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Regione Lazio: ancora critiche per lo stop al Piano Paesistico

Polemiche sul rapporto tra Regione e Mibact: entrambe le istituzioni sono a guida Pd

REGIONE LAZIO – Nella giornata di ieri è arrivata la bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, del Piano Paesistico del Lazio approvato il 2 agosto del 2019. I motivi di questo stop sono stati spiegati nella sentenza emessa dai Giudici e riguarda il mancato coinvolgimento del Mibact nella stesura del piano. Il ricorso infatti è arrivato direttamente dal Ministero, nonostante a luglio si sia raggiunto un nuovo accordo con la Giunta Regionale e un nuovo Ptpr sia già al vaglio del Consiglio. Al momento con la bocciatura di questo documento torna in vigore il piano del 2008.

IL COMMENTO DELL’ANCE

In queste ore non sono mancate le critiche nei confronti della Regione Lazio. In una lunga nota diffusa ieri il Presidente di ANCE Roma-Acer (Associazione Nazionale Costruttori Edili), Nicolò Rebecchini, parla della mancata chiarezza sulle competenze tra Stato e Regioni: “In un momento così drammatico per il nostro Paese a causa degli effetti della pandemia, dove le stesse Istituzioni stanno cercando tutte le soluzioni possibili per non fermare l’economia e dare sostegno alla stessa, una sentenza di questo tipo rimetterà in discussione tutti quegli elementi di certezza che erano stati appena raggiunti dopo oltre 20 anni di procedure”. Secondo il presidente dei costruttori “Il piano regionale approvato nell’agosto del 2019 dal Consiglio Regionale rappresentava, infatti, un punto di equilibrio tra imprescindibili esigenze di tutela del territorio ed altrettante necessarie esigenze di sviluppo economico ed era un passaggio fondamentale per avere un quadro di certezze in una materia delicata, come quella della tutela ambientale. Come operatori del settore – conclude Rebecchini – con questa pronuncia saremmo costretti a fermare i lavori avviati: è paradossale, dove non è arrivato il Covid ci pensa direttamente la politica”.

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NESSUNA CONVERGENZA TRA REGIONE E MINISTERO

Non è passata inosservata la militanza nello stesso partito (il Pd) dei due attori di questa vicenda: il Ministro Franceschini e il governatore del Lazio, nonché segretario nazionale dem, Nicola Zingaretti. A sottolineare questa situazione sono stati i consiglieri regionali di Fdi in una nota congiunta diramata nel pomeriggio di ieri: “Non c’è stata nessuna intesa, come avrebbe dovuto esserci tra Regione Lazio e Mibact. Come a dire che Zingaretti e Franceschini non si sono parlati, anzi, si sono ignorati nel pensare alla pianificazione paesaggistica della nostra regione – commentano gli esponenti di Fdi – Eppure il presidente della Regione Lazio è segretario nazionale del Pd e Franceschini oltre che titolare del dicastero di via del Collegio Romano, è anche un esponente di spicco del partito. Una figura pessima per il governatore del Lazio, per il Pd regionale e per l’assessore Valeriani. Adeso, in forza di questa sentenza, torna vigente il Ptpr adottato nel 2008 e il problema più serio di questa sonora bocciatura da parte della Corte Costituzionale è che potrebbe far scattare norme di salvaguardia così da compromettere anni e anni di lavoro di pianificazione da parte dei comuni e dei soggetti interessati con gravi ripercussioni sull’economia del Lazio – concludono – Dunque tutto da rifare. Certo è che la mancata collaborazione tra due alti esponenti dello stesso partito suscita più di qualche perplessità”.

DALLA REGIONE LAZIO

Già ieri dopo la pubblicazione della sentenza, la Regione aveva sottolineato come un’intesa con il Ministero sia già attiva da luglio e che il nuovo Piano, così concordato, sia già al vaglio del Consiglio Regionale. È poi il presidente del Consiglio, Mauro Buschini, a dichiarare: “Prendiamo atto della pronuncia della Corte Costituzionale, pur consapevoli dell’importante lavoro svolto dal Consiglio regionale che ha portato all’approvazione del Piano in questione – e ancora – Una sola perplessità nel commentare la sentenza che, ribadisco, va accettata nella sua interezza è relativa all’autorità dell’assemblea legislativa che non può legiferare sulla materia della pianificazione territoriale. Se il Consiglio dovesse esclusivamente ratificare intese raggiunte dalla giunta regionale con il Ministero di competenza, verrebbe di conseguenza meno il lavoro proprio di una assemblea legislativa o – conclude – le prerogative emendative, ad esempio, della stessa opposizione”.

LeMa