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Grazie alle vaccinazioni torna la mensa di via Dandolo  

ROMA – “Dallo scorso 15 settembre è stato possibile ospitate di nuovo in presenza tante persone bisognose alla mensa di via Dandolo solo grazie alle vaccinazioni. Anche il generale Figliuolo sta sostenendo la nostra iniziativa, infatti oggi sono presenti i militari delle Forze Armate per aiutarci a realizzare lo sforzo di immunizzare il maggior numero possibile di indigenti” commentano con soddisfazione gli operatori che lavorano nel centro vaccinale aperto dalla comunità di S. Egidio nei locali del vicino ospedale S. Gallicano, sempre nel rione Trastevere. L’hub è stato aperto il 6 luglio 2021 e in tre mesi, fino allo scorso ottobre, è riuscito a vaccinare oltre 6mila persone che, a causa di lentezze burocratiche, non risultavano iscritte al servizio sanitario nazionale e così saranno in futuro più semplici da monitorare.

IL RITORNO DELLA CONVIVIALITÀ DOPO 14 MESI DI CHIUSURA

Nel periodo di chiusura forzata a causa delle prime ondate pandemiche, i volontari non si sono mai fermati e hanno continuato a distribuire ai poveri cibo da asporto, ma per la comunità è fondamentale scaldare il cuore delle persone che, condividendo i pasti, possono sentirsi meno soli e creare spontaneamente nuovi legami che abbattono il muro del pregiudizio. Si legge nel sito web di S. Egidio che la mensa di via Dandolo esiste dal 1988 e sorge nell’edificio in cui si trovava il calzificio della famiglia ebraica Caviglia, che in seguito alle leggi razziste del 1938 lo dovette abbandonare. Nel dopoguerra la famiglia riprese la propria attività altrove e, avendo recuperato la proprietà dello stabile in via Dandolo lo cedette successivamente alla Comunità, perché diventasse la sede della mensa per i poveri. Così questo luogo segnato dall’esclusione e dal razzismo è diventato un luogo di inclusione e uno spazio di accoglienza e di amicizia per tutti, espressione dolce e calda della famiglia universale che vuole essere la Comunità. Qui i poveri sono messi al centro e sono serviti a tavola e tra i numerosi volontari figurano seminaristi, preti, religiosi e religiose e gruppi di pellegrini. La mensa di Via Dandolo 10, che è aperta il mercoledì, il venerdì e il sabato dalle 16:30 alle 19:00, è solo uno dei tanti servizi. Infatti, sin dalle origini, l’aiuto ai poveri e il sostegno ai diritti e alla dignità della persona caratterizza, assieme alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo, la vita della comunità che ha costruito forme di aiuto e di amicizia per fronteggiare diverse situazioni di povertà e disagio (anziani soli e non autosufficienti, immigrati e persone senza fissa dimora, malati terminali e malati di Aids, bambini a rischio di devianza e di emarginazione, nomadi e portatori di handicap, tossicodipendenti, vittime della guerra, carcerati e condannati a morte).

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LA COMUNITÀ NASCE PER APPLICARE IL VANGELO

La Comunità di Sant’Egidio nasce a Roma nel 1968 per iniziativa di Andrea Riccardi che, nel clima di rinnovamento instaurato da Papa Giovanni XXIII con il Concilio Vaticano II, comincia a riunire un gruppo di liceali, com’era lui stesso, per ascoltare e mettere in pratica il Vangelo. Nel giro di pochi anni la loro esperienza si diffonde in diversi ambienti studenteschi e si concretizza in attività a favore degli emarginati. Nei quartieri popolari della periferia romana inizia il lavoro di evangelizzazione che porta alla nascita di comunità di adulti. Il primo dei servizi della comunità, quando ancora non aveva preso il nome di Sant’Egidio, fu la scuola popolare per i bambini emarginati delle baraccopoli romane, come il “Cinodromo”, lungo il Tevere, nella zona vicina a ponte Marconi. Dal 1973, nella chiesa di Sant’Egidio in Trastevere, la prima chiesa della Comunità, è invalsa la consuetudine della preghiera comunitaria serale, che da allora accompagna la vita di tutte le comunità. Con il passare degli anni, l’organizzazione si è diffusa in più di 70 Paesi in diversi continenti, in modo da coprire l’intera filiera della solidarietà. Infatti l’Ufficio Internazionale della Comunità ha l’obiettivo di perseguire la pace e la cooperazione tra i popoli e in varie occasioni è stato indicato come “diplomazia parallela” o “ONU di Trastevere”, con lo scopo primario di realizzare l’aiuto umanitario alle popolazioni civili che soffrono a causa della guerra.

Andrea Ugolini