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Sistema Rifiuti del Lazio: tutte le news

 

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 Municipio IX (ex XII): parte la campagna di Ama per la differenziata

Da fine aprile verranno predisposti dei punti informativi sul territorio, mentre da maggio partiranno gli incontri con i Comitati di Quartiere

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Malagrotta: dal 10 aprile solo rifiuti trattati

Dopo trent’anni, con gli impianti a pieno regime, si ferma il conferimento di tal quale

(da Urlo la scena di Roma Sud N. 104)

LO STOP – Con il 10 aprile si è chiusa la vicenda di Malagrotta, perlomeno per quanto riguarda i rifiuti non trattati, che non potranno più essere conferiti in discarica. Il nostro Paese è stato già deferito alla Corte di Giustizia per il continuo conferimento di tal quale in discarica: “Questo inquinamento potrebbe essere drasticamente ridotto se tutti gli impianti di trattamento meccanico biologico lavorassero a regime”, spiegava in una nota Massimiliano Iervolino, membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani. E proprio su questa linea sembrano essersi mosse le Istituzioni nelle giornate appena precedenti la scadenza del 10 aprile. La soluzione, perlomeno per tamponare la crisi, sembrava essere stata trovata da Ama con molte delle tonnellate prodotte dalla Capitale inviate, per i primi tempi, negli impianti del centro e nord Italia per essere trattati.

LE RISPOSTE DELLE REGIONI – Aperti a questa soluzione Toscana e Abruzzo, il No è però arrivato da alcune Regioni del Nord che non vogliono ricevere i rifiuti di Roma. La prima ad esprimersi negativamente è stata la Regione Veneto, seguita da Piemonte e Lombardia, per la quale si è espressa Claudia Terzi, Assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile: “Il Ministro Clini chiede la disponibilità di varie regioni a trattare i rifiuti della Capitale. Si tratterebbe di 350 tonnellate al giorno per 30 giorni, per un totale di 10.500 tonnellate. La legge nazionale – conclude Terzi – parla chiaro: è vietato smaltire i rifiuti solidi urbani in regioni diverse da quelle dove sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi infraregionali”. Anche dal Piemonte è arrivata la risposta negativa al Ministro, con l’Assessore regionale all’Ambiente, Roberto Ravello, che ha spiegato come, al fine di contenere i costi e l’impatto ambientale, sia da ricercare una soluzione presso impianti più vicini alla Capitale, anche per evitare i lunghi spostamenti di mezzi carichi di rifiuti.

LA PROPOSTA DI CERRONI – A seguito delle risposte negative si è iniziato a ragionare sulla nuova proposta del patron Co.La.Ri., l’Avv. Manlio Cerroni: mettere in funzione la terza linea dell’impianto TMB (Trattamento Meccanico Biologico) di Malagrotta 2. In questa struttura si arriverebbe a lavorare circa 500 tonnellate di ‘tal quale’ al giorno, fino alla scadenza del 21 aprile quando dovrebbe entrare in funzione l’impianto di Rocca Cencia. Secondo Cerroni in questo modo si eviterebbe la crisi, con l’Ama che continuerà a portare 500 tonnellate di rifiuti non trattati al giorno negli impianti di Albano, Colfelice e Viterbo, mentre le restanti saranno gestite direttamente dal Co.La.Ri.. Questa possibilità è stata recepita dal Sindaco Alemanno il 10 aprile, con un’ordinanza che autorizza l’entrata in funzione del tritovagliatore Co.La.Ri., disponendo inoltre che gli impianti Ama funzionino come centri di trasferimento dei rifiuti verso altri impianti autorizzati (Colfelice, Albano e Viterbo oltre a Malagrotta 1 e 2). Il trasporto dei rifiuti non trattati al di fuori della Regione Lazio verrebbe quindi tenuta solo come eventualità residuale. “Dall’11 aprile nelle discariche regionali non abbiamo più rifiuti tal quale e anche Malagrotta ne riceve soltanto di trattati. Questa Amministrazione – dichiara Alemanno in una nota – ha individuato la migliore soluzione possibile per garantire i servizi, tutelare la salute e il decoro della città, scongiurando anche la maxi-multa che l’Europa avrebbe comminato all’Italia”. Il Sindaco ha poi definito positivo “l’accordo raggiunto dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, con il Presidente della Toscana, Enrico Rossi, e dell’Abruzzo, Gianni Chiodi. In questo modo – conclude Alemanno – abbiamo un’ulteriore valvola di sfogo per gestire i rifiuti. Non dovrebbe essere necessario, perché con l’ordinanza firmata siamo in grado di gestire tutti i rifiuti della regione, ma in ogni caso è opportuno avere una soluzione di riserva per un quantitativo limitato di 130 tonnellate al giorno”.

MISURA SOLO TEMPORANEA – Questo sistema, comunque temporaneo, dovrà rapidamente andare a regime puntando sull’incremento della differenziata per diminuire la quantità di tal quale da trattare. Non dobbiamo infatti dimenticare che le date di scadenza per Malagrotta sono due. La prima, quella del 10 aprile, nel momento in cui scriviamo sembra essere stata raggiunta, tamponando la crisi con la possibilità di inviare i rifiuti nelle regioni limitrofe, nel momento in cui gli impianti del Lazio non dovessero bastare. Ma è la seconda data di scadenza a far preoccupare: il 30 giugno prossimo infatti a Malagrotta non potranno più essere conferiti nemmeno i rifiuti trattati. Solo allora si concluderà la storia della discarica più grande e longeva d’Europa e, si spera, si potrà considerare salva la Valle di Galeria. Infatti il rischio per una nuova discarica a Monti dell’Ortaccio è ancora alto, soprattutto se non si riuscirà a diminuire la quantità di rifiuti trattati da conferire in discarica.

ECO (BALLE) – Sugli scopi ultimi di questa vicenda è intervenuto il Presidente regionale dei Verdi, Nando Bonessio: “È imbarazzante che tutto questo sia finalizzato al trattamento dei rifiuti e alla produzione di eco-balle, per l’alimentazione di altiforni e cementifici. Questo è un progetto per l’inquinamento legittimato – seguita Bonessio – Non si vuole invertire questa tendenza. Non si dice mai che si vuole tamponare la crisi per evitare di costruire l’inceneritore di Albano, o che si voglia impiantare la filiera locale per il riciclo a bassa tecnologia e alto impatto occupazionale. Quello che si continua a predisporre – conclude Bonessio – è un sistema ad alta tecnologia con bassa occupazione, in poche parole altri inceneritori”. Secondo Bonessio sarà difficile arrivare alla chiusura della discarica per il 30 giugno, soprattutto se non si mettono in atto tutte quelle iniziative per diminuire drasticamente il rifiuto da trattare. Nel commentare un documento del Movimento 5 Stelle, il Ministro Clini ha cercato di spiegare la convenienza del Css (Combustibili solidi secondari): “È individuato come combustibile alternativo nell’ambito delle migliori tecnologie europee disponibili per la produzione del cemento. In particolare, l’impiego del Css in sostituzione del pet-coke (sottoprodotto del petrolio) abbatte le emissioni dai cementifici. Inoltre – continua il Ministro – la produzione di Css riduce la quantità di rifiuti da conferire in discarica”. Una soluzione questa che, in ogni caso porta all’incenerimento dei rifiuti, “che è un affare estremamente redditizio – spiega Bonessio – Visto che con il decreto del Ministro Clini nel Css sono rientrati anche i rifiuti industriali, possiamo solo immaginare cosa verrà bruciato”. Intanto è proprio dall’inceneritore di Albano che arrivano (buone o cattive?) notizie. Il Consiglio di Stato ha infatti sospeso l’ordinanza del TAR del Lazio che, il 29 marzo scorso, aveva rigettato il ricorso presentato dall’amministrazione di Albano Laziale contro il nuovo cronoprogramma per la costruzione dell’inceneritore. Il CdS ha sottolineato che finché non saranno appurati i rischi ambientali il progetto resterà bloccato.

Leonardo Mancini