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Pompe funebri in piazza contro il “Racket del Caro Estinto”

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Quella che si è svolta martedì 16 giugno davanti alla sede della Regione Lazio sita in via Cristoforo Colombo è stata la prima manifestazione europea degli operatori delle pompe funebri. Ad organizzarla è stata l’Ass.I.Fur., l’Associazione delle imprese funebri di Roma.

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Nel tempo dalla stampa la situazione denunciata è stata ribattezzata “Racket del Caro Estinto”. Con questa espressione si intende il giro di affari che ruota intorno alla morte e alle sue inevitabili conseguenze: oltre al dolore, i parenti dei defunti devono pensare anche all’organizzazione del funerale.
Intorno al mercato del lutto, denunciano gli oltre 500 operatori di pompe funebri che hanno partecipato martedì alla manifestazione, esiste un vero e proprio business che vede due società controllare la piazza e le altre soccombere sotto il peso della crisi e della mancanza di lavoro.

Ma come funziona il mondo delle onoranze funebri e come si svolgono le ultime ore che vedono parenti e amici radunarsi per porgere l’ultimo saluto al caro scomparso?

A quella che in gergo è definita la preparazione della salma, ovvero il trasporto dal reparto nella camera mortuaria pensano attualmente delle società di servizi, appositamente costituite, che partecipano a veri e propri bandi di gara indetti dalle aziende ospedaliere. Fu un decreto regionale del 2010 a dare avvio all’era dell’appalto a ditte esterne per la gestione delle camere mortuarie ospedaliere.
Se poi all’inizio il decreto vietava espressamente alle agenzie di pompe funebri di partecipare a tali bandi di gara, una sentenza del Consiglio di Stato del 2012 ha di fatto aperto la porta anche a queste, dichiarando illegittima la loro esclusione dalla possibilità di beneficiare dell’aggiudicazione di tali appalti.

Nonostante questo l’accesso degli operatori di pompe funebri all’interno dei nosocomi e dei reparti continuerebbe ad essere vietato ma a giudicare dalle testimonianze sembrerebbe che questo monito non sempre venga rispettato.

Varie le testimonianze elencate in un articolo de Il Messaggero del 16 luglio in cui sono riportate le esperienze di comuni cittadini che hanno raccontato di essere stati letteralmente aggrediti poco dopo la morte dei propri cari da soggetti che si aggiravano nei reparti e che promettevano loro funerali dai prezzi competitivi.

Il business del caro estinto, hanno denunciato i manifestanti martedì scorso, ha già messo in ginocchio svariati operatori del settore per un totale di circa 500 imprese che contano al loro interno nel complesso 2000 lavoratori, tutti a rischio disoccupazione. Il tutto, continuano, a favore di due agenzie che da sole sarebbero riuscite a monopolizzare il mercato.

Sempre Il Messaggero riporta i nomi di quelle che sarebbero le ditte che spartendosi il mercato e lasciando al di fuori del giro i pesci più piccoli, si renderebbero responsabili della situazione di difficoltà motivo della manifestazione: il quotidiano parla di Cattolica 2000 e Taffo S.r.l.. come due società operanti all’interno delle camere mortuarie dei nosocomi più grandi della capitale, quelli che – fuori metafora – contano un maggior numero di decessi annuali e quindi fonti di guadagno per tutti gli operatori del settore. Gli operatori di queste due agenzie, si legge, operano procacciandosi clientela all’interno delle camere mortuarie che in realtà dovrebbero solo gestire in quanto vincitrici degli appalti.

“Noi non stiamo accusando né la Cattolica 2000 né la Taffo di abusivismo all’interno delle camere mortuarie, ma la sentenza del Consiglio di Stato non autorizza la presenza proprio all’interno di ospedali di soggetti che commerciano funerali e che vendono bare”, ha dichiarato Mario Menicucci, presidente del Codiof , Comitato diritti operatori funerari. Proprio per ovviare a ciò il Codiof ha presentato da tempo un disegno di legge alla Regione che preveda il ritorno della gestione delle camere mortuarie unicamente nelle mani degli ospedali. Dalla Regione intanto ancora nessuna risposta.

Anna Paola Tortora