello stivale sono poco meno di 2,3 milioni.

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LA FILIERA RAPPRESENTA IL 25% DEL PIL DEL PAESE

“La filiera alimentare – si legge sempre nella nota della Coldiretti – continua ad operare con 3,6 milioni di persone con un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil”. Il sistema poggia sull’agricoltura nazionale, che “che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, dal grano duro per la pasta al riso, dal vino a molti prodotti ortofrutticoli ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi”. Ma non solo: “L’Italia è il primo produttore UE di riso, grano duro e vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi”. Tra le eccellenze prodotte nel paese non bisogna dimenticare la frutta: “L’Italia primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne”.
Il nostro paese è il secondo produttore in UE di lattuga, cavolfiori, broccoli, spinaci, zucchine, aglio, ceci, lenticchie e altri legumi freschi oltre che di pesche, nettarine, meloni, limoni, arance, clementine, fragole (coltivate in serra), olive da olio, mandorle e castagne. Terzo gradino sul podio per l’Italia invece in Europa per la produzione di asparagi, ravanelli, peperoni e peperoncini, fagioli freschi, angurie, fichi, prugne e olive da tavola.

ITALIA LEADER IN EUROPA PER SPECIALITÁ DOP E IGP

Ma non bisogna poi scordare il ruolo del paese nella produzione di eccellenze alimentari: “L’Italia – specifica nella nota la Coldiretti – è leader indiscusso nella UE per la qualità alimentare con 299 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 60mila aziende agricole biologiche e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari.”

EMERGENZA CORONAVIRUS

L’emergenza sanitaria ha ridotto gli scambi commerciali, per la chiusura delle frontiere e le difficoltà nei trasporti e da questa situazione sta emergendo sempre di più la consapevolezza del valore strategico rappresentato dal cibo e dell’importanza della garanzia di qualità e sicurezza, fa notate il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: “L’Italia, che è il Paese con più controlli e maggiore sostenibilità, ne potrà trarre certamente beneficio ma occorre invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo nazionale”. È nata per questo “l’Alleanza salva spesa Made in Italy”, in collaborazione con agricoltori, industrie alimentari e distribuzione commerciale, tutti impegnati nel garantire “regolarità delle forniture alimentari agli italiani e a combattere qualsiasi forma di speculazione sul cibo dai campi alle tavole”, conclude Prandini.

APT