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“Epatite: Ci confrontiamo”. Incontri per conoscere e capire

Epatite C: nel Lazio oltre 1200 morti ogni anno per malattie epatiche croniche e tumore del fegato, legati in oltre la metà dei casi all’infezione da virus HCV. Oggi guarire è possibile se si interviene in tempo.

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Per gli esperti diagnosi precoce e tempestività del trattamento sono i primi obiettivi da raggiungere contro questa emergenza sanitaria.

L’Italia è ai primi posti in Europa per mortalità legata a malattie epatiche come cirrosi e tumore del fegato. Nel Lazio le stime contano oltre 1.200 morti [i] ogni anno per malattie epatiche croniche e tumore del fegato, che in oltre la metà dei casi sono correlati all’infezione cronica causata dal virus HCV. Oggi, con le terapie a disposizione, guarire è possibile e gli esperti puntano a diagnosi precoce e trattamento tempestivo per bloccare il virus ed evitare le sue conseguenze sulla salute del fegato. I pazienti chiedono informazione, assistenza e terapie utili a cambattere il virus. La lotta all’epatite C nel Lazio passa attraverso l’impegno e la collaborazione di medici specialisti, medici di medicina generale, Associazioni pazienti e centri di eccellenza nella clinica e nella ricerca.

Roma, 2 ottobre 2012 – Combattere l’epatite C è possibile, questo il messaggio lanciato oggi dagli esperti in occasione dell’incontro stampa informativo “Epatite: Ci confrontiamo”, promosso da CNR Radio con la partecipazione di EpaC Onlus. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’epatite C è un’emergenza sanitaria globale, che non può passare inosservata, con l’Italia ai primi posti in Europa per numero di casi e per mortalità legata alle malattie epatiche, come cirrosi e tumore del fegato, che per oltre la metà dei casi sono correlate all’infezione cronica da virus HCV. “Nel Lazio si stimano oltre 160 mila infezioni e, nonostante l’assenza di studi estesi e approfonditi, possiamo ipotizzare che queste siano solo una parte di una realtà ancora più ampia e purtroppo sommersa, perchè in molti casi l’infezione non manifesta sintomi e non viene scoperta per molti anni. – spiega il prof. Antonio Gasbarrini, Ordinario di Gastroenterologia, Università Cattolica del S. Cuore, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e Gastroenterologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli a Roma e Presidente della Fondazione Italiana Ricerca in Epatologia (FIRE) – Secondo dati recenti, nel Lazio muoiono ogni anno oltre 1.200i persone per malattie epatiche croniche e tumore del fegato. Un dato preoccupante che merita attenzione e che per oltre la metà dei casi è legato all’infezione cronica da virus HCV. Inoltre, più del 60% dei circa 1.100 trapianti di fegato realizzati nel 2011 in Italia è legato a malattie epatiche causate dal virus HCV. Per questo contrastare l’epatite C è un obiettivo sanitario fondamentale, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito prioritario per combattere le malattie epatiche”.

“Oggi abbiamo a disposizione trattamenti sempre più efficaci contro l’epatite C e guarire è possibile. – continua la prof.ssa Gloria Taliani, Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza, Roma – Lo standard terapeutico, basato sulla combinazione di interferone peghilato e rivabirina, permette oggi di raggiungere una completa guarigione nel 50%-80% dei pazienti, in base ai genotipi virali. Questo dato è estremamente incoraggiante e mette in luce gli importanti risultati che possiamo ottenere nella lotta all’epatite C e alla mortalità per malattie epatiche. Attualmente solo una parte dei pazienti con infezione cronica da virus HCV viene riconosciuta e trattata e non tutti i pazienti dopo la diagnosi possono cominciare la terapia, che viene valutata dallo specialista in base alle caratteristiche di ciascun paziente e allo stadio dell’infezione. Il trattamento e la guarigione hanno importanti risvolti non solo individuali, ma anche sociali e familiari, perchè la malattia comporta un forte peso psicologico ed emotivo e compromette la qualità di vita del paziente e della sua famiglia”.

Concorda il Prof. Mario Angelico, Ordinario di Gastroenterologia, Università degli Studi di Tor Vergata, Roma “Guarire dall’epatite C è possibile e dobbiamo evitare allarmi e paure. La lotta alla malattia passa attraverso informazione e cooperazione da parte di tutti, per facilitare il percorso di diagnosi e trattamento. Lo specialista e il medico di medicina generale hanno un ruolo importante per informare il paziente, riconoscere le infezioni e iniziare il trattamento il prima possibile, ma anche per assistere il paziente e i suoi familiari durante tutto il percorso, facendo attenzione ai bisogni di informazione, supporto e motivazione che sono determinanti per l’aderenza alle terapie e il successo del trattamento.”

“In questa direzione il primo obiettivo è favorire una chiara informazione sulle vie di trasmissione del virus e sui primi campanelli d’allarme a cui fare attenzione, per scoprire l’infezione nei primi stadi. – aggiunge il prof. Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – Il virus HCV si trasmette attarverso il contatto con sangue infetto e, poichè non esiste un vaccino, è importante evitare comportamenti e pratiche a rischio, ma anche sfatare i falsi miti sul contagio che purtroppo continuano a esistere. Nella maggior parte dei casi l’infezione non provoca sintomi per molti anni e la diagnosi può avvenire solo attraverso specifici esami del sangue. Uno dei primi campanelli d’allarme a cui fare attenzione è il livello di transaminasi nel sangue. Se questo livello è alterato è opportuno rivolgersi al proprio medico per valutare analisi più approfondite”.

“La diagnosi precoce ha un ruolo chiave, perché rilevare la presenza dell’HCV il prima possibile, quando ancora la malattia è in uno stadio iniziale, permette di intervenire ed evitare danni futuri della funzione epatica, anche modificando eventuali stili di vita non corretti. – commenta il prof. Orlando Armignacco, Presidente nazionale SIMIT, Ospedale Belcolle, Viterbo – Oggi, la probabilità di eliminare definitivamente l’HCV e di raggiungere la guarigione è elevata. L’obiettivo, quindi, deve essere quello di un impegno comune per arrivare alla diagnosi e al trattamento il prima possibile”.

“La diagnosi di epatite C portà con sè un carico psicologico di ansie e paure, che comporta numerose difficoltà, non solo individuali, ma anche in ambito sociale, sentimentale e lavorativo. – spiega il dott. Massimiliano Conforti, Vice Presidente Associazione EpaC Onlus – L’epatite C ha un peso e un costo sociale notevoli che non possono passare inosservati nella valutazione dell’approccio terapeutico. Trattare l’infezione per liberare il paziente dal virus, prima dell’insorgere di gravi conseguenze e malattie epatiche, è una necessità e un diritto. I pazienti e i loro familiari non possono essere lasciati soli e chiedono informazione, supporto costanti, che come Associazione ci impegnamo a portare avanti ogni giorno sul campo, ricercando impegno e collaborazione da parte di tutti gli attori coinvolti.

Il progetto:

Il progetto “Epatite: Ci confrontiamo” nasce con l’obiettivo di favorire maggiore conoscenza su questa malattia del fegato di origine virale, causata dal virus HCV, ancora oggi tra le principali cause di tumore e di trapianto di fegato in Italia e nel mondo. “Epatite: Ci confrontiamo” fa tappa a Roma con l’obiettivo di fare il punto sull’epatite C nel Lazio e favorire maggiore informazione sulla malattia. Il progetto è promosso da CNR Media Radio con il contributo di Roche S.p.A.

[i] Dati ISTAT sui decessi per epatocarcinoma e malattie epatiche croniche registrati nell’anno 2008.