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La protesta degli indignati italiani

La manifestazione promossa in tutto il mondo per il 15 ottobre partirà da piazza della Repubblica alle 14, così i cittadini prendono la parola contro crisi e poteri economici

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Dal maggio scorso abbiamo imparato a familiarizzare con questa parola, “Indignati”, un gruppo di giovani spagnoli accampati in una piazza della loro capitale ci hanno ricordato il significato dimenticato, accantonato, lo hanno gridato accampandosi e organizzando un presidio di protesta permanente, riuscendo a coinvolgere tutti i loro coetanei e la popolazione in genere. Nei mesi il mondo ha risposto al segnale lanciato dai ragazzi spagnoli e i giovani sono tornati protagonisti, da New York a Tel Aviv, passando per il Nord Africa delle primavere arabe e delle guerre di liberazione. Ed è arrivato anche il momento per l’Italia. Negli ultimi giorni già diversi cortei hanno sfilato per le città della penisola, indirizzando la loro protesta contro istituzioni politiche e finanziarie e ribadendo l’indignazione, appunto, nei confronti dei provvedimenti presi per contrastare questa crisi. La Commissione Europea, il nostro Paese, Bankitalia, la Bce, il Fondo Monetario Internazionale i destinatari di tutti gli slogan che attaccavano speculazioni finanziare e scelte politiche che hanno continuato a penalizzare la massima parte dei cittadini, in nome del pareggio di bilancio, della riduzione del debito pubblico e della stabilità dei mercati finanziari.

Motivi comuni, che domani legheranno le proteste degli indignati di 82 nazioni e 951 città nel mondo, unite nel coordinamento internazionale United for global change. L’appuntamento a Roma è a piazza della Repubblica, alle 14, per un corteo che percorrerà via Cavour, largo Corrado Ricci, via Dei Fori Imperiali, piazza del Colosseo, via Labicana, via Manzoni, via Emanuele Filiberto per poi raggiungere Piazza San Giovanni in Laterano. Da attivisti, associazioni di ogni tipo, studenti, lavoratori, cittadini comuni, le richieste che arrivano sono poche e concrete: riappropriarsi della democrazia reale attraverso forme di rappresentanza diretta, cambiare la classe dirigente di politici e banchieri che ha condotto alla crisi e che ora non è in grado di gestirla, svincolare le scelte degli stati dalla dipendenza dai mercati finanziari, fermando la precarizzazione del lavoro.

In Italia è stato il Coordinamento 15 ottobre ad organizzare la manifestazione, unendo tutte le associazioni aderenti con la richiesta di “un’altra economia, un’altra società e una democrazia vera”. Il Coordinamento, che ha sottolineato l’intento di dar vita a una  “manifestazione partecipata, pacifica, inclusiva, plurale e di massa” ha parlato della protesta di domani come di una “tappa della ripresa di spazio pubblico di mobilitazione permanente, come si sta realizzando in tutta Europa e nel Mediterraneo, che è necessario mettere in campo per cambiare l’Italia e il nostro continente”. Nella capitale partirà un corteo dall’Università La Sapienza già alle 11.30 e tutti i gruppi confluiranno nel corteo principale, alla cui testa sarà lo striscione “Peoples of Europe rise up”. Un verbo che tradotto in italiano contiene un doppio invito: popoli d’Europa sollevatevi, ribellatevi. Domani l’appuntamento è con un evento storico, una manifestazione mondiale, nata dalla popolazione e tra i cittaini, senza bisgono di partiti e della politica, un segno importante e ulteriore di una realtà che caratterizza l’Italia e il resto d’Europa e del mondo, la necessità da parte della gente comune di intervenire sulle scelte dei governi e delle strutture economico-finanziarie senza limitarsi a subirle, gridando pacificamente la propria indignazione, proponendo e ritrovandosi uniti in un momento storico che, come mai, richiede compattezza e solidarietà.

Stefano Cangiano