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San Camillo: internalizzata la gestione della camera mortuaria

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Allo scadere del contratto della società che aveva in gestione il servizio, la Direzione ha affidato il compito a risorse interne

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Tratto da Urlo n.117 luglio 2014

MONTEVERDE – Il servizio di gestione della camera mortuaria dell’Ospedale San Camillo di Roma torna ad essere pubblico. A confermarcelo è la Direzione Sanitaria del nosocomio, che ha risposto alle nostre domande, affermando che “il servizio di gestione della camera mortuaria del San Camillo dal mese di luglio, successivamente alla scadenza del contratto con la società di servizi che fino a quel momento si è occupata della sua gestione (il 30 giugno), è stato affidato a risorse interne competenti”. In questo senso e per il corretto svolgimento del delicato lavoro che viene svolto all’interno del reparto, sono stati stabiliti protocolli e un codice di comportamento che avranno il compito di regolarne l’operato.
La notizia appare positiva, soprattutto se inquadrata all’interno della polemica che da circa un anno in modo prepotente ha invaso le pagine dei maggiori quotidiani nazionali, mediaticamente definita “racket del caro estinto” e che proprio negli ultimi mesi, in seguito al girone di inchiesta definito simbolicamente Caronte, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati svariati nomi di rilievo della politica e dell’amministrazione sanitaria laziale.
La novità introdotta dal nosocomio, uno dei primi per importanza e rilevanza sulla scena capitolina, sembrerebbe rappresentare oggi una voce fuori dal coro. Non tutti lo sanno ma fu un decreto dell’allora Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, a sdoganare l’ingresso di privati all’interno delle camere mortuarie dei nosocomi regionali. Il testo, in parole povere, autorizzava le aziende sanitarie, laddove queste fossero impossibilitate a gestire il servizio internamente, ad appaltare l’attività, a cederla insomma ad alcune società di servizi da decretare successivamente alla partecipazione e vincita di questi ultimi a gare. Requisito fondamentale secondo il testo del decreto era che le realtà in questione non rientrassero nella categoria di agenzie di pompe funebri; a poter partecipare alle gare, secondo il decreto, sono società di servizi esterne a queste ultime.
Per l’individuazione del personale interno che ad oggi gestisce la camera, ci dice Stefano Barone, delegato sindacale RSU per la Nursind, “è stato emesso un bando, dedicato a personale infermieristico che possedesse determinate requisiti. Prima il trasporto della salma dal reparto alla camera mortuaria era affidato esclusivamente alla ditta esterna, che si occupava poi anche della gestione della sala stessa. Internalizzando il servizio, oggi dello spostamento si occupa lo staff dedicato al trasporto interno che fino ad oggi si era occupato di gestire unicamente il sistema di transito da un reparto all’altro dei pazienti nell’ospedale”. Sebbene la decisione della Direzione di internalizzare il servizio sia stata salutata positivamente, seguita Barone, a scatenare la polemica della Nursind e con lei di altri sindacati, è stata una direttiva in cui la “Direzione Sanitaria chiede che l’infermiere di turno in reparto, in caso di necessità, aiuti il servizio di trasporto a sistemare la salma all’interno della barella per lo spostamento in camera mortuaria. L’unico ostruzionismo fatto dalla Nursind è relativo al fatto che si debba stare attenti a non confondere un infermiere con un barelliere, per il resto l’internalizzazione è una cosa positiva”, conclude Barone.
Sulla questione è intervenuto anche il Consigliere regionale Fabrizio Santori, membro della Commissione Salute: “Il tema delle camere mortuarie e della loro gestione è molto delicato. Esso necessita di una normativa, oggi non presente nella Regione Lazio, in assenza della quale si sono create in passato situazioni oscure. Ben venga l’internalizzazione del servizio al San Camillo, positiva certo, ma che va vista ovviamente anche sotto il profilo delle norme e delle regole. Serve chiarezza sulle procedure che sono state utilizzate. Ritengo importate poi sapere se esista l’intenzione da parte della Regione di estendere questa iniziativa a tutto il territorio regionale. Mi farò carico di verificarlo e di presentare un’interrogazione in merito all’interno della quale sarà mia premura richiedere ulteriori informazioni anche circa le camere autoptiche e al personale che provvede alla loro gestione, già oggetto di una precedente interrogazione alla quale però l’amministrazione Zingaretti ha provveduto a rispondere in modo molto evasivo”.

Anna Paola Tortora