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    Stadio a Tor di Valle: Italia Nostra contro il Business Park

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    Italia Nostra: Quattro motivi per non proseguire con questa operazione urbanistica

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    QUATTRO ELEMENTI CONTRO IL PROGETTO – Non dovrebbe mancare molto all’inizio della Conferenza di Servizi in Regione, ma il dibattito sul nuovo Stadio della Roma e soprattutto sul Business Park annesso, non sembra diminuire d’intensità. Dopo le parole del nuovo Assessore capitolino all’Urbanistica, Paolo Berdini, è la sezione romana dell’associazione Italia Nostra ad elencare quattro motivi per non proseguire in questa operazione urbanistica

    IL FIUME TEVERE – Il tema principale per Italia Nostra, così come ricordato in più occasioni, non è la costruzione dello Stadio, ma il metodo di scelta delle aree. Primo punto da prendere in considerazione per gli attivisti è la vicinanza al Tevere: “Per la scelta della localizzazione in un’area che dovrebbe naturalmente essere incorporata nella infrastruttura ambientale essenziale all’equilibrio urbano, costituita dal corso del Tevere e dalle sue sponde, non ancora fortunatamente deturpate negli anni della espansione incontrollata”. Un ambiente naturale che per Italia Nostra è assolutamente da preservare: “Le piane alluvionali del Tevere e tra queste quella di Tor di Valle, insieme alle aree golenali, rappresentano un sistema ambientale prezioso ed irrinunciabile di ricchezza ecologica e concorrono alla sicurezza idrogeologica urbana”.

    CUBATURE, OPERE E MOBILITÀ – Con lo Stadio, ma soprattutto con gli edifici del Business Park, si sono generati oneri importanti che verranno certamente riversati su opere infrastrutturali di cui l’area è priva. Il problema, secondo Italia Nostra, è che tali infrastrutture, soprattutto dal punto di vista della mobilità, non andranno a servire lo Stadio, ma soltanto il Business Park privato che sorgerà a Tor di Valle: “Aver scelto di insediarvi il nuovo stadio da’ la possibilità alla società proponente di richiedere, una quantità di cubatura invasiva e pesante, in cambio delle infrastrutture necessarie che, di fatto, gioveranno essenzialmente al Business Park previsto”. Per l’Associazione la situazione sarebbe stata ben diversa qualora si fosse scelta un’area già dotata di servizi e infrastrutture: “Bisognava scegliere un’area già dotata di servizi infrastrutturali che avrebbero portato ben altri benefici in aree che attendono di essere rigenerate – seguitano da Italia Nostra – Si può dire scellerata dunque una scelta che invece di ricucire uno degli infiniti brani non conclusi di espansione urbana, vada ad aprire un nuovo fronte e per di più di evidente delicatezza ambientale, paesistica e idrogeologica”.

    TANTI, TROPPI METRI CUBI DI CEMENTO – Il progetto conta circa un milione di metri cubi. Di questi soltanto un 20% saranno dedicati allo Stadio e alle attività sportive. Inoltre si prevedono 40 ettari di verde, oltre ai servizi pubblici che non possono mancare in queste nuove urbanizzazioni, “Ma l’area è piccola –sottolinea Italia Nostra – quindi si ricorre ai tre grattacieli sbilenchi per concentrare le cubature”.

    PERCHÉ I GRATTACIELI? – È questo l’ultimo tema evocato dall’Associazione: perchè dei grattacieli? I numeri di queste opere sono chiari: tre edifici di 220 metri. “Sono 90 metri più alti della Cupola di S.Pietro, quando per 70 anni, a partire dal dopoguerra, si è inteso garantire a Roma altezze tali da non mettere in discussione la sua identità di città orizzontale, magnificamente distesa nella valle del Tevere. Ed ora con questo progetto scellerato si dovrebbe cancellare una sua bella pagina di storia, buttandola alle ortiche? Gabellando i grattacieli come modernità, e quelli sbilenchi come arte assoluta”.

    LeMa