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Il Carcere sia extrema ratio: la giustizia riparativa e le misure alternative di detenzione

ROMA – Il primo febbraio 2019 presso il Best Western Hotel Universo si è svolta l’ultima parte del convegno: “Mediazione, riparazione e riconciliazione. La comunità difronte alla sfida della giustizia riparativa”, l’evento finale del progetto “la pena oltre il carcere”, iniziativa finanziata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzate dal CNCA (coordinamento nazionale comunità di accoglienza) ed in partenariato con CICA (coordinamento italiano case alloggio/aids). L’obiettivo è quello di guardare l’ambito carcerario da una nuova prospettiva, comprendere che alla soglia del 2020, sia necessaria una rielaborazione del concetto di detenzione ed un approccio verosimilmente riparativo, verso l’impegno ad una vera riabilitazione per i detenuti all’interno della società. Il “buttiamoli tutti dentro e buttiamo via la chiave” è un pensiero ancora attuale che evidenzia i limiti del carcere e sottovaluta la problematica recidiva della situazione.

LE MISURE ALTERNATIVE – “L’interesse per la giustizia ricreativa” ha spiegato Riccardo De Facci, presidente del CNCA :“ “non è certo casuale. Nell’ultimo decennio le nostre organizzazioni hanno incontrato sempre più la realtà del carcere, impegnandosi in percorsi di messa alla prova dei minorenni, ma anche per contenere i danni di leggi ‘carcerogene’ come la Fini-Giovanardi sulle droghe e la Bossi-Fini sull’immigrazione: nel 1990 i detenuti erano 36.300, nel 2018 ben 60mila, a cui vanno aggiunte le persone in misure alternative, lavoro di pubblica utilità, misure di sicurezza, sanzioni sostitutive e messa alla prova, che erano, al 30 novembre 2018, quasi altrettante (54.682); il 30% dei detenuti nelle carceri italiane è punito per violazione della legislazione sulle droghe contro il 15% della media europea. Per i reati economico-finanziari sono nelle carceri italiane lo 0,4% dei detenuti contro una media europea dieci volte superiore; in Germania il numero di detenuti per reati in materia di droghe è pressoché pari a quello dei detenuti per reati economico-finanziari”. Ricorda inoltre che a causa del gravissimo sovraffollamento delle carceri, l’Italia è stata condannata dalla Corte europea per i diritti umani; la situazione non è cambiata di molto, dato che al 30 novembre 2018, si trovavano in carcere circa 60mila detenuti, 10mila in più rispetto ai posti disponibili.

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CAMBIARE PARADIGMA – Diventa sempre più evidente il necessario ripensamento strutturare del settore delle carceri, comprendente ovviamente tutte le sezioni, anche il minorile ed il carcere per donne con bambini inferiori ai tre anni, i quali sono di fatto detenuti come le madri. Durante i convegni, nei quali sono stati proposti progetti per la reinvenzione delle carceri, grazie agli interventi di persone profondamente informate e soprattutto formate sull’argomento, non sono mancati spunti di riflessione. Lucia Castellano, ad esempio, la quale è stata direttrice di molti istituti penitenziari, Silvio Ciappi, criminologo, lo stesso Riccardo De Facci, hanno ispirato un nuovo modo di affrontare il carcere ed il concetto di riabilitazione dei detenuti alla società ed alla vita.

Alice Conti