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Il Lazio è ‘indisponibile’ ad accogliere le scorie radioattive italiane

Su 67 aree censite, 22 sono nel Lazio in provincia di Viterbo. Assessore Valeriani: “Il Lazio non può sostenere un ulteriore aggravio delle condizioni ambientali”

ROMA – È stata pubblicata online la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare per la realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività. Sono 67 luoghi potenzialmente idonei (su 7 regioni) sui quali verrà avviato un dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere. “La realizzazione del Deposito Nazionale – dichiara il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut –  permetterà al nostro Paese di tenere il passo con gli altri partner europei, che già da tempo hanno realizzato sul proprio territorio strutture analoghe, o che le stanno già progettando e realizzando”.

IL PROGETTO

Il deposito nazionale e il parco tecnologico saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska: Nel dettaglio, all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati. In totale circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare.

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I SITI NEL LAZIO

Tra le sette Regioni italiane coinvolte nell’indicazione dei siti è il Lazio quella dove se ne contano di più. Sono infatti 22 le aree indicate dal Ministero come idonee allo stoccaggio delle scorie nucleari, tutte in provincia di Viterbo: Ischia di Castro,Canino-Cellere-Ischia di Castro,Montalto di Castro 1,Montalto di Castro2,Canino1,Tessennano-Tuscania, Arlena di Castro-Piansano-Tuscania, Piansano-Tuscania,Tuscania,Canino-Montalto di Castro1,Canino 2, Arlena di Castro-Tessennano-Tuscania,Arlena di Castro-Tuscania 1, Arlena di Castro-Tuscania2, Canino-Montalto di Castro 2, Tarquinia-Tuscania,Soriano nel Cimino, Soriano nel Cimino-Vasanello-Vignanello, Gallese-Vignanello,Corchiano-Vignanello, Corchiano-Gallese e Corchiano.

IL COMMENTO DELLA REGIONE

Intanto nonostante sia proprio il Lazio la regione dove si concentrano la maggior parte dei siti idonei allo stoccaggio, la Pisana si è ditta ‘indisponibile’ ad accogliere le scorie in un territorio già fortemente impattato dall’inquinamento nucleare di origine industriale e medica. A Commentare le indicazioni del Ministero è l’assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani: “Il territorio del Lazio presenta già un quadro fortemente impattante legato all’inquinamento nucleare di origine industriale e medica. Questa regione ospita le due ex centrali nucleari di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, e di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, oltre al Centro Ricerche dell’Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove si svolgono anche attività di studio e ricerca sulla medicina nucleare”. La stoccata è al mancato confronto con le amministrazioni regionali: “È importante chiudere la stagione del nucleare in piena sicurezza con l’individuazione di un deposito nazionale, ma resta fondamentale la partecipazione e il confronto con le amministrazioni locali per condividere una scelta che avrà una notevole ricaduta sul territorio – conclude Valeriani – Il Lazio non può sostenere un ulteriore aggravio delle condizioni ambientali legate al sito unico dei rifiuti radioattivi”.

Leonardo Mancini