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Ecco chi ha vinto veramente le elezioni

Tratto da Urlo n.195 novembre 2021

La campagna elettorale è finita ma, al netto di chi siede in Campidoglio, ad aver vinto veramente queste elezioni è l’astensione che ha sancito sempre di più il distacco dei territori dalle istituzioni e dalla politica.

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Al ballottaggio l’affluenza si è attestata al 40,68%: parliamo di 8 punti in meno rispetto al primo turno e di ben 10 punti in meno sul ballottaggio di cinque anni fa, quando la vittoria andò al M5S con Virginia Raggi. È stata la dimostrazione di un crollo dell’interesse nei confronti della cosa pubblica, generalizzato in tutta la città, ma con una tendenza maggiore nei quartieri periferici. In quei luoghi dove i candidati si sono spesi di più in passeggiate, incontri, post e dichiarazioni più o meno graffianti sui social. Proprio in quei quartieri, quelli lontani dal centro della città, dove i servizi non ci sono e le opportunità di confronto sociale e culturale sono solo dei miraggi, i cittadini hanno deciso di disertare le urne. Hanno voltato le spalle alle promesse da campagna elettorale, tanto “so’ tutte chiacchiere”.

Basti pensare a quanti sono i voti che hanno portato all’elezione del nuovo Sindaco (565.352), contro i 374.577 di Michetti. Un totale di molto meno di un milione di cittadini, su una città che ne conta quasi tre.

C’è da dirlo: questa tornata elettorale non è stata molto sentita in città. I motivi sono diversi, e in primo luogo c’è la sua durata anomala. È stata una tra le campagne elettorali più lunghe (in termine di mesi) ma più brevi di sempre. La pausa estiva, infatti, ha sicuramente fiaccato l’ardore dell’agone politico, lasciando i vari candidati in una pausa forzata dalla quale è stato difficile riprendersi per il breve rush finale. Poi, i numeri: la presenza di ben 22 candidati sindaco e di diverse migliaia di contendenti alle cariche di consiglieri comunali e municipali non ha aiutato chi puntava a raccogliere su di sé l’attenzione e l’interesse dei cittadini.

Non è strano che siano proprio la lotta all’astensionismo e la volontà di far riavvicinare i romani alla politica, ad essere al centro di molti dei discorsi di queste ultime settimane. Il problema, ancora una volta, resta però quello dei temi in campo e delle promesse da mantenere nel tentativo di superare la convinzione (fin troppo radicata tra i romani) che “tutto cambi per non cambiare mai”.

Leonardo Mancini