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Cultura: l’Italia crolla

Gli ultimi sconfortanti eventi sull’università italiana sono stati niente di meno che la ciliegina sulla torta di tutta una serie di riflessioni più ampie sullo stato degradante in cui versa la cultura nel nostro paese. Gli studenti si sono riuniti nelle piazze, hanno bloccato stazioni, si sono arrampicati sui tetti delle città reclamando a gran voce il loro sacrosanto diritto allo studio. Ebbene: sono stati additati come nullafacenti, come vandali, teppisti, attentatori della democrazia. Da chi, è presto detto: uomini di potere talmente attempati che denotano come l’Italia sia, purtroppo, “un paese per vecchi”. Ci vorrebbero i fratelli Coen a confutarci, ma rimarrebbero inorriditi dal desolante panorama cinematografico che gli si presenterebbe davanti, appena varcati i confini nazionali. Non è un caso che la Festa del Cinema di Roma di quest’anno sia stata inaugurata da una vera e propria occupazione di protesta del red carpet da parte di registi, attori e precari del settore, uniti sotto il grido di “tutti a casa” rivolto alla classe dirigenziale e ai suoi tagli alla cultura. Pensate, il cinema italiano, che era una perla rara e di valore inestimabile, oggi è talmente ridotto all’osso che i cinepanettoni vengono considerati “di interesse culturale”. Evviva.

E mentre franano sotto i colpi dell’indecenza i miti del nostro grande passato artistico, crolla Pompei. La città fantasma che ha resistito per secoli, che il Vesuvio aveva pietrificato nella sua bellezza e nel suo valore, oggi viene distrutta dall’incuria, dal lassismo e dagli interessi di chi vive solo per avere potere e per poter dire che va tutto bene, che è crollato un muretto, che sarà mai.
Non si investe nei giovani, che sono l’anima di quello che sarà domani. Non si investe nei musei e nelle esposizioni, che possono farci conoscere ciò che di bello c’è e c’è stato in passato. Non si investe nella conoscenza, perché fa paura. Eh si, pensateci bene: l’intelligenza intimorisce, muove le masse, le rivolte, le rivoluzioni. Chi sa, agisce, sa bene per che cosa combattere. Sa quali sono i suoi diritti di uomo e di cittadino. Un popolo che conosce e capisce, è difficilmente controllabile.
La tendenza generale è questa, ed è sotto gli occhi di tutti: basta aprirli un po’, magari scostandoli un attimo dalla tv spazzatura. Anzi, spegnetela la tv, è una cattiva maestra, come ci insegna Karl R. Popper. La speranza sarà pure una trappola, come diceva Monicelli, ma possiamo almeno provare a riacquistare la nostra capacità di pensare, prima che l’ignoranza annichilisca ogni cosa.

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Serena Savelli