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Tredici anni di ritardi burocratici contro il Ponte dei Congressi

A dare il colpo di grazia avrebbe contribuito anche il rincaro dei prezzi delle materie prime

EUR-MAGLIANA – Tra i drammatici effetti della guerra in Ucraina c’è anche l’aumento del prezzo delle materie prime. E secondo alcuni analisti l’aumento del prezzo dell’acciaio può aver contribuito a bloccare la realizzazione di alcune opere, tra cui anche il Ponte dei Congressi a Roma. Non ci sono prove ufficiali, perché i termini per presentare le domande sono scaduti lo scorso 1° febbraio, ossia tre settimane prima dell’invasione russa. Inoltre stando all’andamento dei prezzi future dell’acciaio negli ultimi 12 mesi, il picco del prezzo dell’acciaio è stato raggiunto a maggio 2021, 6 mesi prima dell’indizione della gara d’appalto, dopo di che è sceso, stabilizzandosi, per tutto il periodo della gara, molto al di sotto dei livelli massimi del 2008.

CARO ACCIAIO O ORDINARIA BUROCRAZIA?

Il rialzo dei prezzi potrebbe avere dato il colpo di grazia ad una situazione comunque già compromessa da prescrizioni dovute a lungaggini burocratiche e pareri tecnico-amministrativi. Al punto che l’esito della gara è stato completamente negativo, infatti l’appalto era stato pubblicato a fine 2021 e l’appuntamento con la scadenza del 1 febbraio 2022 per la presentazione delle domande è andato deserto. Progettata alla fine del primo decennio del secolo in corso, l’opera avrebbe dovuto rivoluzionare la viabilità nel quadrante Magliana Ostiense EUR e secondo il primo assessore all’urbanistica della giunta raggi Paolo Berdini, doveva essere in appalto già dal 2017. I finanziamenti per il progetto ammontavano a 140 miliardi, a cui si sarebbero poi aggiunti altri 42 milioni di euro da parte del Campidoglio per finanziare la viabilità accessoria come le ciclabili lungo gli argini del Tevere e la progettazione di semafori, incroci e rotatorie sulle strade secondarie. L’appalto sarebbe stato gestito direttamente dallo Stato tramite il provveditorato alle opere pubbliche tramite una procedura europea e comprendente, oltre alla realizzazione dell’opera, anche gli scavi archeologici definitivi e la progettazione esecutiva. Il Ponte faceva parte di un sistema di cambiamento radicale della viabilità: sarebbe stato una connessione a senso unico dall’autostrada per Fiumicino verso la via del Mare/Ostiense, mentre il Ponte della Magliana oggi a doppio senso, sarebbe stato trasformato in una connessione a senso unico verso l’autostrada per l’aeroporto. Si sarebbe così creata una grande rotatoria: Ponte della Magliana e autostrada a uscire da Roma, Ponte dei Congressi e via del Mare Ostiense a entrare verso il centro.

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LO STADIO E IL PONTE

Quando poi arrivò la Roma con il progetto Stadio di Tor di Valle, in cui si prevedeva la costruzione del ponte di Traiano dall’autostrada con complanari dedicate per scavalcare il Tevere verso Tor di Valle, fu cancellato il ponte del progetto giallorosso: all’epoca sempre Berdini spiegò che sarebbe stato sufficiente il Ponte dei Congressi. Era ottobre 2016. Peraltro nell’ottica del Comune, la Roma sarebbe stata costretta ad accollarsi una parte di quei 42 milioni di euro inizialmente al carico del Campidoglio. Non a caso, venne richiesto alla società giallorossa di procedere all’unificazione della via del Mare/Ostiense in quel tratto di circa 1000 metri che vede le due strade oggi separate da alcuni capannoni industriali. L’unificazione a spese della Roma avrebbe risolto tanti problemi di progettazione e ridotto i costi almeno della metà dei 42 milioni di euro iniziali. Ma le previsioni si sono rivelate errate e il progetto è stato oggetto di revisioni e prescrizioni per la delicatezza dell’ambiente circostante. Oltre a testate nazionali come il Messaggero, che si sono recentemente occupate della vicenda, in precedenza anche Urlo si era occupato più volte dell’argomento. Ad agosto 2020, dopo che Dan Friedkin rilevò la proprietà dell’A.S. Roma, subentrando all’altro americano James Pallotta e quando era ancora in piedi il progetto dello stadio, la sindaca Raggi scrisse all’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per far inserire l’opera nell’elenco di interventi definiti ‘Italia Veloce’, parte integrante del decreto ‘semplificazioni’. Tra le richieste avanzate c’era anche l’indicazione di un commissario che potesse operare sul modello del ponte di Genova. La volontà sarebbe stata quella di riuscire a realizzare l’opera in tempi contingentati, ma soprattutto contemporanei al nuovo Stadio che avrebbe contribuito a riqualificare l’area di Tor di Valle.

Andrea Ugolini