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Coronavirus: impennata delle vendite per frutta e verdura

Gli italiani a caccia di vitamine: ortofrutta +16% ma la mancanza di manodopera preoccupa per il Made in Italy

CONSUMATORI – Probabilmente l’idea di rafforzare il proprio sistema immunitario quella alla base dell’aumento del 16% del consumo di frutta e verdura da parte delle famiglie italiane. Il dato è stato registrato dalla Coldiretti che ha preso in esame i trend della spesa all’interno dei supermercati nazionali. Nello specifico sono stati analizzate le modifiche agli acquisti al tempo del Coronavirus, “secondo i dati IRI relativi all’ultima settimana rilevata dall’8 al 15 marzo”, fa sapere la Coldiretti, che hanno mostrato un incremento appunto di 16 punti percentuali nell’acquisto di prodotti ortofrutticoli.

RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO

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La crescita sarebbe trainata, dice la Coldiretti, dal desiderio “di avere in casa una riserva naturale di vitamine poiché secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi Milano ‘la miglior alimentazione per il nostro organismo, quella che più potrebbe aiutarlo ad affrontare un’infezione da coronavirus, è quella mediterranea’”. Per questo il consiglio dell’esperto è di “consumare alimenti ricchi di vitamina B e C, e oligominerali”. E questa tendenza si riscontra negli acquisti degli utenti, dice la Coldiretti: “Nei supermercati, discount, negozi e mercati è corsa all’acquisto di arance, kiwi, mele, pere, fragole ma anche insalate, carote, pomodori, cavolfiori, broccoli, carciofi, asparagi e patate che garantiscono una riserva naturale di vitamine”.

L’AGRICOLTURA

Nonostante questo, fa notare la Coldiretti, l’agricoltura è un settore messo a dura prova dall’emergenza sanitaria: “A preoccupare gli agricoltori la difficoltà delle spedizioni all’estero dove lo scorso anno è stata esportata ortofrutta per un valore di quasi 5 miliardi, messi ora a rischio dalle campagne di disinformazione e dai lunghi rallentamenti alle frontiere che danneggiano i prodotti deperibili”, ma oltre ai problemi legati al trasporto, “pesa soprattutto la mancanza di manodopera per i nuovi raccolti arrivati in anticipo per effetto del caldo inverno. Con i vincoli alla circolazione tra Paesi è a rischio più di 1/4 del Made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370mila lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, Est Europa come Romania, Albania, Bulgaria e Polonia”. Soprattutto al Nord Italia i lavoratori stranieri sono “una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale”.
Bisogna intervenire al più presto, ha concluso la Coldiretti, sopperendo alla mancanza di manodopera stagionale, anche, chiede il presidente Ettore Prandini, attraverso una “semplificazione del voucher agricolo che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne”.

Anna Paola Tortora