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Occupate alcune scuole della Capitale

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Studenti in rivolta contro i provvedimenti di Renzi

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GLI ISTITUTI COINVOLTI – Come ogni anno l’appuntamento con le occupazioni delle scuole superiori è puntuale come un orologio. Anche quest’anno l’ondata di protesta giovanile ha investito nella Capitale, per ora, dieci istituti scolastici sparsi a macchia di leopardo su tutta la città: Duca degli Abruzzi, Istituto Galilei e Elsa Morante nel Municipio I, Machiavelli e Montessori nel Municipio II, Aristofane, Orazio, Nomentano e Archimede nel Municipio III, Benedetto Croce nel Municipio IV, Kant, Benedetto da Norcia e San Francesco D’Assisi nel Municipio V, De Chirico, Argan, Margherita di Savoia e Augusto nel Municipio VII, Isa Roma I nel Municipio VIII, Majorana, Cannizzaro e Caravaggio nel Municipio IX, Platone nel Municipio XI. In altre scuole di Roma sono state scelte delle forme di protesta più soft, come ad esempio le autogestioni o gli scioperi della prima ora.

LE MOTIVAZIONI – Le mobilitazioni, soprattutto site nei licei classici e scientifici della Capitale, sono motivate dal dissenso scatenato dal Piano “Buona Scuola” del Governo Renzi e dal Jobs Act, due riforme contestate dagli studenti, giudicate non utili a risolvere le problematiche relative all’istruzione e al mondo del lavoro. Altro motivo è la mancanza di investimenti sostanziali nelle scuole su più livelli.

LA POSIZIONE DEI DOCENTI – Alcuni docenti, come ad esempio quelli del liceo Majorana, nel Municipio IX, si discostano dalle occupazioni. “I docenti sono preoccupati all’idea che una vociferata occupazione – si legge sul sito del Majorana – dell’edificio ad opera di una minoranza degli studenti, sull’onda delle agitazioni in corso nelle altre scuole del territorio, possa compromettere il lavoro sin qui già svolto e quello già programmato, derubando i docenti del loro entusiasmo e la maggioranza degli studenti del diritto allo studio. Pertanto, con questo avviso, si intende rendere note e quantificare a tutta la comunità scolastica, le diverse attività che pre-occupano e occupano ogni giorno, in orario antimeridiano e pomeridiano, chi, studente o docente, fa della scuola un ambiente formativo di legalità e si invita tutta la comunità a riflettere sul fatto – continua la nota – che occupare l’edificio ci priverebbe 1) del luogo per continuare a farlo, mettendolo a rischio di danni 2) dei tempi per farlo, che in molti casi non saranno recuperabili e le quote già versate saranno perse e non rimborsabili 3) del diritto di continuare a farlo, configurandosi come un atto antidemocratico delle cui responsabilità tutta la comunità sarebbe chiamata a rispondere anche nei confronti degli enti e degli esperti esterni che operano nel nostro istituto”.

ODORE DI OCCUPAZIONE DA GIORNI – Già il 16 novembre l’Unione degli Studenti aveva annunciato l’avvio di mobilitazioni al grido di “Occupa e autogestisci, cambia la tua scuola, combatti per la precarietà, verso lo sciopero generale”. Sul loro sito, infatti, si legge: “È ora di attivarci in ogni singola scuola, occupando, autogestendo, cogestendo, organizzando assemblee permanenti aperte a tutta la cittadinanza, perché ora è arrivato il momento di unire tutti coloro che pagano sulla propria pelle le politiche di un Governo che pensa a soddisfare gli interessi di Confindustria e delle banche invece di affrontare ad esempio il dramma della disoccupazione giovanile e della povertà, vere priorità per un Paese in cui la precarietà e l’assenza di futuro diventano le costanti della nostra generazione. Ogni giorno – continua la nota – viviamo in contesti scolastici difficili, in cui spesso capeggiano presidi autoritari che negano i nostri diritti, professori incapaci di dialogare con gli studenti, scuole che cadono a pezzi, laboratori non funzionanti: ora è tempo di riprendersi le nostre scuole!

L’UNIONE DEGLI STUDENTI – Secondo l’Unione degli Studenti occupazione e autogestione sono due mezzi essenziali per far sentire la voce degli studenti, e rappresentano un momento fondamentale in cui gli stessi si riprendono gli edifici e mettono in campo iniziative volte a discutere di argomenti fondamentali, come la situazione dell’istruzione italiana fino alle condizioni degli istituti scolastici, oltre a questioni impegnative e fondamentali, come l’antimafia, l’immigrazione, le questioni di genere e l’ambiente. Argomenti socio-culturali che dovrebbero, effettivamente, essere inseriti già nelle lezioni ordinarie dei programmi scolastici, essendo un valore aggiunto che gli studenti richiedono costantemente a gran voce.

UN GRIDO D’AIUTO? – Come ogni anno, dalla notte dei tempi, la querelle tra studenti e dirigenti scolastici è aperta e (spesso) non trova un punto di incontro. La strada del dialogo, forse, non è quella più battuta da entrambe le parti ma, come spesso succede, basterebbe ascoltarsi e soprattutto non pensare che i giovani, hanno sempre e comunque torno a prescindere. Spesso c’è anche di più del voler perdere qualche ora di lezione.

Serena Savelli